Canna-10/05/2012: L’ Adaj chiede alla Regione di non chiudere il centro riabilitativo.

Canna. L’ Adaj chiede alla Regione di non chiudere il centro riabilitativo.

L’associazione disabili alto jonio, guidata da Caterina Pisilli, esprime “grande rammarico per la paventata chiusura del centro di riabilitazione per disabili di Canna”. Le preoccupazioni della presidente Pisilli e dell’Aias che gestisce in centro trovano riscontro nella risposta alla richiesta di accreditamento della struttura fatta alla Regione nel marzo dell’anno scorso il cui l’esito è racchiuso in un breve comunicato a firma del sub Commissario Luciano Pezzi, “Si comunica che l’istanza di Accreditamento non può essere rilasciata stante la sospensione del relativo procedimento amministrativo disposta con provvedimenti regionali, comunica infine che eventuali nuove determinazioni potranno determinare il riesame della richiesta di Accreditamento”. “Da qui si deduce- scrive la Pisilli- che non c’è volontà da parte di chi ci governa di garantire l’assistenza nel nostro comprensorio a delle persone giovani e grandi gravemente ammalate che vivono in situazioni di handicap affrontando grandi difficoltà e tanta sofferenza, che hanno diritto a poter accedere alle cure riabilitative, le uniche in grado di far riacquistare loro una certa autonomia. L’Aias – continua la presidente Adaj- nonostante questa risposta ha continuato a garantire assistenza a circa settanta utenti portatori di handicap, tra minori ed adulti ed ha assicurato una adeguata riabilitazione in tutto il distretto sanitario di Trebisacce, ma ora  dice basta! Non è possibile andare avanti senza nessuna certezza, queste persone vogliono sapere dalla Regione Calabria cosa fare, dove andare, e se sarà ancora possibile ricevere cure. Ed ancora cosa ne sarà della struttura messa a norma di legge e costata tanti soldi? Ci appelliamo al nostro “Governatore G. Scopelliti- conclude la Pisilli- affinché trova al più presto una soluzione adeguata al nostro dramma, queste prestazioni non sono facoltative ma obbligatorie che la regione è tenuta ad assicurare e che rientrano tra i livelli minimi di assistenza contemplata nel piano sanitario nazionale e devono essere garantiti a tutti”.

Pasquale Bria