Europa-01/05/2012:Europa un continente da rivitalizzare

Roma 01/05/2012
Oggetto: Europa un continente da rivitalizzare
La crisi non è dietro l’angolo anche se da più parti si cerca di ammorbidire il boccone amaro coprendolo di dolcificante, ma non è così noi Popolari non amiamo dare false illusioni.
Le economie più deboli dei paesi membri stanno entrando nella spirale della recessione, anche nella virtuosa Germania l’indice Ba-x che è il termometro delle offerte dei posti di lavoro, nel mese di aprile è sceso a 171 punti -5 sul mese di marzo, un risultato così preoccupante in Germania non si registrava dall’aprile 2009.
Anche l’edizione tedesco del Financial Times è cosciente che è un dato che dovrebbe far riflettere in primis la Merkel che dovrebbe rivedere la sua rigida politica rigorista.
Come si fa a parlare di ripresa quando l’economia americana solo ora inizia a dare piccoli segni di ripresa e le economie emergenti mostrano una forte contrazione?
Il terremoto ha il suo epicentro in Europa. Le politiche rigorose di Italia e Spagna stanno creando una vera depressione da cui è sempre più difficile risollevarsi. L’economia spagnola nonostante il cambio di Governo va ben oltre 1.7 di contrazione, pronosticato dal governo. Il Governo secondo noi non prende ad esame la crisi del sistema bancario, (o forse è voluto per non spaventare gli investitori), che dovranno fare da barriera alle elevate perdite del settore immobiliaristico. Riparametrando i coefficienti la contrazione si aggirerà tra il 2,1% e 2,2%. Non è che l’Italia stia meglio anche se dal Governo si tende a dare una motivazione alle manovre lacrime e sangue. Il Governo Monti ha sempre parlato di una contrazione dell’economia dell’0,4% ma anche qui siamo ben sotto il tasso reale. Se non si metterà mano a riforme di sviluppo la contrazione si avvicina molto a quella spagnola e dovrebbe attestarsi intorno al 2%.
Non siamo tutti dei tecnici e su questo il Governo gioca dalla sua, ma chi sa fare calcoli sa bene che le parole ascoltate in conferenza stampa per presentare la spending review, sanno tanto di pinocchio e questo mi preoccupa non poco, visto che il burattino è una figura che dovrebbe essere cara ad alcuni ministri di questo governo.
Come si può spudoratamente parlare di pareggio di bilancio nel 2013, o sono maghi o sono cazzari. Se tutto va bene forse solo nel 2017 riusciremo nell’impresa. Non siamo certo l’Irlanda un Paese che ha saputo raggiungere la meta in un solo anno, ma questo è riuscito perche tutti i partiti hanno lavorato insieme per il raggiungimento dell’obiettivo, l’enorme massa di denaro avuto dall’Europa è stata subito messo a frutto, sono state incentivate le imprese, motori dell’economia, sono state poste sforbiciate consistenti ai ministeri, è stata razionalizzata la spesa degli Enti periferici, sono stati tolti benefit alla Casta, ridotti gli emolumenti, ridotte all’osso l’uso delle auto di servizio e per finire è
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stata ridotta la leva fiscale, quest’ultimo provvedimento ha fatto si che molti investitori del calibro di Google, Twitter e altre grandi aziende informatiche si sia trasferito in Irlanda. Non mi sembra che in Italia si voglia emulare ciò che l’Irlanda ha fatto. Oggi l’Irlanda è ritornata a camminare con le sue gambe. Non si può pensare che si possa rilanciare l’economia solo applicando rigore su rigore, questo tipo di politica sta cedendo clamorosamente.
Siamo europeisti convinti ma così come è stata concepita la macchina economica europea non può più sorreggersi se non si pongono urgentemente correttivi. I cittadini meno stupidi di quello che vogliono farli apparire cominciano a rendersi conto di quanto sia sbagliata nell’impianto l’Europa. E la Francia ne è un esempio di questo malessere che serpeggia. La nazionalista Marine Le Pen ha incentrato la sua campagna elettorale sull’uscita della Francia dall’Euro. La sua battaglia è stata premiata da una massiccia mole di schede nelle urne. I francesi con il voto dato al Fronte Nazionale hanno voluto punire Sarko reo di essersi genuflesso alle politiche rigoristiche imposte da Bruxelles. La Francia è stata solo la prima scintilla che rischia di estendersi all’intera Europa. In Olanda il Partito di Wilders si è opposto alla introduzione di una stangata per i cittadini olandesi per ridurre il disavanzo pubblico, e ha determinato la caduta del Governo stesso. In Italia cresce l’insofferenza, partiti come la Lega Nord e Grillo continuano a proclamare rivolte fiscali molto pericolose per la Stabilità dello Stato e non solo ma potrebbero alla lunga portare alla disintegrazione di Eurolandia. Nonostante i fallimenti delle aziende, i numerosi suicidi che si registrano in Paesi dalla grande cultura come Grecia, Spagna e Italia, l’incremento fiscale e la disoccupazione, in Europa si è continuato a temporeggiare almeno fino al 18 di aprile quando sono intervenuti fattori esterni.
Solo allora per la prima volta in Commissione europea, è stata affrontata una discussione costruttiva in quell’occasione è stato preso in esame anche la proposta dei Popolari sul “Reddito Minimo Garantito”. A pochi giorni dalla discussione la Commissione europea ha dato seguito ai numerosi interventi di manovre indirizzate alla crescita, e Sabato 28 marzo la Commissione europea ha messo sul piatto 200 mld per il rilancio dell’Europa. Si sarebbe mossa così velocemente l’Europa se non ci fosse stata una “sensibilizzazione esterna”?.
L’Europa ora si troverà uno scoglio in più François Hollande che in caso di vittoria chiederà di rinegoziare il Patto fiscale voluto dalla Germania e che obbliga tutti i Paesi europei ad una politica di estremo rigore.
L’Europa potrà contare solo sulle sue capacità politiche se vuole rilanciare il vecchio continente.
Maurizio Compagnone – Segretario Organizzativo Nazionale