Trebisacce-27/05/2018: Flavia Delia e Francesca Celestino premiate “Tersicore”.

Trebisacce:27/05/2018

Flavia Delia e Francesca Celestino premiate “Tersicore”.

 

Grande gioia e soddisfazione al Filangieri per la meritata premiazione delle studentesse Flavia Delia e Francesca Celestino che hanno partecipato alla XVIII edizione del Premio Letterario Nazionale “Tersicore”, riservato agli alunni delle Scuole Superiori, organizzato dalla locale sezione della Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari), presieduta da Silvia Mangone con il patrocinio del Comune, svoltosi lo scorso sabato 26 maggio, presso il Miramare Palace Hotel. La serata di premiazione ha visto in scena il complesso tema: ”L’educazione ai sentimenti e la resilienza come risorse essenziali di un corretto rapporto tra uomo e donna e come valori propri della persona, anche nelle prospettive di un antidoto efficace contro il deprecabile fenomeno della violenza di genere”. La serata si è aperta con i saluti istituzionali di Silvia Mangone (Presidente FIDAPA-Sezione di Trebisacce) e a seguire il Sindaco Franco Mundo e Giuseppina Porchia (Presidente Distretto Sud Ovest Fidapa). Sono intervenuti: Andrea Mazzotta (Giornalista e Presidente dell’Associazione “L’Arte delle Nuvole”), Pina Basile (Docente di Filologia Dantesca presso l’Università di Salerno), Antonio Natale (Scrittore-Poeta.Commediografo), Giuseppe Trebisacce (Docente di Storia della Pedagogia dell’Unical), Antonio Miniaci (Giornalista e critico letterario). Nel ruolo di moderatore –coordinatore Franco Maurella (Giornalista de “Il Quotidiano del Sud”. Nel corso della serata sono stati premiati i lavori scelti per la Sezione Speciale “Fumetto e Illustrazione” in collaborazione con l’Associazione “L’Arte delle Nuvole”. A impreziosire la serata letteraria ci ha pensato il corpo di ballo dell’Accademia di Danza “Tripodina”.

Franco Lofrano

Il racconto presentato da Flavia Delia

Ricomincio da me

La porta del locale sbatteva una continuazione mentre Emily era indaffarata in una delle sue acconciature. Lavorava come parrucchiera da qualche tempo ed era stata felicissima quando Mara, la proprietaria l’aveva assunta.  Aveva imparato a riconoscere i clienti abituali e si soffermava sulle persone che non aveva mai visto. Nessuno sembrava sospetto e nessuno aveva fatto domande su di lei ma a volte le mani cominciavano a tremarle lo stesso e la notte, aveva ancora gli incubi. La casetta dove stava non era granchè ma era sua e isolata e questo le bastava. Ultimamente si recava lì un uomo mai visto prima ed era molto affascinante. Emily cercava  di passare inosservata ma era troppo bella e non potè fare a meno di notarla. Egli aveva due splendidi figli ma purtroppo rimase vedovo a causa di un tumore al cervello della moglie. Emily per lui, era una specie di mistero. Da qualche parte c’era un elemento mancante, qualcosa che non andava. Aveva sempre l’aria concentrata e spesso la vide toccarsi l’anulare sinistro. Quel gesto gli fece tornare in mente la sua vita da investigatore e capì che da qualche parte aveva ancora un marito e che probabilmente la stava cercando. Con il passare del tempo, la situazione tra i due migliorò travolti da emozioni sconosciute. Lui era il genere d’uomo di cui poteva innamorarsi e questo la spaventava. Non era pronta, non ancora. Emily si accorse di amarlo, voleva che lui conoscesse tutta la verità e decise di raccontargli una storia: la sua. Emily era una trentenne bellissima dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli biondi. Ebbe un’infanzia difficile a causa dei genitori alcolizzati e spesso disoccupati che l’avevano buttata fuori di casa a calci il giorno stesso del diploma. Ma non si perse d’animo e cercò sempre di farcela da sola senza l’aiuto di nessuno. Il sabato le piaceva uscire e si divertiva con le sue amiche ai party organizzati nei vari quartieri.  Una sera conobbe un ragazzo molto carino con lei e dopo qualche tempo decisero di sposarsi. La loro storia proseguiva a gonfie vele fino al viaggio di nozze quando Emily dimenticò gli occhiali da sole in piscina. Il marito si infuriò moltissimo picchiandola e lasciandole lividi dappertutto. La situazione peggiorava giorno dopo giorno. Emily cercò di fuggire un paio di volte. La prima volta tornò di sua spontanea volontà  perché non sapeva dove andare. La seconda si illuse di essere finalmente libera ma lui la ritrovò la riportò a casa con la forza. Dopodiché la legò e la picchiò. Emily si rassegnò a quella vita orribile, non aveva denaro e non poteva uscire di casa. Le controllava il telefono e non le lasciava prendere la patente. Così capì che se fosse rimasta, alla fine il marito l’avrebbe ammazzata. Allora cominciò a rubargli soldi dal portafoglio e le monete che trovava nelle tasche dei pantaloni prima di metterli in lavatrice ma un po’ alla volta altrimenti se ne sarebbe accorto. Aveva deciso di scappare in un luogo lontano dove nessuno e soprattutto il marito avrebbe potuto trovarla ma non poteva rivolgersi a nessuno perché i suoi erano morti e la polizia non avrebbe fatto niente. Entrò in un negozio di telefonia e chiese al commesso un cellulare usa e getta con venti ore di traffico, lo comprò ed uscì. Lo nascose in una scatola pregando che lui non se ne accorse.  Si spogliò in bagno e si guardò allo specchio toccandosi i lividi che aveva dovunque. Prese le forbici e cominciò a tagliare furiosamente ciocche di capelli che finirono nel sacchetto della spazzatura. Dopodiché se li tinse: rosso fuoco. Ripulì attentamente il bagno, fece la valigia e se ne andò. Arrivò alla stazione e acquistò un biglietto di sola andata, prese il primo treno e partì. Era sempre più lontana da casa, si sentiva in colpa perche era fuggita ma allo stesso tempo venne travolta da un raggio di speranza. Avrebbe voluto parlare dei suoi problemi, raccontare a qualcuno che stava scappando di casa perché il marito la picchiava e non poteva chiamare la polizia perchè lui era un poliziotto. Ma la giornata sembrava prometterle qualcosa di nuovo cosi decise di trovare un lavoro e di iniziare una nuova vita. Era scappata già due volte e aveva imparato dai suoi errori. Era finita in California e non avrebbe mai immaginato di fare quel lavoro ma era stata una scelta giusta. Nel frattempo suo marito era sulle sue tracce perlustrando le strade della città. Era furioso e non riusciva a comprendere come Emily aveva fatto a fuggire. Ma lei non c’era più e provava un vuoto incolmabile. Non doveva fuggire perche l’amava e si era preso cura di lei. Le aveva comprato una casa, mobili nuovi, vestiti, gioielli. Ma adesso il lavandino era pieno di piatti da lavare e c’erano panni sporchi ovunque. Lui voleva abbracciarla anche se a volte lo faceva tanto arrabbiare. Una moglie non doveva fuggire, non doveva abbandonare il proprio marito. Non voleva che avesse la patente e lasciava il lavoro per controllarla. Ma lei non se n’era andata perche voleva commettere adulterio. Era fuggita perche era stanca di ricevere calci e pugni e non voleva essere più picchiata. Lui sapeva di sbagliare e si scusava ma non era mai cambiato nulla. Era un bravo poliziotto e sapeva che prima o poi l’avrebbe rintracciata ma nessuno sapeva darli informazioni. Iniziò le ricerche chiedendo ai vari autisti e uno di essi si ricordava di lei perché era bella spiegando che era diretta a Tokio ma probabilmente se n’era già andata da lì. Controllò gli alberghi della città e una cameriera gli disse che Emily aveva lavorato lì per un po’. Continuò le ricerche e scoprì che una ragazza simile a Emily residente in California  aveva preso la patente di guida. Partì immediatamente. C’era molta strada da fare e la mente era occupata da strani pensieri. Quando finalmente arrivò era come un uomo che si muoveva come un cacciatore nel bosco, in cerca della sua preda. Decise di comprare diverse taniche di benzina e di dare fuoco alla sua abitazione. Emily si era addormentata ma aveva cominciato a sentire puzza di fumo. Si alzò di scatto e si accorse che l’edificio era già travolto dalle fiamme. L’incendio avanzava rapido verso di lei. Non c’era tempo per pensare ma solo per agire. Ruppe il vetro della finestra e saltò. Non era stato un salto molto alto, forse un metro, un metro e mezzo ma l’impatto la lasciò senza fiato. Fu allora che si accorse di un ombra che le era familiare: suo marito. Le puntò una pistola alla testa, era fuori di sé e soprattutto ubriaco. Ma Emily lottava per la vita, lottava disperatamente per tutte quelle volte che non aveva avuto il coraggio di farlo. Alzò la pistola e prese la mira ma non la colpì chiedendosi come mai fosse andato tutto storto e come mai Emily lottava tanto. Ritentò di spararle ma l’arma era nella direzione sbagliata e partì un colpo facendolo stramazzare a terra. La implorava di tornare a casa con lui ma Emily pensò che non sarebbe mai tornata. Ma lui non lo avrebbe mai saputo perchè era morto e capì che questa volta era davvero finita.