Alto Jonio-14/02/2019: Sanità: vietato farsi curare fuori regione

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Sala Operat. (Rep.)

ALTO JONIO Sanità in Calabria: con l’approvazione del regionalismo differenziato che arriva in Parlamento nella giornata di domani, 15 febbraio 2019, se sei ammalato e devi farti curare, lo devi fare nella tua regione e, se vuoi andare fuori dalla Calabria, devi pagare e metterti in lista d’attesa! Tutti insieme appassionatamente, infatti, a cantare l’inno di Mameli quando gioca la Nazionale o quando “la rossa” vince un Gran Premio, ma poi ognuno per sé, ognuno assoggettato al proprio destino, a dispetto dell’appartenenza alla stessa nazione. E’ quello che succederà, come pochi, soprattutto a sinistra, hanno capito, se andrà in porto la cosiddetta autonomia differenziata richiesta dalle regioni più ricche d’Italia (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) a danno delle Regioni più povere come la Calabria, che continua ad essere la Cenerentola del Bel Paese e che lo diventerà ancora di più se sarà approvata quella che molti esperti neutrali giudicano una riforma costituzionale camuffata. Tanto per andare sul pratico: il disegno di legge all’esame del Parlamento, che introduce il regionalismo differenziato promosso e sostenuto dalla Lega di Salvini, concede a queste regioni, e a quelle che lo chiederanno in futuro, l’autonomia finanziaria in diversi settori della vita pubblica, tra cui la sanità, la sicurezza, l’istruzione…per cui i calabresi, che purtroppo hanno l’ospedale più grande e più funzionale fuori regione tanto che la Calabria ogni anno paga 320milioni di euro di migrazione sanitaria passiva, se vogliono curarsi e/o farsi operare fuori dai confini regionali, devono pagare e, anche pagando, devono mettersi in lista d’attesa perché prima devono essere assistiti e curati i cittadini indigeni. Detta così, la cosa, sembra una provocazione, ma nei fatti si tratta di un tentativo malcelato di fare violenza alla Carta Costituzionale, smembrare il Paese e azzerare l’uniformità dei diritti per tutti i cittadini della stessa Nazione, a prescindere dalla loro origine, dalla residenza e dal portafoglio. Se questa scellerata legge va in porto, viene azzerato, in buona sostanza, il principio di quella solidarietà nazionale tanto cara ai padri costituenti e finora mai messa in discussione, secondo cui chi è più ricco contribuisce ad assicurare assistenza sanitaria, istruzione, sicurezza e servizi a chi è più povero. Povero sì, ma che comunque, paga le tasse in proporzione al suo reddito. Se questo disegno di legge si farà strada a non verrà fermato da chi al Sud ha preso una barca di voti, in Italia verrà praticamente cancellata una delle più grandi conquiste di civiltà del nostro Paese e cioè il sistema sanitario nazionale, basato su principi solidaristici e universali che finora hanno garantito cure uguali per tutti, con oneri a carico dello Stato. In particolare nella sanità, attraverso il meccanismo invocato, di trattenere per sé le proprie entrate fiscali, queste regioni avrebbero, di fatto, il diritto di stabilire in completa autonomia i propri LEA (i livelli essenziali di assistenza), di scegliere i medici, di stabilire il tariffario e di organizzare la propria rete ospedaliera in funzione solo delle esigenze sanitarie dei propri cittadini. Ovviamente per i calabresi, che in forza del loro basso reddito pro-capite dispongono di un gettito fiscale molto limitato, la forbice della diseguaglianza si farebbe “ope legis” (per legge) più ampia e più iniqua. Che fare? Come se ne esce? Innanzitutto facendo argine, senza se e senza ma,  contro il reiterato tentativo di queste Regioni di voltare le spalle al Sud e di andare per la propria strada facendo fronte comune al di là dell’appartenenza politica. In realtà, a pensarci bene, si tratta di rigurgiti secessionisti della Lega presentati sotto forme diverse e subdole: in realtà si guarda a tutto il Paese per prendere i voti e per governare ma poi sul piano pratico si fanno due pesi e due misure. E’ bene che questo lo sappiano non solo quelli che stanno all’Opposizione, che pensano solo a litigare ed a dividersi in mille rivoli, ma anche quel partito di Maggioranza che al Sud ha fatto le sue fortune e che rischia di appiattirsi sulle posizioni ormai egemoni del Capitano.

Pino La Rocca