Amendolara-22/02/2018: Il Poeta è un minatore (di Salvatore La Moglie)

COVER-completa- IL POETA E’ UN MINATORE-ALETTI- FEBBRAIO 2018-1
FOTO RICONOSCIMENTO OPERA COMPLESSIVA- ALETTI EDITORE- PREMIO QUASIMODO 2017- 21-2-2018-

INTRODUZIONE

Ha lasciato detto in una lontana intervista il grande Giorgio Caproni che: Per me il poeta è un po’ come il minatore che, dalla superficie dell’autobiografia scava, scava, scava, scava finché trova un fondo nel proprio io che è comune a tutti gli uomini e aveva aggiunto che: La mia ambizione, o vocazione è riuscire, attraverso la poesia, a scoprire, cercando la mia, la verità degli altri, la verità di tutti. Appunto perché il poeta è come un minatore che si inabissa talmente in se stesso (…) da portare al giorno quei nodi di luce che non sono soltanto dell’io ma di tutta la tribù. Dunque, il poeta-minatore s’inabissa nelle profondità dell’anima e della vita e poi porta in superficie delle perle preziose con cui narra l’uomo e il mondo. E, così, anche per rendere omaggio a questo grande poeta del ‘900 (purtroppo non molto conosciuto dal grande pubblico e soprattutto dai più giovani), ho voluto intitolare questa mia nuova raccolta Il poeta è un minatore

  Anche in questa silloge, che per tanti versi sembra continuare la precedente (La parola che resiste), i temi e i motivi sono tanti e riguardano la nostra esistenza nei suoi vari aspetti: il tempo che scorre inesorabile e che impietoso si abbatte su di noi; il male, la morte, l’angoscia esistenziale, il vuoto che spesso ci assale, il non-senso e l’assurdità della vita, la pesantezza della vita e l’ardua impresa di vivere… e, tutto questo, nell’apparente contraddittoria consapevolezza-convinzione che la vita è pur sempre bella e che va vissuta anche e nonostante le tante difficoltà. E ancora: il ricordo e l’oblio, la vertigine della vita, il silenzio di Dio, l’eternità, il destino e i nostri errori; il viaggio come viaggio mentale; la solitudine, l’amarezza, la malinconia e la tristezza che spesso su di noi aleggiano e vorrebbero imporsi rendendoci più pesante il fardello della vita, ecc.  E si possono leggere testi che parlano del tema eterno della guerra, della paura, dei tempi da lupi che viviamo (mai come ora!); del pianeta terra non più paradiso terrestre ma luogo dove vivere è ormai diventato complesso e complicato, della modernità e dell’entropia che sembra pervadere e regnare sovrana su questo assurdo e irreale mondo; del pensiero che si rivela spesso disobbediente, solitario e disperatamente ribelle alle incongruenze, alle contraddizioni e al negativo della vita e della realtà, ecc. Non mancano poesie-omaggio a giganti della letteratura come Salvatore Quasimodo e Cesare Pavese e al sommo e divino Dante, padre di tutti gli altri poeti-minatori; e non manca, per il quarantesimo anniversario, un omaggio ad Aldo Moro, barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse nel 1978; come non mancano poesie dedicate alla grandezza spaventosa della montagna e del mare come pure all’importanza e alla bellezza del libro e della lettura, al mito di Ulisse che simboleggia la hybris ovvero il senso di sfida e lo spirito prometeico dello stesso Occidente e, infine, anche questa volta, si possono leggere testi che sono delle vere e proprie dichiarazioni di poetica e di visione, concezione della poesia e dello stesso poeta che le medita e le scrive con la mente e con il cuore.

  Tutto questo nella consapevolezza che in un mondo sempre più globalizzato e internettizzato la poesia è sempre più ridotta alla clandestinità ma, allo stesso tempo, anche, nella convinzione – tutta letteraria – che per quel minatore sui generis che è il poeta: il giorno più/perduto e vano/ è quello in cui/ la mano non ha/ steso neppure un/ verso da consegnare/ all’universo.

   Anche questa volta, l’Autore ringrazia i lettori e si affida al loro giudizio, nell’auspicio che sia positivo e che, pertanto, non escano delusi dalla lettura. Intanto, corre l’obbligo di informare che la poesia che dà il titolo alla raccolta è stata premiata ben tre volte e quasi contemporaneamente a Cosenza al Premio U. Peluso, a Seravezza al Premio Internazionale M. Buonarroti e a La Spezia al Premio Internazionale Terre di Liguria. La collana della silloge si chiama “Le perle”: la speranza è che il lettore possa trovare in essa almeno qualche indimenticabile perla estratta nelle miniere della vita e dell’anima.

 

    Salvatore La Moglie