Trebisacce-15/01/2014: Il Consigliere Davide Cavallo ritiene immotivata un’ordinanza di demolizione…

DUE PESI E DUE MISURE!!!!

 

Ultimamente mi sono interessato ad una vicenda che riguarda una giovane coppia di amici, destinatari di un’ordinanza di demolizione, a mio avviso, illogica, infondata ed immotivata.

La coppia, infatti, nel mese di giugno presentava una SCIA per la realizzazione di una recinzione con ringhiera e dopo ben SEI MESI si vedeva notificare il provvedimento in questione.

Nelle motivazioni del provvedimento si leggeva che: “…..proprietari vicini sono venuti a lamentare proprie ragioni avverse ai lavori” e ancora: “….le opere sono state eseguite su spazi considerati pubblici”

Incuriosito da quanto accaduto, ho acquisito le informazioni e la documentazione necessarie per esprimere un giudizio in proposito ed ho riscontrato, cosa fatta anche dal legale della coppia che ha proposto ricorso al TAR, tutta una serie di incongruenze tecnico-amministrative degne della migliore improvvisazione.

La prima circostanza che ha attirato la mia attenzione è il lasso temporale intercorrente tra la data di presentazione della SCIA (28.06.2013) e quella di emissione dell’ordinanza di demolizione (16.12.2013).

Arco temporale (SEI MESI!!!!) di lunga superiore al termine riconosciuto al Comune di Trebisacce, e cioè trenta giorni, per verificare e contestare la sussistenza di eventuali irregolarità.

Altra circostanza strana, che a mio avviso rende assolutamente infondata l’ordinanza emessa, è il punto della motivazione in cui si paventa la possibile realizzazione dell’opera su spazi considerati pubblici.

Spazi che SI CONSIDERANO PUBBLICI?!?!? Chi li considera pubblici? Ci troviamo in un ordinamento giuridico in cui “considerare” fa titolo!!!!.

Altra riflessione riguarda il generico riferimento alla lagnanza di proprie ragioni da parte di vicini la cui identità rimane un mistero.

Ed anche qui sono tanti i dubbi che sorgono circa la legittimità dell’operato dell’Amministrazione e dei suoi Uffici.

Gli stessi, infatti, dovrebbero sapere che le denuncie afferenti le SCIE possono essere prese in considerazione solo se proposte da soggetti terzi IDENTIFICATI, se argomentate in modo preciso e circostanziato e se dirette a provocare l’esercizio delle verifiche amministrative rispetto alla eventuale violazione della normativa urbanistica.

Il privato, quindi, di certo non può chiedere tutela all’Amministrazione in una vicenda di natura esclusivamente privatistica (es. servitù di passaggio).

Vicenda quindi che è caratterizzata da tanti dubbi e per la quale sicuramente esisteva soluzione alternativa al giudizio, cosa che avrebbe comportato un notevole risparmio per il Comune (soldi dei cittadini!!!!) pari a tutti i costi necessari per affrontare un procedimento innanzi al TAR.

 

Al contempo, mentre da un lato si adotta la filosofie del: giro di vite all’abusivismo, sempre a mio modesto parere in modo illegittimo ed infondato, dall’altro si cerca di essere tolleranti ed accomodanti, se le notizie dovessero rivelarsi veritiere.

In questo particolare momento storico, di forte crisi economica e politica, gli Amministratori dovrebbero dare il buon esempio ed essere i primi ad adempiere agli obblighi che contribuiscono a garantire il bene della comunità. Adempimento degli oneri che in questi giorni è oggetto di verifica da parte del Comune di Trebisacce, il cui Ufficio tecnico, nella persona del Responsabile, sta provvedendo ad inviare, ad alcuni cittadini, una lettera di invito all’esibizione delle ricevute di pagamento delle rate del Contributo di Costruzione dovuto per la realizzazione delle proprie abitazioni. 

Fin qui nulla di anomalo, se non la voce, da verificare e confermare, secondo la quale tra i destinatari delle missive ci sarebbe anche un consigliere comunale, con delega di assessore, quindi percettore di un’indennità.

Orbene se la notizia venisse documentata, per la qual cosa ho provveduto ad inoltrare richiesta agli uffici, ed il consigliere in questione non avesse provveduto ad eseguire il pagamento delle somme dovute, circostanza inverosimile, lo stesso si troverebbe in una condizione di incompatibilità, cui conseguirebbe la decadenza dalla carica in forza del dettato normativo di cui agli artt. 63 e 68 del TUEL.

Procedimento che richiede la contestazione della causa di incompatibilità in consiglio comunale nel corso del quale il consigliere può esporre le proprie ragioni.

E se il consigliere avrà ragioni valide da far valere, lo stesso non potrà dirsi di quelle che addurranno il capo dell’Amministrazione e gli altri consiglieri nel caso in cui la notizia risultasse fondata.

Sarebbe inammissibile ed ingiustificabile l’atteggiamento di inerzia da parte di tutta la maggioranza, ormai piegata al volere di pochi…….praticamente uno.