Cerchiara di Calabria-24/08/2018: Tragedia del Raganello:Cerchiara piange il suo eroe De Rasis

Antonio-De-Rasis

Funerali A. De Rasis

CERCHIARA DI CALABRIA «Perché? Ma Dio è buono? Perché proprio mio figlio? Dio, dove sei? Tante volte mi sono sentito ripetere queste domande dai genitori, dai familiari da fratelli e sorelle e dagli amici di Antonio e anche oggi ho raccolto queste stesse domande pronunciate tra il pianto e con lo sguardo perso nel vuoto. Esiste una risposta? No, non ne conosco una. Posso solo rispondere con il silenzio e raccogliendo il vostro dolore e le vostre lacrime in un abbraccio». E’ stato questo l’incipit dell’omelia che il Vescovo della Diocesi don Francesco Savino ha pronunciato officiando i funerali di Antonio De Rasis, 32 anni, Volontario del Soccorso Alpino, un giovane amante della vita, dotato di un sorriso coinvolgente sempre stampato sul viso, definito un autentico “uragano” dal suo primo cittadino, perito tragicamente nelle Gole del Raganello quel triste e drammatico giorno del 20 agosto scorso. «Il fango e i detriti che hanno ingoiato Antonio e le 10 vittime della sciagura del Raganello, – ha proseguito don Francesco Savino – ci ammonisce tutti sulla nostra fragilità: siamo canne spezzate dal vento dell’esistenza attraverso eventi imprevedibili che ci richiamano alla nostra condizione di fragilità che ci invita a liberarci da ogni delirio di onnipotenza… Non ho altre parole – ha aggiunto il Presule Cassanese rivolto ai familiari – da aggiungere al lutto che ci addolora e ci abbatte tutti quanti. Una sola certezza posso proporvi: Dio, nostro Padre, non ci è lontano… Quello che è successo nelle Gole del Raganello – dovrebbe farci riflettere anche sulla necessità di riconsiderare il nostro rapporto con la natura e ci invita a riflettere che esiste qualcosa più grande di noi che necessita di un assoluto e incondizionato rispetto… Antonio – ha dichiarato ancora il Vescovo Savino – è entrato nella Casa del Signore dove ci aspetta e la sua esistenza tra noi, così entusiastica, così generosa, così straordinariamente positiva, per tutti noi è stato un dono che non può essere risucchiato dalla morte ma, come Gesù, è “consegnato” a Dio, perché, ai suoi cari e a tutti noi, ritorni come Luce di Vita Eterna… Antonio è ora definitivamente un eletto nel Regno di Dio. Grazie, Antonio, – ha assicurato il Vescovo tra la commozione generale – per quello che sei stato, per quello che hai fatto, per il ricordo di te che rimane nel cuore dei tuoi genitori, della tua famiglia e dell’intera comunità. Alziamo perciò lo sguardo alla Madonna delle Armi, – questo l’appello finale del Vescovo ripreso e rilanciato dal parroco mons. Giuseppe Ramundo – molto cara a questa comunità: Ella ci guida, anche in questo momento, a guardare verso Dio, fonte della speranza e della fiducia…». Oltre alle parole illuminate di don Francesco Savino, un’altra grande lezione di vita l’ha fornita la comunità cerchiarese partecipando commossa e silente ai funerali e facendo sentire tutta la propria vicinanza ai genitori Francesco e Lucia, al fratello Giuseppe, alla sorella Amelia e al marito Andrea, alla fidanzata Lucia Risoli, al nonno Antonio, a tutti i familiari ed agli amici, tutti affranti dal grande dolore per la perdita del loro caro Antonio. Una comunità straordinaria, quella di Cerchiara, che si ritrova sempre unita e solidale nei momenti cruciali della vita sociale e che, con il suo silenzio, la sua compostezza e il suo garbo ha dimostrato ancora una volta un fortissimo senso di appartenenza ed ha scritto un’altra bella pagina della storia di una comunità tanto devota a Santa Maria delle Armi. Nel tratteggiare la figura del suo giovane concittadino dopo aver letto il triste rosario dei nomi delle dieci vittime, il sindaco di Cerchiara Antonio Carlomagno ha ringraziato tutti i Volontari e le Forze dell’Ordine che hanno partecipato alle operazioni di soccorso, a partire dai Volontari del Soccorso Alpino, a nome dei quali il Presidente Regionale Luca Franzese ha chiesto perdono ai familiari di Antonio per non essere riuscito a salvare il suo amico del cuore. Alla fine, asciugate per un momento le copiose lacrime, è toccato alla sorella Amelia ringraziare S.E. il Vescovo, tutte le autorità presenti ed in particolare tutta la sua comunità, sentitamente coinvolta nell’immane tragedia del Raganello.

Pino La Rocca