Rocca Imperiale- 02/07/2018: Un tabernacolo nuovo nel Santuario della Madonna della Nova

Arch. Rosanna Anelina

Tabernacolo nuovo

Rocca Imperiale: 02/07/2018

Un tabernacolo nuovo nel Santuario della Madonna della Nova

 

Il Tabernacolo Nuovo ha un nome: Ancillae Domini, l’ancella del Signore che è Maria. La richiesta fattami da don Mario Nuzzi, Parroco e Rettore del Santuario, era un tabernacolo Mariano e non mi ha dato limiti circa il genere. Mi ha concesso di osare anche con un linguaggio più moderno, anche se il Santuario è antico. Parla Rosanna Anelina di Gravina di Puglia, Arch. di Arte Sacra che ho avuto il piacere di incontrare all’interno del Santuario dopo la celebrazione della Santa Messa del 2 luglio. Don Mario è molto aperto-continua Rosanna-  è un giramondo e amante dell’Arte ed ha evitato di impormi limiti allo stile. Altre volte, racconta Rosanna, mi è capitato di inserire oggetti moderni in contesti antichi che si sposano benissimo. Il tabernacolo racconta la salvezza. C’è il basamento molto stilizzato che racconta della stirpe di Gesù e, quindi, tutta la storia di Israele che è la roccia sulla quale poggia la pietra che è Gesù. Il tabernacolo in sé, che poggia sul basamento, è un cubo, la figura geometrica perfetta che nasce con una dimensione precisa che è 40 cm. Il numero 40 nella Bibbia è un nu mero molto importante: è il numero degli anni di sofferenza del popolo di Israele ed è il numero di giorni che Gesù ha sofferto nel deserto. Il percorso di questa linea 40 per 40, precisa Rosanna, è un percorso di sofferenza nel quale si unisce anche la nostra sofferenza, perché la sofferenza di cristo ha senso se unita alla nostra, ed è un percorso che porta alla perfezione. Già in questo segno che traccia il cubo c’è un segno di speranza. Perché la sofferenza genera perfezione. La sofferenza di Cristo ha portato alla Resurrezione e, quindi, alla nostra salvezza. Al centro di questo cubo, tutte le facciate hanno centralmente un cristallo, il cristallo che è lo sguardo limpido, lo sgua rdo dell’uomo purificato dalla morte di Gesù. Ed è lo sguardo con cui ci approcciamo a guardare questo evento straordinario che ha cambiato la storia dell’umanità che è l’Annunciazione dell’Angelo a Maria. La scena sulla porta centrale del tabernacolo racconta la salvezza. Le altre porte sono rimaste anonime e non raccontano…C’ è la Vergine in ginocchio nel buio che ho rappresentato in argento, che è il buio dell’umanità. (Il disegno è dell’artista). Maria indossa  una tunica che gìà contiene dentro di sé la sofferenza umana e la Grazia Divina, la luce della salvezza. In quel buio c’è un raggio di luce che viene dal cielo e che porta con sé l’Arcangelo Gabriele e Maria è pervasa da quel raggio. Proprio quel giorno, si dice, che sia avvenuto un terremoto sulla terra quando l’Angelo ha portato l’Annuncio, ma altresì è avvenuto il terremoto sotto terra perché i demoni hanno già cominciato a temere Maria, quindi l’abito l’ho voluto rappresentare in oro e argento, la luce e il buio, proprio perché dentro Maria stava accadendo quella guerra tra il bene e il male. Lei era portatrice della luce della salvezza e avrebbe generato quel sole di giustizia che anche Zaccaria preannuncia nel suo cantico e lei ha rivolto il suo sguardo al sole di giustizia che è Dio e Gesù. Per cui questo cubo è il ventre di Maria che poi porterà il santissimo sacramento e lo racchiuderà sempre. Dietro vi è un decoro a muro che si stacca dal muro. E’ il pane spezzato che è il simbolo dell’ostia che il sacerdote quando dice:” Ecco l’agnello di Dio” alza al popolo, quindi l’ostia spezzata è la fine della salvezza.  E’ Gesù che si dona come pane vivo e sangue vivo e si dona all’umanità per redimerla. Ogni dettaglio del tabernacolo ha, quindi, un significato. Questa è la casa del Re e merita di farla come egli vuole. Si tratta, quindi, di un racconto con la speranza che possa avvicinare un cuore lontano. Quest’opera è il mio racconto…

Franco Lofrano