Plataci-18/06/2018: PLATACI, l’Associazione Speleologica “Liocorno” con sede a Cassano Jonio alla ricerca della grotta perduta.

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PLATACI, l’Associazione Speleologica “Liocorno” con sede a Cassano Jonio alla ricerca della grotta perduta.

Quella del 17 giugno 2018 è stata una domenica particolare, tra anfratti da esplorare, colline da scalare, sassi da domare e un paesaggio da favola.  Emozionante ed educativa l’escursione organizzata dell’Associazione Speleologica Liocorno a Plataci, piccolo ma straordinario Comune della provincia di Cosenza.  Strano come ci stupiamo sempre, nonostante viaggiamo continuamente in lungo e largo per la Calabria, quando inerpicandoci su nostri sentieri collinari, riscopriamo le “perle” naturali del nostro territorio. La meta dell’Associazione Liocorno questa volta è Plataci. Siamo nel cuore del Pollino a circa 950 metri di altezza. Perché Plataci? Perché gli Speleologi sono spinti sempre da una voglia irrefrenabile di conoscere, e il più grande esploratore del modo si chiama “curiosità”. È questa che spinge ad andare oltre l’orizzonte, oltre il muro per vedere dietro che cosa c’è. Se poi oltre a essere sollecitata dal desiderio della scoperta, la curiosità è alimentata anche dal mistero, si capisce perché il desiderio di imbarcarsi in una nuova e avvincente avventura diventa irrefrenabile. Non è solo la voglia di entrare in luoghi dove nessuno mai prima vi ha messo piede a procurare un immane piacere, ma anche la scoperta di luoghi naturali, per fortuna, ancora intatti. Perciò l’invito del Professore Salvatore Cirianni, socio del Liocorno che insegna da quelle parti, a organizzare un’escursione a Plataci alla ricerca della “Grotta di Luigino”, è stato accolto con entusiasmo sia dagli altri soci, sia dal Presidente Carlo Forace.  Arriviamo in questo paesino immerso nel verde e già restiamo rapiti dalla sua piazzetta. Plataci, uno dei tanti luoghi di origine albanese che si trovano in Calabria ma, di sicuro, tra i paesi arbresch è il più alto, il più vicino ai monti: oseremmo dire a un passo dal cielo. Quei monti che si stagliano contro il cielo azzurro attraggono come una calamita.  Lasciamo le auto nella piazzetta, dove ad accoglierci è il cordiale e sorridente Sindaco Francesco Tursi. Con lui cominciamo a salire sul costone. Attraversiamo un sentiero panoramico che si snoda tra alberi ombrosi, stretto ma pulito e delimitato da sassi messi in fila quasi a sostenere il terreno. Dopo poche centinaia di metri, approdiamo in piccolo angolo in cui muri di contenimento in pietra a mo’ di divani, formano una sorta di salottino in mezzo agli alberi: siamo sul bordo di una parete rocciosa che si affaccia sul mare. Lo spettacolo è da mozzare il fiato.  Da qui cominciamo a scendere. L’ingresso della grotta è pochi metri più sotto. La parete è scoscesa, ma nessuno sembra preoccuparsene. Il momento più suggestivo è sempre quello in cui gli speleologi, aprendo prima un varco nella cavità, infilano i caschi per entrare strisciando nei cunicoli. La voglia di trovare un nuovo mondo è tanta, il piacere di esplorare è incontenibile. Il misuratore laser ci dice che la cavità ha una profondità di 7 metri e, a quanto pare, tutto finisce là. Ma poco importa se, almeno dal punto di vista speleo, la scoperta non è rilevante perché comunque si è dato spazio alle tante emozioni sensoriali. Questa nuova avventura ci ha fatto godere di uno spettacolo della natura meraviglioso. Ci ha fatto conoscere Francesca, la guardia ambientale che insieme al marito e al dolcissimo e attento figlio Leonardo, ci ha fatto compagnia fino a fine escursione. Abbiamo conosciuto Antonio, anch’egli fan della speleologia. E poi la guida e altri fra cittadini, studiosi e no, che ci hanno accolto, assistito e informato. Ma, soprattutto, abbiamo potuto apprezzare lo spessore del Sindaco Francesco Tursi che nel suo stare con noi, nel raccontare le sue idee chiare sull’ambiente e sul territorio, nella sua voglia di “scoperta”, ci ha mostrato non solo l’amore per la sua terra ma anche le sue grandi capacità amministrative. Capacità confermate dalla stima che rimpongono in lui i suoi cittadini i quali, con grande enfasi, ci spiegano che hanno voluto l’Avvocato Tursi al governo del paese per la terza volta. “Peccato – dicono – che non può più candidarsi. Speriamo che cambino questa legge così possiamo contare ancora sulla sua guida”.  Questo attestato di stima ci piace, tanto che lo facciamo nostro con la promessa di ritornare. Ma la giornata a Plataci non si conclude con l’escursione. Stanchi e affamati ci ritroviamo al Ristorante “Yilinda Park”. Anche qui il panorama è suggestivo, il locale è spazioso, il verde intorno rassicurante, e l’ospitalità è fantastica. La cucina? Antipasti locali con polpettine, salumi, cipolline, carne di cinghiale, fegatini, e chi più ne ha più ne metta. Vino buono e compagnia piacevole. “Perché Yilinda?”, chiediamo incuriositi. “Perché è il nome di un nostro figlio adottato a distanza. Noi non lo abbiamo mai visto ma lo abbiamo cresciuto e fatto studiare”. In tempi in cui si chiudono i porti alle ONG, si lasciano 700 persone in mezzo al mare mentre i venti dell’intolleranza spirano forti, questa risposta davvero ci riscalda il cuore.  Ed è così che la speleologia diventa incontro, diventa amicizia. Tante uscite l’anno, esplorazioni, scoperte, ricerche, divulgazione, campagne di sensibilizzazione, tutela e valorizzazione dei siti naturalistici per garantire una maggiore e corretta fruibilità del patrimonio non solo ipogeo. Tutte attività che dimostrano come, di là della passione per l’avventura, gli speleologi del Liocorno assicurano, gratis et amore dei, un importante servizio alla comunità e all’ambiente.  L’escursione a Plataci è stata, insomma, la prova provata che quando si è accomunati dall’amore per la Natura, la speleologia diventa uno strumento di tutela e di educazione ambientale imprescindibile.  Perciò approcciarsi a questa disciplina non significa solo imparare a conoscere le grotte, accettando le regole che governano questi affascinanti mondi senza sole, ma aprirsi a un nuovo modo di percepire le sensazioni. Imparare a essere in equilibrio e armonia con l’ambiente sotterraneo, significa imparare a essere in equilibrio con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda.  Ed è proprio questo equilibrio che sgorga dall’amore, e quindi dal rispetto, per la Natura ad aprire la porta alla speranza per un nuovo e concreto modello di sviluppo sostenibile. 

Eleonora Gitto – Giornalista – Webmaster