Alto Jonio-23/07/2018: Il litorale in pericolo per l’erosione costiera

Torre Spacc.
Torre Spaccata protetta da frangiflutti

 

ALTO JONIO Estate: tutti al mare a scoprir…senza però dimenticare che lo stesso mare che d’estate ci offre un piacevole refrigerio, per tutto il resto dell’anno si dimostra oltremodo avido e continua a mangiare la costa. Ce lo ricorda, attraverso uno studio approfondito del fenomeno, Francesco Foggia, Geologo e studioso del fenomeno dell’erosione costiera, originario e residente ad Acri, che da anni trascorre le proprie vacanze nell’Alto Jonio e frequenta con assiduità le spiagge di Amendolara, Trebisacce e Villapiana. «Per professione – ha scritto Foggia – ho la tendenza a scrivere su ciò che mi circonda e/o su ciò che non mi piace, soffermandomi in particolare sullo stato “fisico” e “turistico” delle spiagge dell’Alto Jonio Cosentino. E lo faccio in prevalenza d’estate che, come stagione, si presta di più alle scoperte ed alle riflessioni ambientalistiche. Ho posto quindi l’attenzione sugli effetti della corrente costiera sui litorali di questi tre comuni, senza trascurare Montegiordano e Roseto Capo Spulico che sono parimenti interessati al fenomeno». Secondo Foggia, i marosi fanno sentire la loro azione sulle coste riempiendo le rade ed erodendo i promontori, come ben sanno tutte le popolazioni del litorale tirrenico calabrese, soggetto per molta parte dell’anno alla circolazione dei venti occidentali. Ma anche le coste joniche che sono opposte alle tirreniche, non possono non risentire degli effetti degli stessi venti. «Limitandoci a considerare solo la parte sibarita dell’Alto Jonio Cosentino (le coste dei comuni di Villapiana, di Trebisacce e di Amendolara), – scrive il Geologo Acrese – possiamo notare che i venti occidentali, dopo aver scavalcato la catena appenninica, trovano sfogo nella Piana di Sibari e vengono “incanalati” dal Massiccio del Pollino in direzione SW-NE (venti di libeccio), dando origine ad una corrente marina tangente la linea di costa». Secondo il dottor Foggia le correnti marine determinate dai venti, il conseguente moto ondoso e il retroterra farebbero la differenza tra le spiagge di Villapiana (arenili), quelle di Trebisacce (ghiaioso-ciottolosi) e Amendolara (ciottoli di maggiori dimensioni). Per limitare l’asporto di materiale e, in subordine, per favorire il ripascimento della spiaggia con materiale a granulometria più piccola, da tempo, per circa due km., a partire dalla foce del torrente Straface, sono state eseguite alcune opere di salvaguardia, ma la restante parte di costa amendolarese verso NE, fino a Capo Spulico (per quasi 2,0 km), rimane alla mercé dei marosi. La dimostrazione più evidente dell’incessante erosione costiera, evidenzia il Geologo Foggia, è la Torre Spaccata di Amendolara fatta costruire come torre di avvistamento nel XVI secolo da Fabrizio Pignatelli in adiacenza alla foce del fiume Ferro che, a distanza di alcuni secoli si è trovata con le fondamenta dentro l’acqua del mare. «Una situazione, questa, che, secondo il Geologo Foggia – ha compromesso la stabilità della struttura muraria che è cominciata a crollare al punto di rischiare di scomparire del tutto fino a quando, agli inizi degli anni ’90, l’allora sindaco Francesco Melfi ed il vice-sindaco Vincenzo Gerundino, utilizzando una legge regionale sulla tutela delle torri costiere, trovarono le risorse per mettere in sicurezza la parte restante della torre, per realizzarvi un bell’impianto di illuminazione e per costruire una consistente barriera frangi-flutti intorno ad essa, che ha distanziato il mare di circa 20 metri tenendo le onde a debita distanza. «Ma negli ultimi anni, la continuata azione del moto ondoso è arrivata ad intaccare, per circa 200 metri la stabilità del tratto di strada costiera realizzato con gli stessi fondi, rendendo altamente difficile e pericolosa la circolazione automobilistica. «È perciò urgente – ha concluso il Geologo Francesco Foggia anche a nome degli amendolaresi e dei villeggianti – che le istituzioni preposte programmino interventi risolutori a protezione di quel tratto di spiaggia, utilizzando barriere frangi-flutti realizzati in armonia con l’ambiente, senza perciò deturpare il paesaggio con blocchi cementizi, anche nell’auspicabile prospettiva di realizzare, a partire dalla Torre Spaccata (nella foto), un lungo viale che si raccordi con il Lungomare, dotato di ampi spazi di verde pubblico attrezzato, idoneo a favorire lo sviluppo turistico dell’intero litorale amendolarese».

Pino La Rocca