Trebisacce-05/06/2012: Temporaneamente a Roma arriva comunque il contributo dialettico di Walter Astorino sulla questione ospedale…

Carissimi,

apprendo, da quanto riferitomi dai membri dell’assopec presenti alla riunione odierna, che c’e’ l’intenzione di riprendere il tema del CAPT, e ne sono lieto.
Ringrazio il sindaco Franco Mundo, per l’invito alle associazioni, e spero di trovarci presto tutti assieme a riaccendere con forza la questione.
Non ho potuto essere presente all’incontro, in quanto mi trovo fuori Trebisacce per motivi familiari, ma voglio dare anche io il mio contributo al discorso.
Stando a quelle che sono le mie cognizioni, la presenza di un pronto soccorso non puo’ essere contemplata nell’ambito di un CAPT.
L’ex ospedale di Trebisacce, attualmente e’ un CAPT. Per poter parlare di Pronto Soccorso, dovremmo riavere un ospedale.
Inoltre, senza reparti tali da far definire l’ospedale “per acuti”, non mi pare ci sia alcuna possibilita’ di ripristino di un vero pronto soccorso.
Se non si tratta di un vero pronto soccorso, la presenza eventuale di un anestesita potrebbe soltanto essere ufficialmente utile per le radiografie con mezzo di contrasto, che non sarebbe poco, ed ufficiosamente utile qualora i medici e gli operatori sanitari volessero esporsi alle conseguenze di interventi d’urgenza non legalmente effettuabili.
In vero, a mio parere, si verrebbe a creare la situazione seguente:
1) Il 118 non potrebbe mandare le emergenze. Pur rinforzando il Punto di Primo intervento (PPI), legalmente il 118 non farebbe MAI la follia legale e tecnico-sanitaria di inviarvi pazienti come “se” fosse un vero Pronto Soccorso: sarebbe reato.
2) Se il paziente grave si presentasse da solo al PPI “rinforzato”, i medici e gli altri operatori sanitari dovrebbero scegliere se rischiare la denuncia per omissione di soccorso o per intervento improprio con struttura inadeguata, e magari, non sia mai, omicidio colposo!
Pertanto, ritengo che non sia perseguibile l’ipotesi di un “potenziamento” del Pronto Soccorso, semplicemente perche’ non c’e’ e non puo’ esserci un Pronto Soccorso. Smettiamo di parlare di Pronto Soccorso, altrimenti illudiamo i pazienti.  Il CAPT di Trebisacce ha in mano solo un PPI, che per quanto lo si voglia rinforzare, restera’ comunque un PPI.
Se poi possa essere facolta’ del commissario alla sanita’ on. Scopelliti, scavalcare queste problematiche scientifico-legali, o ripensare al CAPT di Trebisacce ritrasformandolo in ospedale per acuti, modificando il piano di rientro, questo non lo so e francamente non lo credo: piuttosto pare che qui a Roma, dove mi trovo, abbiano imposto alle regioni con debito sanitario elevato di tagliare altre 11mila strutture complessivamente a livello nazionale.
La situazione e’ follemente disperata, e le incongruenze di un piano di rientro calabrese che taglia gli ospedali di frontiera, aumentando le spese fuori regione, che lascia scoperto l’alto jonio, conservando Rossano e Corigliano, sono tali e tante da rendere sterile ogni forma di proposta o protesta che non sia fortemente di rottura con lo status quo. Se si ha la voglia, la capacita’ e la forza di alzare i toni, bene, altrimenti rassegnamoci al declassamento che Trebisacce, insieme a gran parte dell’Italia, sta subendo in questo terribile momento di crisi economica, morale ed istituzionale. Io mi aspetto che adesso le massime cariche dell’alto jonio, mostrino veramente con la forza della ragione il senso concreto della giustizia, senza bizantinismi o demagogie. Le associazioni hanno dovuto, in un dato momento storico, sovrapporsi e sostituirsi, in qualche modo, alle istituzioni, che avevano “sottovalutato” il problema ospedale. Ora pero’ la cosa e’ andata troppo oltre. Non si tratta piu’ di salvare, ma di ricostruire. Se non si ha la volonta’ di urlare delle verita’ scomode verso gli errori della politica, saremo tutti costretti a sopportare gli orrori generati dalla nostra stessa cultura omertosa: mi riferisco alle autorita’, ai cittadini, alle madri ed ai padri. Se non si ha la spina dorsale di andare fino in fondo, meglio un dignitoso silenzio. Che i nostri figli ci perdonino, gli lasciamo un’Italia peggiore di quella ricevuta dai nostri padri.
Walter Astorino