Trebisacce-19/06/2012:STAGE E RICONOSCIMENTO

 

Nei giorni scorsi si è svolto a Taranto un importantissimo stage internazionale di Arti Marziali, tenuto dal Maestro giapponese Oscar Higa e organizzato dal Maestro Mimmo Morrone. Nel corso dell’evento, il Maestro Raffaele Burgo, da anni amico del Maestro Higa, più volte venuto a Trebisacce per stages tecnici e per meri motivi di amicizia, è stato nominato collaboratore del grande Maestro giapponese e responsabile tecnico.

Oscar Higa è 10° dan di Karate e Direttore Tecnico Mondiale del Karate Kyudokan Shorinryu di Okinawa, persona amabile e straordinaria dal punto di vista tecnico ed umano.

Ad Okinawa il nome della “famiglia Higa” è legato al karate, in special modo allo Shorin-Ryu. Capostipite di questa famiglia, indissolubilmente connessa alla scuola del pino flessibile,è stato “Yuchoku Higa”, il fondatore della ns. scuola. Fu uno degli ultimi 10° dan recentemente scomparsi. Lo chiamavono il “pugno di Okinawa” (Yuchoku no tijikun), per la micidiale potenza del suo tsuki, e, durante l’insegnamento, amava ripetere “Kyudo Mugen”: lo studio della via non ha mai fine.

E’ uno stile di karate che si richiama alle antiche origini delle arti marziali a mani nude praticate presso il castello di Shuri in Okinawa. L’anima del karate è proprio in quella striscia di terra della forma di una corda gettata nell’acqua, secondo la traduzione letterale del termine “Okinawa”, che dista dalla costa cinese circa 740 km. e fa arcipelago Ryu-Kyu o in cinese Liu Chiu. In quest’isola flagellata da tempeste e tifoni, chi viene chiamato bushi, non è un anacronistico guerriero o samurai, ma è colui che ha trovato il “modo giusto di vivere”, e con il karate ha raggiunto la pace.

Oltre all’aspetto puramente tecnico, questo stile di Karate lavora moltissimo sull’Hara e sul Ki. Ma cosa sono? Tradotto letteralmente, Hara significa “ventre”, e si riferisce all’intera zona che va dallo stomaco agli organi genitali, ed in essa l’I (stomaco) e il Kikai (nei pressi dell’ombelico). Nel Kikai, circa 5 cm. sotto l’ombelico, si trova il punto più importante dell’uomo: il Tanden.

In giapponese Hara assume un significato più ampio. Con questo termine si intende il centro della forza fisica e spirituale. Pur essendo il centro del nostro corpo materiale, all’Hara viene data un anima.

L’Hara è l’origine ed il centro della forza fisica e dell’energia vitale; per questo in tutte le arti marziali orientali assume un ruolo significativo. L’esercizio del ventre (Hara wo neru) non interessa solo le arti marziali e lo Zen, ma per ogni giapponese inizia nella fanciullezza ed è parte integrante della sua educazione. Il contegno dell’uomo, il suo modo di rilassarsi e di respirare, come anche l’autocontrollo e lo stato di salute, è tutto originato dall’Hara, il centro del comportamento retto.

Lo sviluppo e il controllo del Ki dipende esclusivamente dall’Hara. Nelle arti marziali l’Hara è l’elemento fondamentale senza il quale ogni esercizio perde significato. I principi basilari per l’esecuzione di un kata (come mostrare la forza, l’equilibrio tra tensione e rilassamento ed il principo della calma e della velocità) si basano sulla filosofia dell’Hara che, sia negli esercizi spirituali che in quelli fisici, si esprime in tre aspetti: Condotta, Tensione/Rilassamento e Respirazione. L’esercizio delle tecniche determina, attraverso questi tre aspetti, un insieme armonico che si manifesta nel movimento del corpo e nell’equilibrio spirituale.

Il Ki è l’energia interna. E’ concentrata nel Tandem. Nella storia del Giappone, il primo scopo delle Arti Marziali tradizionali era la difesa in situazioni reali, nelle quali o si vinceva o si moriva. Queste circostanze richiedevano un’energia speciale, una forza dello spirito superiore. Quell’energia è il Ki. Attraverso gli allenamenti molto specifici, gli antichi trovarono il modo di recuperare quella forza vitale e di svilupparla, nello stesso modo in cui sono sviluppate certe capacità più materiali.

Il Ki è indispensabile per il praticante d’Arti Marziali, se si desidera continuare a praticare. Quando si è giovani si sente la forza della giovinezza e si ha fiducia in questa. Ciò è naturale. Ma la vita cambia, la giovinezza passa ed il corpo comincia a sorreggersi su altre facoltà che sono all’interno del suo essere. E’ assurdo pretendere di essere sempre giovani, ma invecchiare non significa smettere. Bisogna sapere adattarsi ai tempi e cambiare con la vita. Per questo motivo, prima o poi, il praticante di Arti Marziali deve sviluppare il suo Ki se vuole realmente evolvere fisicamente, mentalmente e spiritualmente.

 

Per sviluppare il Ki dobbiamo recuperare gli istinti che abbiamo atrofizzato con la comodità della vita moderna. Così come un animale in gabbia perde il suo istinto di cacciatore perché ottiene il cibo senza doverselo procurare, anche l’essere umano ha perso tante delle sue facoltà di sopravvivenza, perché non deve far fronte ai pericoli reali, come accade ad esempio agli animali selvaggi. Il Ki è la forza interna; può essere percepito, sviluppato ed utilizzato a volontà; ma per arrivare a questo bisogna praticare per sentire, e per sentire bisogna avere sensibilità. Il KI è in tutti e chiunque può svilupparlo, a prescindere dall’età, dal sesso o dalle sue condizioni.

Quell’energia si manifesta attraverso due forze opposte e complementari (Positivo e Negativo) che, interagendo, generano tutti i fenomeni naturali.

L’uomo ha la capacità di arrivare ad essere conscio di questa energia, di svilupparla e di utilizzarla, attraverso certi movimenti, senza dimenticare che la respirazione ha un ruolo fondamentale. In origine, le lezioni per lo sviluppo del Ki erano impartite nei monasteri taoisti e buddisti, per insegnare ai monaci a prevenire le malattie e a mantenersi sani, generando e muovendo l’energia interna verso i livelli più alti di guarigione e di sviluppo spirituale.

Durante le pratiche di quelle tecniche di respirazione, spesso si sperimentavano sensazioni di piacere e di estasi. I movimenti e le tecniche del respiro sono rilassanti, semplici, rinvigorenti ed adatti a qualsiasi età.

Benefici che derivano dalla pratica degli esercizi del Ki: Rilassamento; Capacità organica per guarire o prevenire le malattie: Potenziamento delle capacità mentali; Sonno profondo e ristoratore; Fiducia in se stessi; Tranquillità e calma.

Effetti dello sviluppo del Ki: Curativi: aumentando il Ki si diviene in grado di guarire se stessi e gli altri in poco tempo. Il metodo di guarigione è facile da apprendere e praticare. Psichici: incrementa l’abilità psichica e l’intuizione. Fisici: sviluppo e rafforzamento dell’Hara. Più energia significa un corpo sano e rilassato. Mentali: più lucidità mentale e maggior potere di concentrazione. Spirituali: l’esplorazione dell’energia interna è la vera esplorazione della dimensione spirituale. E’ un viaggio interno silenzioso che spazia nel corpo e nell’anima.

RAFFAELE BURGO