Trebisacce-30/03/2012:Non più spazio per i giovani ?

 

Non più spazio per i giovani ?

 

Le giornate di questo periodo annunciano la primavera: il gelo se n’è andato,lasciando che un leggero tepore ci dia la sensazione di un dolce ozio, ascoltando il cinguettio dei passeri e respirando il clima mite della nostra bella cittadina. Eppure qualcosa mi disturba. Infatti la primavera vuol dire anche futuro, speranza, promessa di giorni migliori.

Ma dove sono finiti i sogni ? Dove l’avvenire dei giovani e laureati della mia generazione ? Direi che l’Italia è un Paese dove “l’action n’est pas soeur du reve”, citando Baudelaire che ai suoi sogni di gloria non rinunciava malgrado la realtà gli mostrasse il contrario. Secondo me, la nostra è una nazione “burocratizzata”, “tecnocrata” che non lascia spazio alle novità. Speravo in una nazione giovane, che invece ospita anziani(senza nulla togliere alla loro dignità) che guardano “la vita in diretta” e vanno al Festival di Sanremo.

Insomma,la parola d’ordine è “omologazione”,un termine utilizzato da P. P. Pasolini il quale si rendeva conto che la sua era una generazione chiusa al reale cambiamento, nonostante il 1968.

Pasolini parlava di una distinzione tra vecchio e nuovo fascismo sul Corriere della Sera,in un articolo intitolato  “Il Potere senza Volto”. Egli scriveva:  “Perché il vecchio fascismo, sia pure attraverso la degenerazione retorica, distingueva,mentre il nuovo-che è tutt’altra cosa-non distingue più;…Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo”.

Alcuni versi del celebre poeta credo siano da introdurre qui:  “La mia vita ha disceso una china e la mia storia un’altra, al suo confine.” Si tratta di un “Sonetto primaverile”,tanto per non cambiare argomento. Vi si legge una dicotomia tra vita e storia, individuo e sociale, privato e pubblico.

La storia non conferma, non accetta la mia presenza nel mondo, e vaga per una strada diversa,mentre declino per una via opposta. È così necessario un riconoscimento,o posso sfuggire al certo del dato storico? Dopotutto ognuno aspira a un posto, un ruolo, ma la storia ce lo nega.

“E poiché il mondo non è più necessario a me/ io non sono più necessario”. È l’esclusione sociale, l’alienazione intellettuale, il ritiro dalla comunità di appartenenza. Non posso intervenire sulla società per cambiarla dal di dentro in quanto sono la pedina di un sistema dove è il mercato economico a decidere per tutto e tutti. Dove è dunque il valore di una vera democrazia ?

 

 

Emanuela Valastro.