Italia-07/09/2017:RENZI “GIURISDIZIONALE” SULLO STUPRO ED A CAPO DEL “BUON SENSO” E DEI SUOI SENATORI.

Buffone di corte

RENZI “GIURISDIZIONALE” SULLO STUPRO ED A CAPO DEL “BUON SENSO” E DEI SUOI SENATORI.

 

Renzi: «Stupro, reato odioso, da punire con severità. Al di là di chi sei».

Corriere della Sera.

Se questa frase fosse stata pronunciata da un lustrascarpe (con tutto il rispetto per l’antica categoria), si potrebbe glissare sul suo ignorante contenuto; dovuto alla competenza essenzialmente pedestre dell’esternante.

Ma a proferirla è stato un signore (sic) che ha ricoperto una delle più alte cariche dello Stato (Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica), ed è attualmente alla guida di uno dei maggiori partiti politici italiani.

Vediamo.

Dopo aver definito, con retorica ovvietà, lo stupro, un reato “odioso”, ne chiede la “severa” punizione.

Ora, non lui, ma legge stabilisce l’ammontare, e quindi la severità, della pena prevista. E’ il giudice che, analizzato il caso, stabilisce se condannare a 3 fino a 10 anni, o di più, l’imputato.

Quindi prosegue imperterrito nella sua esternazione, chiarendo che tale pena, oltre che “severa”, va comminata “Al di là di chi sei”.

“Al di là di chi sei”?! A cocco: “La legge è uguale per tutti”. Sta scritto in tutti i tribunali della Repubblica (anche se ultimamente ai politici sembrerebbe un concetto discutibile).

Il nostro ignorantello cita il principio posto alla base del diritto, come se fosse un suo profondo pensiero personale; una novità scovata dal suo finissimo intuito giurisdizionale.

Ora, non mi ricordo chi, con somma saggezza, osservava che, se di un qualcuno che stava zitto, si potesse solo supporre un’esistente sua stupidità, dopo che avesse parlato, se ne poteva spesso accertare la triste, concreta ed ineluttabile presenza.

Insomma cocco, come diciamo a Roma: se te stavi zitto ce facevi più bella figura.

Ma non finisce qua. L’eroe si pone anche a capo di un ipotetico “Polo del buon senso” (sic), candidandosi, dicono alcuni, come Capolista al Senato della Repubblica. Proprio quell’assemblea legislativa che lui stesso voleva abolire, o meglio massacrare con nuovi articoli costituzionali elaborati in un chiaro stato di confusione mentale. Esilarante.

E dove si vorrebbe candidare? Ma in Toscana diamine; e dove se no? Forte del fatto che lì ha sede il Monte dei Paschi di Siena, quello stesso istituto bancario di cui, sempre in una delle sue stupide esternazioni, consigliò il lucroso finanziamento da parte degli investitori, poco prima del suo tracollo.

Naturalmente i Toscani (ed altri) non gli faranno mancare il loro appoggio, almeno quella parte di loro analoghi ai soggetti che Giuseppe Verdi fa definire dal suo buffone di corte Rigoletto “Cortigiani, vil razza dannata. Per qual prezzo vendeste il mio bene? A voi nulla per l’oro sconviene.”.

Oltre, manco a dirlo, gli appartenenti alla stessa categoria, più sopra definita, del soggetto.

Vale la pena ricordare che, in un’altra esternazione, ergendosi a campione della coerenza etica, promise il suo inesorabile ritiro dalla politica, dopo l’eventuale sconfitta ad un disastroso referendum da lui stesso ripetutamente personalizzato sulla sua discutibile figura.

Il successivo ripudio dell’unica affermazione intelligente della sua carriera, così come lo stile, definizione anche qui di un Buffon (Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon), definisce l’uomo: un quaquaraquà. Maschera tragicomica del nostro sfacelo.

Esagero? Non credo. Come diceva Fouché: ” Questo è peggio di un crimine, è un errore politico.”.

Maurizio Silenzi Viselli