Amendolara-27/12/2018: Il cocchio alato del tempo, un romanzo di Salvatore La Moglie

Salvatore La Moglie

Rubrica letteraria a cura di Salvatore La Moglie 

Il cocchio alato del tempo, un romanzo di Salvatore La Moglie

Qui di seguito pubblichiamo il nono e il decimo capitolo del romanzo di  Salvatore La Moglie.  Buona lettura.

 

 

 

IX

 

 

«Solo quelli che si dedicano al conseguimento della saggezza fanno buon uso del loro tempo e sono gli unici che vivono veramente perché non solo spendono bene la propria vita ma vi aggiungono pure l’eternità: infatti oltre agli anni vissuti in prima persona acquisiscono anche, come un patrimonio ereditario, tutto il tempo passato prima della loro nascita. (…) Se siamo saggi nessuna epoca ci è preclusa, possiamo accedere liberamente a tutte, ed è uno spazio di tempo incalcolabile, se il nostro animo, di per se stesso infinito, riesce a liberarsi dalle strettoie della vita materiale che tenta d’infiacchirlo. Possiamo così discutere con Socrate, dubitare con Carneade, raggiungere con Epicureo la serenità, dominare con gli Stoici la nostra umana natura e coi Cinici addirittura superarla. E se ciascuno di noi può farsi compartecipe della storia di tutti, non solo nel presente ma anche nel passato e nel futuro, perchè non uscire, allora, da questo spazio di tempo angusto e passeggero e abbandonarci con tutto il nostro animo a pensieri eterni ed infiniti, che sono propri degli spiriti eletti? (…) Di questi [maestri di virtù] nessuno ti farà morire e tutti t’insegneranno come si muore, nessuno ti porterà via una sola briciola del tuo tempo, ma tutti, anzi, vi aggiungeranno il proprio. A conversare con loro non corri alcun pericolo… Potrai prendere da loro tutto ciò che vorrai, né essi t’impediranno di attingere quanto più tu possa desiderare. Che felicità, che serena vecchiaia sono riservate a chi si affida a loro! potrai avere sempre a portata di mano una persona con cui discutere di qualunque argomento… da consultare sulle tue faccende in ogni momento della giornata… Queste anime elette ti apriranno la strada all’immortalità, innalzandoti ad un punto da cui nessuno precipita giù. Solo così la nostra vita mortale può essere prolungata, o meglio ancora esternarsi… La vita del saggio, dunque, spazia per ogni dove, è senza  tempo, non è limitata, come quella degli altri mortali; il saggio sfugge, lui solo, alle leggi del genere umano, e domina, simile a Dio, tutte le epoche della storia, che comprende dentro di sé: il passato perché lo ricorda, il presente perché lo vive, il futuro perché lo prevede: la facoltà di mettere insieme e collegare questi tre momenti gli rende lunga la vita».

Seneca

 

 

«‘La maggior parte delle cose che accadono nella vita dell’uomo… non si chiude a perfezione, incombe sugli uomini senza scioglimento alcuno…’ Papà, mi aiuteresti a capire questo pensiero di Gustav Herling?».

Eravamo sempre lì, ai nostri soliti posti.

«Sì», rispose dopo un attimo di riflessione appoggiando gli occhiali sul tavolo. «Sì,ricordo queste parole. E sono parole vere. Molte delle cose che facciamo nella vita restano come incompiute, non giungono  a soluzione, non riescono ad essere portate avanti, subiscono brusche interruzioni, svolte repentine… A volte per causa nostra, a volte per colpa degli altri; altre volte perché non abbiamo tempo, o abbiamo troppa fretta, o siamo troppo lenti e trascurati… Altre volte perché il caso gioca il suo ruolo, altre ancora perché il filo sottile della nostra esistenza viene reciso anzitempo…».

«La morte», lo interruppi, «spezzando la vita, impedisce a una cosa, a un fatto di compiersi…».

«Sì, Sandro. La vita umana è fatta anche di incompiutezza, di cose lasciate a metà, di cose stroncate… di cose che potevano essere e non sono state…».

Si rabbuiò. Aggrottò le ciglia e la fronte. Forse stava ripercorrendo, in pochi attimi, la sua intera esistenza. Poi ritornò sereno.

«Vedi, in ogni uomo», ricominciò, «c’è una parte della sua vita che resta irrealizzata, per varie ragioni, e che perciò non si sarà mai in grado di conoscere».

«Questo vuol dire che la nostra vita avrebbe potuto anche essere diversa da quella che poi è stata o che se avessimo fatto determinate cose avrebbe potuto subire modificazioni anche significative?».

«Sì, e per tutti quelli che hanno la cattiva sorte di perdere la vita in giovane età, ai propri cari non resta che immaginare, dolorosamente, come essa sarebbe stata se…».

«C’è sempre un ‘se’ nella vita degli uomini…».

«Anche più di un ‘se’, figlio mio. Proprio come nella storia dei popoli. Anche quella è fatta di cose incompiute, di cose che potevano essere e non sono state…».

«Strana la vita…».

«Bella e strana».

«Alla tua età una definizione più precisa dovrebbe essere possibile. Per me», aggiunsi, «si tratta ancora di viverla e di studiarla».

«Sì, Sandro. Dopo tre quarti di secolo, una definizione dovrebbe essere possibile», rispose. Poi tacque. Quindi tirò dal cassetto sinistro del tavolo un grosso diario dalla copertina verde. Lo sfogliò e, ad un certo punto, si fermò tenendo ferme le pagine con la mano sinistra.

«Qui ci sono tutti i miei pensieri sui più svariati temi e aspetti della vita», disse e continuò: «Andrebbero messi in ordine, sistemati per tema… Non ho mai avuto il tempo di… Se non dovessi farcela… dovrai farlo tu. Tu

 

 

hai più tempo di me…», concluse sorridendo. Quindi inforcò gli occhiali. Lo guardavo ed ero pieno di gioia. Una gioia tutta interiore.

«Ora», riprese a dire, «ti leggerò quello che ho scritto sulla vita e sulla morte, sul tempo e sull’eternità… Che sono cose strettamente collegate… Ti chiedo solo di avere un po’ di pazienza in quanto spesso dovrò voltare pagina e andare di qua e di là…».

«Avere pazienza con te, caro papà, significa guadagnare un mondo. Il tempo speso con te è quello meglio speso».

«Mi fai diventare rosso…», disse abbozzando un sorriso. Quindi, chinando la testa sui suoi pensieri, disse: «Ecco, ascolta. Ci sono due modi di affrontare la vita: il primo è di chi la vive credendosi eterno, il secondo di colui che la vive credendosi caduco. Il primo fa progetti anche a lunghissima scadenza, il secondo vive alla giornata cercando di non perdersi neppure una delle cose buone che possano capitargli. Il primo si sente un  dio intoccabile, il secondo un comune mortale a cui può capitare di morire da un momento all’altro. Il primo si crede padrone dell’eternità e dominatore del tempo, il secondo si sente effimero e passeggero e ha paura del tempo: ogni ora che passa è vita che se ne va via, come l’acqua che scorre. Queste sono due posizioni estreme. Il modo migliore di vivere la vita e il tempo sarà perciò la solita via di mezzo: sentirsi eterni e caduchi allo stesso tempo. Ci eviterebbe qualche errore e anche qualche dispiacere…».

Lo ascoltavo attentamente. Dopo un po’ riprese a parlare.

«Ancora sulla vita… La vita è come il bilancio di un’azienda: può essere a pareggio, a profitto o a perdere… Nella partita doppia della vita fa’ in modo che il ‘dare’ e l’‘avere’ siano almeno in pareggio… La vita è fatta di anni oscuri e invissuti, ma anche di momenti pieni e intensi con rivoluzioni e svolte repentine… La vita ci condanna a morire, la morte ci costringe a vivere… Un anno vissuto intensamente vale più di cento vissuti come un vegetale… Eccone una sulla morte… Esiste la morte in quanto esiste la vita. La morte è tale solo in quanto noi esistiamo. Essa non è altro che il nulla che c’era prima che noi nascessimo e il nulla che ci sarà dopo che saremo morti. Così è per l’eternità. Essa esiste solo in quanto noi la pensiamo e ne abbiamo il sentimento…».

«L’eternità!», esclamai guardando nel vuoto, verso la finestra. Questo è il problema: l’impossibilità di essere eterni…».

«Sì, l’eternità…», ripetè mentre sfogliava il diario. Ad un certo punto si fermò. «Ecco qua… L’eternità… L’eternità è nella nostra mente. Essa esiste quando esistiamo noi e non esiste quando non esistiamo. L’eternità è lo spazio di tempo infinito e indefinito che esiste prima che noi nasciamo, dopo che siamo morti ed è pensata mentre siamo vivi… Aspetta… c’è ancora qualcosa… Ecco! L’eternità non ha tempo, essa è qualcosa di extratemporale. L’eternità non deve fare i conti con l’orologio e il calendario. La parola che più si addice all’eternità è: sempre…».

 

 

Occhi, orecchie, mente… erano tutti protesi le parole del mio Grande Vecchio, che io volevo fare mie e confrontare contemporaneamente con le mie idee e i miei pensieri che cominciavano a prendere una loro forma e una loro consistenza.

«Aspetta ancora… Ecco, ci siamo… L’eternità può fare a meno della storia, la storia, invece, ha bisogno di proiettarsi nell’eternità per avere un senso. L’eternità ci sarà sempre, anche sottoforma di nulla; la storia ci sarà soltanto fino a un certo punto. L’eternità è autosufficiente, basta a se stessa…».

«Ciascuno di noi», lo interruppi col cuore pieno di ammirazione, può intendere qualsiasi cosa soggettivamente…».

«Certo, Sandro. Rientra nella relativa del tutto. Anche se, come già ti ho detto, certe cose per noi debbono avere un valore assoluto».

«Gli assoluti non esistono, ma bisogna che esistano per noi…».

«Bravo, ragazzo mio. Ognuno ha le proprie idee su ogni cosa; ciò che importa è che noi abbiamo le nostre, che siano chiare e che informino il corso della nostra esistenza. Sulla vita», concluse, «ho scritto parecchie altre cose…».

«Voglio sentire ancora. Vai avanti». Sfogliò un po’, quindi si fermò.

«La mia paura è dover morire di disgusto… La vita può essere bella o brutta. Dipende… La vita è una serie di dolorose imboscate… Vivere non è altro che una morte lenta, un morire giorno per giorno. La vera morte è vivere… Sono due le cose più importanti della vita a non avere età: l’amore e la morte… La vita è un tragico diario di cose tristi e banali, eppure è un diario che non vorremmo mai finire di scrivere… La morte è l’amaro calice finale che siamo chiamati a mandar giù… L’uomo non accetta l’idea della morte, ma soprattutto non accetta l’idea che dopo la sua morte la vita continui, che lo spettacolo vada avanti anche senza di lui… Ci spaventa la morte, eppure è della vita che dovremmo avere più paura… La morte è una necessità, la vita un dovere… La morte è il prezzo altissimo che paghiamo per aver avuta gratis la vita…».

Si fermò. Continuò a sfogliare, quindi riprese a leggere.

«Tutto è male nella vita, finché non ci capita il bene… La vita è un continuo tollerare e sopportare… Nella vita bisogna sempre guardare con un occhio al passato e un altro al futuro… La vita raramente riesce a diventare un bel sogno, più spesso si trasforma in un incubo… La vita è come una lunga strada dritta sulla quale sembra che tutto fili liscio. Ad un certo punto, però, cominciamo a incontrare curve, salite, dossi, tratti dissestati, deviazioni e interruzioni… A proposito di interruzioni…», disse inaspettatamente, «ti dispiacerebbe se mi fermo un attimo? Ho bisogno di bere un po’ d’acqua…».

«Vado a prendertela io».

«Grazie».

 

 

Mi alzai e mi avviai verso la cucina. Zia Laura leggeva una rivista seduta vicino al caminetto.

«Cosa fate di bello nella vostra sancta sanctorum?», chiese non appena mi vide.

«Mio padre è una persona meravigliosa», dissi e subito continuai: «In tre mesi ho imparato e capito tante cose. E ancora ho tanto da apprendere…».

«Tuo padre è una persona non comune, Sandro. E questo lo so da un bel pezzo. Tu», aggiunse, «gli somigli molto. Anche tu ami la cultura come lui».

«È lui che me la sta facendo amare… Ma io non avrò mai la sua cultura e la sua intelligenza… la sua lucidità…».

«Non hai mica la sua età!… Sei ancora così giovane…», disse come per confortarmi.

«Sì, lo so… ma io vorrei imparare, sapere tante cose e vorrei impararle e saperle subito…».

«Con calma, ragazzo mio, con calma. Piano piano si riesce a fare tutto».

«Sì, ma io ho fretta…».

«Parli come se alle tue spalle ti incalzasse qualcuno o come se avessi novant’anni e ti sentissi alla fine…».

«Tu hai ragione, zia, a dire così. Ma il tempo non si è fermato per nessuno…».

«Infatti», ribattè sorridendo, «guarda me come sto invecchiando…».

Sorrisi anch’io abbracciandola le dissi: «Tu non sei vecchia, tu sei una bellissima signorina».

«Ma va… non prendermi in giro…», disse e ritornando seria aggiunse:

«Ascolta, Sandro. Tuo padre mi ha detto che è molto fiero di te e che sei il figlio che voleva. È felice, in questi giorni, per tutte le cose che gli stai chiedendo e perché ha capito che anche tu ami i libri. E tu sai quanto lui ci tenga ai suoi libri. Sai», concluse, «cosa mi ha detto?».

«Cosa?».

«Mi ha detto che se lui morisse anche domani, morirebbe felice sapendo di lasciare in buone mani quella che lui ha sempre considerato la sua più grande ricchezza. Ai beni materiali», concluse, «tuo padre ha dato sempre scarso valore».

«Sono parole belle, quelle che dici, zia. Ma io vorrei che mio padre non morisse mai, lo vorrei sempre con me, vicino a me a darmi i suoi preziosi consigli. Uomini rari come lui», conclusi con commozione, «non dovrebbero morire mai…».

«Dovrebbe essere così, ma purtroppo…», disse con tono malinconico.

Poi aggiunse: «Ora va’ da lui. Va’ che ti sta aspettando».

Riempii il bicchiere e ritornai da mio padre.

«Come mai così tardi?», chiese appena mi vide alzando la testa dal suo diario.

«Ho chiacchierato un po’ con la zia».

 

 

«Quella santa donna…», disse e subito aggiunse: «Debbo molto a mia sorella e io sono particolarmente legato a lei. Tu e la zia siete le due cose più importanti che possiedo e vi amo di un amore sincero».

«Papà», dissi commosso, «siamo soltanto nei tre… A volte mi sento così solo…».

«No, Sandro. Non devi lasciarti vincere dalla tristezza. È vero, siamo solo tre persone, ma siamo tre persone unite, che si vogliono bene sinceramente, senza ipocrisie… pensa se eravamo in dieci e si litigava spesso e ci si voleva bene per modo di dire… La quantità relativa… Non ti nascondo però», concluse con tono amaro, «che il mio pensiero più di una volta corre a tua madre e ai miei fratelli… alle loro vite spezzate…».

Aveva il volto turbato e la fronte aggrottata.

«Scusami, papà… non volevo…», dissi con tono compunto.

«Anche queste cose fanno parte della vita…», rispose serenamente e continuò: «Per ridurre il nostro dolore non dovremmo ricordare. La  memoria è anche sofferenza. Il nostro passato (cioè il tempo già vissuto) costituisce un peso enorme per il tempo presente e anche per quello futuro e così ci rende la vita un po’ triste…».

«Infatti si vorrebbe poter dimenticare, ci si vorrebbe buttare nel fiume Lete per cancellare tutte le cose tristi della nostra vita che ci opprimono quotidianamente…».

«Sì», ribatté, «spesso invochiamo l’oblio, vorremmo uccidere il passato che ci tortura e ci appesantisce la vita insieme al presente… ma come fare, d’altra parte, senza la memoria? Ti ho già parlato dell’importanza della memoria. Senza memoria l’uomo non saprebbe nulla, e non saprebbe far nulla. Parola di Leopardi… Anch’essa», concluse, «come tutte le cose della vita è relativa e ha i suoi aspetti positivi e negativi».

«Lati positivi e negativi in tutte le cose della vita…».

«Sì, figlio mio, e lo scoprirai da te giorno per giorno, un po’ nella vita pratica e un po’ nei libri…».

«Teoria e pratica…».

«Sì, e tu fa’ che esse camminino sempre insieme durante il corso della tua esistenza…».

«L’esistenza…», lo interruppi, «l’esistenza che è così breve e perciò va spesa bene, dandole un senso…».

«Sì, hai detto giusto».

Ci fu una pausa. Poi. Come ricordandomi di qualcosa, dissi: «Non hai ancora finito di leggermi i tuoi pensieri sulla vita…».

«È vero, c’è ancora dell’altro… Mentre tu parlavi con la zia, io ho dato un’occhiata… e… e ho trovato qualche altra frase degna di citazione. Per esempio: la vita è breve e nessuno ne esce vivo. Per questo dovremmo saper consumare il nostro tempo. E ancora: gran parte della nostra vita la trascorriamo dormendo e il resto spendendo quasi sempre male il nostro tempo… Infine, per chiudere, eccoti questa: la vita è una sola; è un bene

 

individuale, il più prezioso che possiedi. Una volta perso, non ritorna più. Per questo, uomo, pensa a spendere nel migliore dei modi il tempo che ti è stato dato…».

«Il tempo che ci è dato…», ripetei guardando nel vuoto. Quindi aggiunsi: «Ma non sappiamo quanto esso sia…».

«Sì, non sappiamo quanto esso sia… Non sappiamo quando il filo sarà reciso…».

«Allora, che fare?».

«Cercare di essere intelligenti… Cercare di gestire bene la propria vita sapendo fare buon uso del tempo…».

«Visto che il vero nemico dell’uomo è la morte…».

«La morte è un dato acquisito sin da quando nasciamo. Sappiamo, dolorosamente, che prima o poi moriremo… Ciò che non sappiamo è come spendere nel modo migliore il tempo a nostra disposizione. Quanti anni passano inutilmente, senza far niente, quasi aspettando che la morte venga a strapparci alla nostra non-vita… La stragrande maggioranza degli uomini», concluse, «non sa vivere il proprio tempo e anzi lo butta e lo spreca in cose vane e banali sicuro e tranquillo che esso sta lì fermo e non trascorre… E invece passa, velocemente ed inesorabilmente e, così, ci si ritrova alla vecchiaia, prossimi alla morte, sconfitti dal tempo che dall’alto della sua invisibilità, come un dio, può sorridere della stoltezza dell’uomo».

«Dunque», replicai, «più che la morte, il vero nemico dell’uomo è il tempo?».

«Sì, Sandro, e solo pochi sono capaci di saperlo vivere veramente. L’uomo», continuò, «ha tanti nemici, ma il nemico più grande che lo perseguita senza sosta, è il tempo, l’inesorabile tempo. Questo mostro invisibile che svela la sua presenza attraverso gli orologi e i calendari… Forse la vita ci sembrerebbe più lunga se non contassimo le ore, i giorni, i mesi e gli anni. Penso spesso», concluse, «alla fortuna degli animali…».

«Già, sono fortunati loro…», constatai e subito aggiunsi: «Gli animali – come ha detto Schopenhauer – non vivono che nel presente. In un eterno presente… Essi non conoscono il tempo, non sanno cosa sia il futuro, né hanno il problema del futuro… Come pure non sentono il peso del passato. Non provano, come noi, il dolore della memoria né hanno il problema di dimenticare e di rimuovere… Non hanno l’inconscio e, quindi, neppure la noia di andare dallo psicanalista o di autoanalizzarsi…».

«L’uomo», ribatté il mio Grande Vecchio, «paga cara, molto cara la sua superiorità, e che sia superiore a tutte le altre creature (nonostante i tanti difetti…) credo che sia un dato incontestabile e indiscutibile…».

«A meno che esistano davvero altri uomini, su altri pianeti, come noi o addirittura superiori a noi…».

«A questo non ci ho mai creduto. Lo ritengo improbabile».

Ci fu una pausa piuttosto lunga. A un certo punto, pensai che era arrivato il momento di dirgli quello che da un po’ di tempo stavo meditando.

 

 

«Papà, me lo faresti un testamento?».

«È già da un bel pezzo che te l’ho fatto. Così, quando sarà, non avrai grossi problemi con la burocrazia, questo mostro dalle mille teste».

«Ma papà, cosa hai pensato?… Io non ti avrei mai chiesto una cosa del genere… Quello che ti chiedo», aggiunsi, «è un testamento spirituale, un testamento morale ricco di consigli e ammaestramenti».

«Non ti bastano queste nostre lunghe conversazioni?».

«Tu non mi basti mai», gli risposi e lessi sul suo volto un grande commozione che gli fece affiorare un leggero sorriso.

«Caro papà, in questi tre mesi (che per me valgono una vita) ho imparato tante cose e le tue parole, così limpide e chiare, sono state per me come i fuochi d’artificio nel cuore della notte: hanno fatto luce nel buio della mia mente fino a poco tempo fa non molto incline a riflettere sui grandi temi della vita. Noi continueremo ancora a riflettere e a discorrere su “quest’‘atomo opaco del male”, sull’“aiuola che ci fa tanto feroci”. Ti auguro di vivere così a lungo da poter essere tu il bastone della mia vecchiaia con la tua preziosa ragione. Quello che ti chiedo nell’immediato», continuai, «è un testamento spirituale, morale: tutto quello che un padre può dire e consigliare a un figlio indicandogli, suggerendogli il miglior ideale di vita e la migliore forma di saggezza. Una specie di prontuario, di vademecum sulla vita da tenere sempre con sé e da consultare facilmente ogni qualvolta se ne senta la necessità. Credo che sia questa la più grande eredità, la più grande ricchezza che un padre possa lasciare a un figlio e che un figlio possa raccogliere…».

Mi guardava con ammirazione. I suoi occhi erano pieni di commozione.

Poi incominciò a parlare.

«In tutto il mondo, probabilmente, l’unico figlio che chiede al padre una cosa così originale sei tu. E come potrei sottrarmi a questo punto? Tu», continuò, «hai una fretta straordinaria di sapere, di conoscere. Una fretta straordinaria di sapere in che cosa consiste la saggezza e il modo migliore e superiore di vivere l’esistenza…».

«Se potessimo disporre dell’eternità, forse non avrei tanta fretta», dissi interrompendolo. Quindi aggiunsi: «Ma il tempo, purtroppo, passa così velocemente e siamo sottoposti alla sua tirannia e io vorrei bruciare le tappe… Vorrei sapere tutto, essere saggio già da giovane per poter essere padrone della vita e del tempo e non sentirmi in loro balia durante il mio “viaggio” su questo mondo. Sono fortunato ad avere un padre come te…».

«Capisco la tua fretta, ragazzo mio. La fretta di essere uomo e saggio subito senza aspettare di diventare vecchio… In un mondo che viaggia così velocemente e così freneticamente la lotta contro il tempo si è fatta più dura. L’uomo moderno – anzi, postmoderno – non ha pace, non ha tregua. Ha fatto bene Milan Kundera a fare l’elogio della lentezza… Io», continuò, «ho impiegato molto tempo per capire in che cosa consistesse la maturità, l’essere uomo, l’essere saggi. Ho impiegato molto tempo per capire qual è il mondo migliore per sconfiggere la paura della

 

 

morte e l’incubo del tempo che passa. Tu hai la possibilità di non arrivare ad una età così avanzata per essere saggio. Con molta intelligenza si può essere saggi anche da giovani. La saggezza è una forma di vita, un modo di essere saggio. Con molta intelligenza si può essere saggi anche da giovani. La saggezza è una forma di vita, un modo di essere nel mondo. La saggezza è una scelta… una scelta di vita. Almeno così la intendo io. E del resto ne abbiamo parlato altre volte e credo proprio che tu abbia ormai capito in cosa essa consista per me, sia in senso pratico che teorico. La mia saggezza non nega la vita pratica,  il mondo fuori da una stanza fatto di donne, di viaggi ecc. Anzi. Ma la forma di saggezza che ci consente di sentirci eterni e immortali in una dimensione che riesce a non farci avvertire il peso del tempo che scorre veloce permettendoci, invece, di sentirci padroni del passato, del presente e del futuro (cioè dell’eternità) questa forma di saggezza è la “vita” che ho cercato di spiegarti finora. Essa ci consente di raggiungere quell’equilibrio, di cui ti ho parlato, che ti fa sentire simile a un dio. Tu vuoi», continuò ancora, «che ti sia lasciato qualcosa di veramente originale ed unico di questi tempi: un testamento-sintesi del mio pensiero, della mia visione del mondo che per te costituisca un modello di vita, un paradigma di saggezza. Ebbene, quanto prima mi metterò a tavolino e scriverò quest’originale testamento. Per me è un onore ed è un fatto assolutamente nuovo. Dopodiché», concluse con un lieve sorriso, «dobbiamo smettere di annoiare il lettore (posto che già non lo sia…). Tanto, noi due abbiamo sempre il modo per ritornare a discorrere sui massimi sistemi del mondo… Se un giorno sceglierai di scrivere (e mi pare di aver capito che ti piacerebbe…), tiene sempre nel dovuto conto il lettore e mettiti nei suoi panni: scrivi sempre come se a leggere dovessi essere tu. Non dovrai mia condurlo a gettar via il tuo libro, ma devi tenerlo saldamente inchiodato ad esso. Anzi, dovrai fare in modo che – una volta arrivato all’ultima pagina – egli dica con dispiacere: “Peccato! Avrei voluto che non finisse mai…”. Ricordati che la tua fama e la tua immortalità sono nelle mani del lettore…».

Lo guardai fissamente con dentro una grande emozione e sul volto un vago sorriso dal quale traspariva un misto di soddisfazione, di commozione e di presentimento. Presentimento di una gloria, di una immortalità che avevo sempre vagheggiato sin dalla fanciullezza e che, durante quei mesi, sentivo che un giorno sarebbe diventata una certezza. Ora – più che prima – sapevo che per raggiungere quella certezza, per vederla realizzata mi occorreva la saggezza, ma non una banale saggezza. Una saggezza speciale, particolare attraverso la quale avrei potuto conquistare l’eternità.

«Papà», dissi, «se le porte dell’eternità mi si stanno schiudendo, lo debbo a te. A te che fino a poco tempo fa mi eri così lontano distante, ma non per colpa tua… La mia più grande colpa», conclusi, «è stata quella di aver perso tanti anni…».

«Non rammaricarti, Sandro. Sei così giovane!… E del resto, hai visto? sono bastati tre mesi, soltanto tre mesi per conquistare tutto il mondo… Ora non devi far altro che pensare all’eternità che ti sta davanti».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

X

 

«Ma sempre odo dietro di me il / cocchio alato del Tempo che mi/ incalza/ e là davanti a noi si stende immenso/ il campo deserto dell’Eternità».

Andrew Marvell

 

«Se il male è il tempo, il bene è il non- tempo, ossia un modo di vivere il tempo».

Ottiero Ottieni

 

«Se riuscirai a riempire ogni volta/ l’attimo inesorabile/ e a dar valore ad ognuno dei suoi sessanta secondi / il mondo sarà tuo allora, con quanto/ contiene,/ e – quel che è più, tu sarai Uomo,/ ragazzo mio».

  1. Kipling

 

Figlio mio, il tempo è il peggior nemico dell’uomo. Il tempo è un carro con le ali i cui cavalli sono continuamente scudisciati da un invisibile cocchiere. Non hanno possibilità di tregua o di sosta e così non ne abbiamo neppure noi. Il ritmo è incalzante e spietato. Fugge il tempo e con esso la nostra vita che non riuscirà mai ad afferrare e a fermare l’attimo fuggente.

Gli uomini sono troppo presi dalle loro faccende per poter riflettere seriamente su un fatto solo apparentemente banale: e cioè, che ogni anno che passa è un anno di vita in meno. Solo alla fine, alla vecchiaia, o quando una grave malattia li pone di fronte alla realtà della morte giungono all’amara riflessione sul tempo passato, perduto e buttato in tante cose inutili e idiote. Invece, se riflettessimo di più sul nostro Grande Nemico (nemico irriducibile!) forse disporremmo meglio di noi e della nostra esistenza. Che è sempre breve, anche se ci fosse dato di vivere cento o duecento anni in buona salute.

Non sappiamo quando moriremo, ma sappiamo almeno che moriremo.

Allora, bisogna saggiamente impostare la nostra vita in base a delle priorità. Innanzitutto, bisogna fare l’impossibile per realizzarci, per realizzare i nostri sogni e i nostri desideri. I condizionamenti e i limiti alla nostra esistenza (e quindi ai nostri sogni) sono tanti e la vita è fatta di trappole e di insidie. Ma anche di vie d’uscita. Più di una volta – ragazzo mio – ti potrà capitare di finire dentro una bottiglia come la «mosca di Wittgenstein»: la tua abilità consisterà nel saper uscire dalla bottiglia… La vita, in fondo, non è né brutta né bella, è semplicemente imprevedibile e in questo gioco dell’imprevedibile e del caso devi metterci il bene e il male, la gioia e il dolore… E, perciò, potrai essere felice o infelice. La felicità non

 

 

esiste allo stato assoluto, come non esiste null’altro su questo mondo vecchio e sempre uguale a se stesso… E dunque, quando avrai fatto in modo da poter raggiungere una felicità almeno relativa, avrai già ottenuto tanto e ritieniti fortunato. In fondo, la felicità non consiste se non nel vedere realizzati i sogni e i desideri che abbiamo sempre avuto nella testa e nel saperci accontentare e godere delle occasioni positive che la vita ci offre. In fondo, la felicità non consiste se non nel vedere realizzati i sogni e i desideri che abbiamo sempre avuto nella testa e nel saperci accontentare e godere delle occasioni positive che la vita ci offre. In fondo, la felicità non consiste se non nel raggiungimento di uno stato di serenità e di tranquillità. La tranquillità è tutto ed è, dunque, questa la più grande conquista. Una volta trovata, raggiunta la tranquillità vuol dire che sei riuscito a trovare il baricentro, quel baricentro di cui più di una volta ti ho parlato. Trovare il baricentro non è sempre facile e l’equilibrio può risalire instabile…

Occorre molta saggezza, molta avvedutezza e, soprattutto, tanta cultura.

La cultura è la cosa più importante della vita e un uomo senza cultura è come un morto che cammina. La cultura ci aiuta a comprendere meglio cose, uomini e situazioni. La cultura è come una lente d’ingrandimento. La cultura ti apre le porte e un uomo colto è sempre più tenuto in conto di uno ignorante. E il mondo di oggi, la società postmoderna in cui viviamo tende – più d’ogni altra precedente – a relegare chi non è, chi non ha e chi non sa ai margini della vita. Ricordati che il mondo si fa sempre più spietato e che in questa economia globalizzata e computerizzata più che mai sapere è potere. Bacone lo aveva capito bene già alcuni secoli prima di noi…

Dunque, dovrai studiare e leggere tanto. Studiare e leggere con gioia e curiosità. Ogni giorno dovrà essere una conquista. E così amerai tanto la cultura da non poterti staccare da essa. Se oltre a leggere riuscirai anche a scrivere (come dici di volere) allora il mondo sarà tutto tuo e sentirai di poterlo abbracciare e comprendere interamente dentro di te. La tua condizione ti apparirà simile a quella di un dio. Poter sentir dentro di sé tutta l’eternità – quella che c’è stata prima che tu nascessi, quella di cui sei cosciente ora e che vivi al presente e quella che sai che ci sarà anche dopo di te – è quasi come raggiungere l’immortalità sapendo che, comunque, sei mortale. L’immortalità è una sensazione, è uno stato d’animo che solo la cultura ci consente di provare, di vivere… La cultura ci fa sentire leggeri, ci alleggerisce il fardello della vita, ci consente la sospensione del dolore e ci toglie la paura della morte facendoci vivere in una dimensione extratemporale, pur restando in questo mondo, in mezzo a tante vite e a tante storie. La cultura è l’unica cosa che ci consente uno sguardo quasi divino sulle miserie di questo mondo. Ci consente di vivere il tempo fuori dal tempo facendo della nostra esistenza qualcosa di veramente grande e unico nell’universo. Perché l’uomo non è grande quando vive il tempo secondo gli orologi e i calendari, ma quando lo vive nella sua coscienza, nel

 

 

suo mondo interiore. E ciò si realizza con la cultura, con la letteratura, con l’arte…

Man mano che andrai avanti negli anni, sarai forgiato e temprato dall’esperienza e ne vedrai di cose storte durante il tuo cammino… Cose storte perché storto è l’uomo e sarà difficile raddrizzarlo… Dovrai avere molta capacità di sopportazione e quando ti succederà di sentirti oppresso da troppa realtà, allora chiuditi nella tua cameretta, in mezzo ai tuoi libri e vedrai che troverai pace, una tranquillità e una gioia che solo loro possono darti. Se deciderai poi di prendere moglie, allora non posso che augurarti tanta fortuna: mai come oggi, con le donne occorre avere fortuna. La donna è molto importante nella vita di un uomo, tanto da condizionarne la realizzazione. Essa può fare di te un grande uomo, come può farne un miserabile…

Ragazzo mio, essere uomo nel vero senso della parola è la cosa più difficile che ci sia al mondo, e forse oggi gli uomini sono ancora alla preistoria: chissà quando inizierà la vera storia dell’umanità… Ma anche in mezzo a questa preistoria un uomo può essere un Uomo e può riuscire a elevarsi su tutte le miserie e le sciocchezze umane. Io non sono il credente che, sorretto da una indistruttibile fede e puntellato da solide certezze, può inculcarti un modo di vivere e una visione del mondo indiscutibili e incontestabili. Sarebbe così facile per me!… E anche dalla mia posizione di non credente non voglio inculcare o imporre niente a nessuno: la vita e le scelte di vita non si impongono. Si può, al massimo, consigliare o suggerire. Ognuno deve essere padrone della propria esistenza, padrone di gestire la propria vita come desidera, secondo i propri desideri, i propri sogni, le proprie speranze, le proprie idee, la propria cultura. Dunque, tu sei libero di vivere come meglio ti pare, cercando di evitare – per quanto puoi – gli inevitabili condizionamenti. Ma non potevo sottrarmi – vista l’originale richiesta – di lasciarti, a futura memoria, questa sintesi della mia visione del mondo, della mia weltanschauung sotto forma di testamento spirituale, morale, culturale. E, dunque, quand’è che sarai un uomo e quand’è che potrai sentirti superiore alla morte e al tempo? Quando avrai capito:

 

che più di una volta potrai essere preso dalla disperazione ma sarai capace di dominarla e di far prevalere la speranza e la fiducia nella vita…

che non potrai mai essere totalmente te stesso per colpa degli altri, delle convenzioni o dei pregiudizi sociali ma tu vorrai vivere sempre così come pensi…

che nella vita spesso riescono a farsi strada coloro che non valgono e che non sono niente ma tu non ne proverai invidia…

che con il denaro puoi comprare ogni cosa ma tu lo considererai sempre uno sporco e vile metallo e non vorrai appartenere alla folta schiera di chi ne fa un dio…

 

 

che il denaro è l’unico dio di questa terra, quello veramente assoluto, né cattolico né musulmano e neppure protestante, al quale tutti si piegano in religiosa sottomissione e in ascetico abbandono ma tu rifiuterai sempre di genufletterti ai suoi piedi…

che questo è un mondo che compra e vende tutto, anche l’uomo, e tu ne proverai disgusto e disprezzo…

che questo è un mondo che tutto consuma e tutto getta ma che non ti farai né consumare né gettare…

che la vita senza la libertà è un’ipocrisia e che l’ipocrisia è uno dei grandi mali dai quali non vorrai mai essere contagiato…

che la coerenza è tra le cose più difficili che ci siano su questo mondo ma tu cercherai sempre di far seguire i fatti alle parole… che la dignità dell’uomo è calpestata ogni giorno e tu ti indignerai sempre contro chi la calpesta…

che è giusto indignarsi contro un mondo indegno…

che gli uomini sono uguali solo sulla carta e tu sognerai un mondo in cui lo siano nella realtà e nei fatti…

che la verità è sull’orlo del precipizio e che c’è sempre qualcuno che le dà una spinta…

che il delitto è ordinaria amministrazione e che il castigo esiste più per gli innocenti che per i colpevoli…

che questo è un mondo in cui nulla è più sacro e niente è più peccato e che tutto ormai è profanato e dissacrato…

che l’ingenuità e l’innocenza non hanno diritto di cittadinanza in un mondo così perfido e colpevole…

che   è   più   alla   bellezza   che   si   perdona   tutto   ma   non all’intelligenza…

che questo è un mondo in cui l’onestà e la bontà non pagano eppure per te saranno sempre le traiettorie della tua vita…

che la menzogna trionfa ma tu ti batterai sempre per la verità…

che potrà succederti che il desiderio e l’entusiasmo vengano meno ma tu non smetterai di desiderare e di entusiasmarti…

che essere giovani non vuol dire rovinarsi la vita con la droga o il delitto…

che il lavoro è una dura necessità che ci consente di condurre una vita onesta e decorosa…

che viviamo in tempi in cui non si riesce a distinguere il galantuomo dal lestofante…

che tra le cose più orribili della vita c’è quella di poter decidere della sorte di un nostro simile…

che il vero potere consiste nel possedere le coscienze e non i copri, ma tu proverai sempre orrore e nausea per un simile potere…

che ciò che veramente conta è la nostra coscienza e fari sempre in modo d’averla pulita e limpida…

che sbagliando non si può anche non imparare…

che il potere più bello e più grande sarebbe quello di distruggere il potere…

 

 

che la sconfitta è tra le cose più insopportabili della vita e tu fari di tutto per evitarla…

che la storia si prende le sue rivincite e che gli sconfitti di ieri possono essere i vincitori di domani…

che l’intelligenza e la lucidità possono essere fonte di sofferenza ma ci consentono di stare su di un gradino più alto rispetto a chi vive nella mediocrità…

che il tuo amico domani non è più tale perché per lui tu eri un valore relativo…

che gli uomini sono un po’ tutti opportunisti ma tu non vorrai né usare né essere usato…

che il mondo è pieno di mediocri e che la genialità e la mediocrità hanno in comune solo l’accento…

che le cose più difficili da realizzare sono proprio le cose più semplici come l’amore, la libertà, la giustizia, la verità e l’uguaglianza tra gli uomini…

che la guerra è la peggiore delle invenzioni umane e tu sognerai sempre un mondo in pace…

che il gioco della vita è fatto anche di giochi al massacro e di torture anche psicologiche…

che gli altri possono essere il nostro bene e il nostro male, la nostra disperazione e la nostra solitudine eppure non smetterai mai di sperare nell’uomo…

che i momenti tristi superano di gran lunga quelli felici e te ne farai una ragione…

che il dolore e il piacere sono entrambi due forme di conoscenza che ci rendono più consapevoli del mondo…

che lavorare è una cosa e creare un’altra e saprai sempre distinguere questi due verbi…

che nella vita occorre saper guardare le cose da ogni lato e non da uno solo…

che nella vita si possono commettere errori nella tattica ma è meglio evitarli nella strategia…

che per tutti arriva il momento in cui inizia il conto alla rovescia… che a contatto con la realtà si possono prendere delle scosse anche del decimo grado della scala Percalli…

che l’uomo vive anche di dolorose memorie e che ricordare può uccidere…

che l’anno nuovo non è altro che il proseguimento dell’anno vecchio…

che l’unico modo per dimenticare è morire eppure non vorrai né dimenticare né morire…

che il passato non esiste più eppure sai che ci sarà sempre e che può anche avvelenarci la vita…

che la vita potrebbe impedire la realizzazione dei tuoi sogni ma tu lotterai sempre per essi…

che la vita non smetterà mai di sbalordirti e tu vorrai viverla con avveduto stupore…

 

 

che la vita è un labirinto nel quale non sappiamo raccapezzarci ma tu farai di tutto per venirne sempre a capo…

che l’uomo non è solo una cosa ma tante cose e che la realtà non è solo una ma tante e tu sarai capace di comprenderli…

che entrare nel cuore degli uomini è tra le cose più difficili di questo mondo ma tu cercherai sempre di sondarlo e di capirlo… che la felicità è relativa ma per consiste nel fare ciò che hai sempre sognato di fare…

che la vita è assurda e senza senso eppure tu vorrai darle un senso…

che il mondo nessuno vuol salvarlo o cambiarlo ma tu lo sognerai sempre diverso e migliore…

che la vita è un inutile affannarsi perché tanto, alla fine, tutto perirà ma tu preferirai affannarti…

che l’uomo può essere tutto e capace di tutto e tu sognerai che un giorno sia capace solo di costruire un mondo migliore… che il sogno è vita, che sognare è bello e che un uomo senza sogni vale ben poco…

che nella vita tutto può cambiare e che di stabile e di sicuro c’è poco o niente, eppure tu cercherai sempre delle certezze almeno dentro di te e sempre cercherai di essere te stesso…

che indietro non si torna, che il passato non si può cambiare e tu guarderai sempre in avanti pur non dimenticando…

che tra il vecchio nuovo spesso non corre molta differenza…

che non solo il cuore ma anche la ragione ha le sue ragioni e tu saprai agire con ponderatezza…

che non solo il cuore ma anche la ragione ha le sue ragioni e tu saprai agire con ponderatezza…

che la vita è fatta di tristezze e di umane miserie e tu le osserverai dall’altro della tua superiore saggezza…

che il male su questo mondo la fa da padrone e tu preferirai subirlo piuttosto che farlo…

che dalla vita bisogna prendere il meglio che ci può dare… che la vita ti dà e ti prende imprevedibilmente…

che l’amore non è di questo mondo e tu sognerai un mondo in cui gli uomini si amano e in cui la parola «odio» è stata cancellata dal vocabolario…

che il più bell’incanto sarebbe quello di trovarsi un giorno in un mondo che non fosse questo mondo…

che nella vita ci sono dei momenti in cui vorresti persino morire ma tu penserai sempre che respirare è terribilmente bello…

che c’è chi vive più vite e chi neppure una…

che il mondo è quello che è e che gli uomini sono quello che sono  e tu, pur se dolorosamente, li avrai accettati…

che la giornata più perduta è quella in cui non hai appreso niente e farai di tutto per recuperarla…

 

 

che su questa terra vi sono milioni di persone che non sanno neppure come è fatto un libro e tu sognerai un mondo in cui il libro sarà di tutti…

che accanto alla Storia ufficiale c’è anche una Storia parallela e sotterranea che alla gente viene nascosta perché altrimenti si indignerebbe…

che essere dimenticati è tra le cose più spiacevoli della vita…

che la solitudine è la migliore forma di vita in quanto ti consente di uscire dal tuo egoismo e di pensare agli altri, di pensare a tutta l’umanità e alle vie per una possibile salvezza…

che su questa terra tutto è relativo ma per te ci sono degli assoluti ai quali non rinunceresti mai…

che dopo la morte si ritorna nell’assenza e nel nulla di prima che nascessi e tu vorrai che il mondo abbia eterna memoria di te…

che l’illusione dell’immortalità – la sopravvivenza dopo la morte – costa dura fatica a chi l’agogna attraverso l’arte…

che la morte (che molti invocano come liberazione dal male) è una dolorosa necessità che consente di fare spazio a coloro che verranno…

che solo l’arte è la vera medicina per curare la malattia del vivere e tu vorrai la sua dolce cura…

che l’eternità è tutto il passato, tutto il presente e tutto il futuro che verrà e che diventerà presente e poi passato e tu vorresti essere l’eternità o sentirla almeno dentro di te…

che non c’è ricchezza più grande della cultura e tu sognerai che questa ricchezza un giorno sia di tutti…

che la cultura è la cosa più importante della vita e che una vita dedicata alla cultura – anche se brevissima – è, in fondo, più lunga di una di cento anni trascorsa senza aver mai aperto un libro…

che vivere intensamente non è solo uscire, viaggiare e avere più di una donna…

che la vita e la morte sono sinonimi del tempo e che ogni giorno che passa è un giorno di vita in meno…

che ogni giorno conviviamo con la morte e che perciò occorre saper consumare la vita e tu vorrai spenderla bene…

che ciò che più conta nella vita è saperla vivere con saggezza e tu vorrai essere saggio…

che gli anni passano davvero e dopo i trenta e i quaranta essi precipitano inarrestabilmente verso la vecchiaia (quando si ha la fortuna di arrivare alla vecchiaia…)…

che la cultura può rendere la nostra esistenza più problematica e che ci può far soffrire in quanto ci rende più consapevoli, ma nonostante questo essa sarà sempre per te la vera gioia e la più grande felicità della vita…

che il tempo non è solo relativo o una mera illusione, ma è qualcosa di reale scandito dalle lancette degli orologi e dalle pagine dei calendari…

 

 

che il tempo è un’astrazione concreta che ci costringe a vivere la vita come una corsa affannosa e ci condanna prima alla vecchiaia e poi alla morte ma tu vorrai viverlo più dentro di te che fuori di te, quasi come se volessi fermarlo…

che il mondo va avanti anche senza di noi; che la vita, anche se lunga, è pur sempre breve e che l’unico modo per prolungarla, per renderla simile all’eternità consiste nel vivere il tempo come tempo interiore, come tempo della cultura, come tempo della letteratura (che io considero la vita che resta dopo che tutti sono morti)…

 

Quando avrai capito tutto questo, allora, figlio mio, vorrà dire che finalmente hai trovato il baricentro e con esso la saggezza e la maturità senza dover giungere alla vecchiaia. Il mondo non ti farà più paura e anzi sarà tutto tuo perché potrai abbracciarlo e comprenderlo nel suo passato, nel suo presente e nel suo futuro. Non avrai più paura della morte e non ti farà più paura sentire dietro di te il cocchio alato del tempo che incalza veloce.