Roma-29/05/2016:INFORMAZIONE AI CALABRESI (ED AI ROMANI)

1. Scempio degli affreschi Domus di Agrippina
1. Scempio degli affreschi Domus di Agrippina
5. Affresco scoperto ed evidenziato
5. Affresco scoperto ed evidenziato
4. Affresco in parte nascosto
4. Affresco in parte nascosto
2. Affreschi Domus di Agrippina
2. Affreschi Domus di Agrippina
7. Ricostruzione assonometrica con inserimento zona affresco
7. Ricostruzione assonometrica con inserimento zona affresco
3. Affresco Colle Oppio rest.
3. Affresco Colle Oppio rest.

6. Ricostruzione con inserimento zona affresco

INFORMAZIONE AI CALABRESI (ED AI ROMANI)

 

Si vota per il Sindaco di Roma. Direte: cosa c’entrano i Calabresi? C’entrano eccome, visto che a Roma risiedono circa 400.000 Calabresi votanti. Allora, sulla base di questa informazione, i Calabresi di qui potrebbero benissimo illustrare la triste storia a quelli di lì.

La storia riguarda il Sindaco di Roma nel 2000, Rutelli, e l’allora suo Capo di Segreteria (diciamo il suo braccio destro) Giachetti (oggi candidato).

Dunque, eravamo in pieno svolgimento del Giubileo.

Tra me e Rutelli non correva buon sangue a causa delle già descritte (in un precedente intervento) vicissitudini legate alla Domus di Agrippina (Rutelli: «Silenzi si sbaglia, lì ci sono solo due muretti fradici.»); vestigia preziosissime selvaggiamente distrutte per la inutile realizzazione di una rampa elicoidale di accesso ad un altrettanto inutile parcheggio al Gianicolo (Vedi: foto 1. Affreschi policromi trinciati dalle gettate di cemento. Foto 2. Particolare di un dipinto.)

Questi due signori, forse perché poco acculturati, visto che entrambi non hanno conseguito nessuna laurea (se non quella che si ottiene Onoris Causa, da alcuni definita slurp causa), ed introdotti in politica grazie solo ai loro rapporti con Pannella, dopo aver perpetrato il suddetto capolavoro (danno alla città, alla storia, al mondo), si trovarono a gestire anche la casuale scoperta del famoso Affresco del Colle Oppio, da molti giornali allora battezzato “La città dipinta”. Una misteriosa città del periodo romano dipinta a colori in avveniristica vista “a volo d’uccello”. Diciamo meglio, una porzione, in quanto mancante di buona parte.

Bellissimo ritrovamento. Tanto che Rutelli, in viaggio negli Stati Uniti, dichiarò in pompa magna che tale affresco sarebbe stato messo al “centro delle celebrazioni del Giubileo”.

Ecco come si presenta oggi dopo il restauro (foto 3).

Naturalmente nelle fasi precedenti il restauro l’immagine era molto più sfocata. Molti studiosi si cimentarono nell’interpretazione del dipinto: di quale città si trattava? Sulle prime pagine dei quotidiani nazionali si susseguirono numerose ipotesi. Anche l’amico Federico Zeri si slanciò nel proporre si trattasse dell’antica Londra:Londinium.

Caso volle che in quel periodo io fossi impegnato nelle fasi finali della pubblicazione della mia ricostruzione del porto di Roma progettato e realizzato dal’Imperatore Claudio (Il Porto di Roma; Newton & Compton Editori). Da una serie di elementi grafici scoprii che l’affresco altro non era che il progetto di massima dell’imperatore riportato su una parete di una delle sue sedi operative romane (poi sopraffatta da quel pazzo di Nerone per la sua Domus Aurea). Si trattava cioè della città di Portus (la più grande opera urbanistica della storia).

L’ottimo giovane (allora) Consigliere Comunale di opposizione Fabio Sabbatani Schiuma, si prestò a far stampare qualche migliaio di opuscoletti spillati, contenenti i disegni e le spiegazioni che avevo elaborato; non solo, ma anche a farle distribuire alle migliaia di turisti e cittadini che, con una fila che snodava per chilometri fino a Santa Maria Maggiore, attendevano di entrare ad ammirare l’affascinante e misterioso affresco.http://www.romaeterna.org/altri/portus.html

Panico del Sindaco e Capo Segreteria: l’accesso venne da subito negato, e parte del dipinto, quello in basso che mostrava parte del bacino portuale esagonale, venne nascosto con terra (vedi foto 4).

Ma uno degli operai che lavoravano agli scavi aveva scattato poco prima una foto con la parte ancora scoperta (vedi foto 5).

Altri miei disegni evidenziavano e dimostravano esaustivamente la mia rivelazione (vedi foto 6 e 7).

Scomparve subito anche la “centralità” dell’affresco nelle celebrazioni del Giubileo.

Un danno alla città, al Giubileo, al mondo, pur di non dover esaltare la mia scoperta (poi successivamente da me inserita estesamente in un capitolo del volume sopracitato).

Lascio a voi Calabresi e Romani le deduzioni in vista delle prossime elezioni.

Maurizio Silenzi Viselli