Trebisacce-12/01/2012: QUALE FUTURO PER L’INFORMAZIONE?

QUALE FUTURO PER L’INFORMAZIONE?

                     “ TU CI CREDI ANCORA NEI GIORNALI”?

di GIULIO BURGO

C’erano una volta i giornalisti attenti osservatori che, responsabilmente, pubblicavano notizie esatte, puntuali, che controllavano le fonti, che rispettavano con scrupolo la distinzione tra i fatti e i punti di vista.
E oggi? Oggi il panorama informativo è sempre più vasto e vario.
Oggi si “naviga” nell’informazione globale: Web, Facebook, dibattiti sui social network, Twitter, pc, bacheca elettronica, blog. Si clicca e via attraverso le autostrade elettroniche.
Ma chi controlla le notizie? Chi elimina la cosiddetta “spazzatura elettronica”?
E’ davvero  morto il giornalismo tradizionale?
Lucio Lami, in una sua pubblicazione sul “giornalismo all’italiana” scrive:”La stampa oggi è teledipendente con voluttà suicida. Il giornalismo oggi è “purè” di ritagli e di agenzie.
I giornalisti, gli editori non sanno più fare il loro mestiere, sono superficiali, cercano notizie ad effetto, senza peraltro controllarle.
Non approfondiscono, spettacolarizzano secondo il malvezzo televisivo”.
E non basta.
Paolo Landi in “Impigliati nella rete” osserva che le critiche agli effetti democratizzanti di Internet puntavano sull’eccesso di informazione, la cosiddetta “obiezione di Babele”.
L’obiezione di Babele sostiene che quando a tutti è concesso di parlare non si riesce a sentire più nessuno. E, poi, se è facile riconoscere il filosofo dal ciarlatano, come si può separare il grano dal miglio nella marea di dati e notizie che ogni giorno sommerge la Rete?
E non finisce qui.
Gaspare Barbiellini Amidei nel suo libro:” Gli uomini di carta- Tu ci credi ancora nei giornali” scrive:” Se la politica vive di giornalismo, molto giornalismo aspira a vivere come fosse esso stesso politica. Il tradizionale giornalista che si contentava del ruolo socialmente ambito di consigliere del Principe, oggi tende a prendere le movenze del Principe, a fare politica, a scegliere ministri, a condizionare candidature ed elezioni. Partecipa in prima persona alle manovre del potere”.
E allora?
Bisogna chiedere a gran voce la grande responsabilità del giornalismo, nelle sue diverse espressioni. Un giornalismo che non sia portavoce di questo o quel politico, di questo o di quel partito. Nessun ossequio al potere, nessun condizionamento.
Il lettore non è semplice “oggetto”, non un plagiato di un’informazione “manipolata” per ottenere consenso.
I lettori hanno capacità critica per distinguere l’essenziale dell’informazione e il chiacchiericcio.
Sanno giudicare se il giornalista è un “venditore di almanacchi” o se è un serio, responsabile informatore con credenziali professionali.
Rimane l’interrogativo di Sergio Zavoli: “Ma il giornalismo informa perché gli altri si facciano un’opinione o ha già deciso quale dovrà essere l’opinione degli altri”?
A noi, comunque, piace ripetere con l’emerito Cardinale Carlo Maria Martini:” Laudato sii mio Signore per ogni tipo di informazione che è  molto utile quando sa essere umile e veritiera. Sii lodato per quanti si sforzano di operare nei “media” secondo verità e Giustizia e hanno cura dei deboli così esposti al potere della comunicazione di massa”.
E’ nei voti!
GIULIO BURGO