Amendolara-22/02/2019:   Un racconto di Salvatore La Moglie: Lo scherzo

  Un racconto di Salvatore La Moglie: Lo scherzo

 

Salvatore La Moglie

Qui di seguito proponiamo la lettura del racconto Lo scherzo, più volte premiato, in cui il tema è il femminicidio dovuto, sì alla gelosia possessiva del protagonista ma, anche, a uno squallido scherzo  messo in atto da due amici che intendevano fare una beffa, uno scherzo, appunto, al loro conoscente. Si tratta di una storia vera, realmente accaduta in un paesino della Calabria. La redazione de La Palestra vi augura buona lettura.

  Lo scherzo

                                                     

                                                         

 

Erano almeno un paio d’ore che Lorenzo stava in cantina con gli amici a chiacchierare, giocare a briscola e a bere un po’ di vino. Lo faceva quasi ogni sera al ritorno dal suo lavoro di guardiano dei terreni che si trovavano sotto il paese. Parcheggiava lì vicino la sua vecchia moto e, con fucile da caccia sulla spalla destra, entrava e si metteva quasi sempre al solito tavolo. Il cantiniere lo conosceva da una vita e conosceva anche le sue abitudini. E’ vero che alzava un po’ il gomito ma era un brav’uomo e, se sapevi prenderlo, ti dava il cuore ed era capace di battersi per te se ingiustamente venivi molestato dall’attaccabrighe di turno.

Stava chiedendo un’altra bottiglia all’amico cantiniere, quando entrarono due compaesani che ben conosceva e che non è che gli piacessero tanto, anzi, quando poteva li evitava. I due, prima di entrare, avevano confabulato tra di loro. Avevano visto la moto parcheggiata e, quindi, avevano capito che stava dentro a bere e a giocare con gli amici di sempre.

«Glielo vogliamo fare uno scherzo al nostro vecchio amico, che dici?»,  domandò Alduccio a Tonino.

«Sì, facciamoglielo. Ogni tanto uno scherzo fa bene, no?».

«Eccome no!  Fa bene!, fa bene!…».

«Ma cosa ci inventiamo?», chiese Tonino.            

«Ora ci penso… aspetta», rispose mettendosi la mano destra tra labbra e mento. Dopo un po’ aggiunse: «Ah, ecco, ci sono!».

«Bene, bene… Vediamo di che si tratta», disse Tonino fregandosi le mani e con un sorriso sulle labbra.

«Ci avvicineremo al tavolo e lo chiameremo dicendogli che abbiamo qualcosa da dirgli. Poi… poi avrà la bella sorpresa…».

«E cosa?».

«Gli diremo che la sua bella Rosina se la sta spassando con un altro…».

«Ma è micidiale!… L’ammazzerà di botte!…».

«Ma no!… Noi, dopo averlo un po’ fatto arrabbiare, gli diremo che è stato solo uno scherzo… che volevamo vedere come reagiva e lo invitiamo a giocare e a bere con noi…».

«E se… e se la prendesse a male… e ci venisse addosso?… Tu lo conosci: è buono e caro ma se s’arrabbia son dolori… diventa una bestia…».

«Non aver paura», lo rassicurò Alduccio e aggiunse: «Lascia fare a me, tu stai lì solo per rendere la cosa credibile. Poi ci faremo tutti delle grandi risate, vedrai…».

«Speriamo bene…», replicò Tonino con non molta convinzione.

Dunque, i due salutarono il cantiniere e poi tutti gli altri assidui frequentatori della cantina  e si avvicinarono al tavolo  dove stava Lorenzo che, in quel momento scherzava e rideva.

   «Ehi, Lorenzo, come siamo allegri, stasera!»,  gli disse Alduccio con un finto sorriso  e guardando Tonino.

   «Sedetevi, se volete, che facciamo due chiacchiere», rispose Lorenzo per pura cortesia.

    «Ti ringrazio, Lorenzo, ma non ho molto tempo e…poi… ti dovrei parlare…».

   «A me?», fece meravigliato Lorenzo che subito aggiunse: «E cosa mi devi dire?».

   «Ma… davvero… non so se è il caso di dirtelo qui…».

   «E cosa sarà mai!… Ma dillo pure, non ti preoccupare».

   «Ma no… è meglio se…».

   «E va bene» , rispose Lorenzo, «andiamo fuori».

 Una volta fuori, Lorenzo disse ad Alduccio: «E allora, cosa c’è?».

    «Ebbene… io… cioè noi…ci dispiace dirtelo… ma…».

    «Ma cosa?», replicò con voce grossa Lorenzo, che stava già alterandosi di fronte alle parole sibilline di Alduccio.

  «E va bene… sarò chiaro…Mi dispiace dirtelo, Lorenzo, ma mentre tu sei qui… tua moglie…».

 «Mia moglie cosa?», disse Lorenzo col viso rosso e avvampato di vino e di rabbia.

 «Tua moglie…ti fa le corna».

 «Cosa?… Stai attento a quello che dici…».

 «Lorenzo… mi dispiace… ma l’abbiamo visto noi con questi occhi…mentre passavamo da casa tua… Abbiamo visto uno… un forestiero… non è di qua… uno che è entrato a casa tua e che c’è stato… (noi siamo stati da quelle parti per un bel po’…) c’è stato almeno un’ora…».

 «Cosa? Mia moglie mi ha tradito?… Non posso accettarlo!… Adesso faccio un macello!… Prima ammazzo lei e poi ammazzo lui… perché mi dovrà dire chi è…».

   Dette queste parole, Lorenzo, che era pieno d’ira, si mise il fucile sulla spalla e accese la moto.

   Alduccio e Tonino, nel vedere che lo scherzo stava per trasformarsi in tragedia, cercarono di fermarlo dicendo, quasi all’unisono: «Lorenzo, fermati! Dove vuoi andare?… Guarda che è tutto uno scherzo… abbiamo scherzato…».

   Ma non ci fu nulla da fare. Lorenzo si era ormai avviato con la moto verso la propria casa, che distava dalla cantina un tre o quattro chilometri.

Arrivato, trovò sua moglie che faceva i suoi soliti servizi e aveva già preparato – da quella buona e paziente moglie che era – la cena per il marito. Il quale, però, imbestialito e accecato dalla gelosia, cominciò ad urlare e a sbraitare contro la poveretta che non riusciva a capire come mai fosse così furioso.

   «Dov’è?… Dov’è il tuo amante, traditrice?!… Come hai potuto farmi questo?!…E io che ti ho voluto tanto bene!… ».

  «Ma cosa dici… cosa dici, marito mio!… Io non ho fatto niente…niente!».

«Me l’hanno detto…Ti hanno visto… Hanno visto entrare un uomo…».

«Ma non è entrato nessuno… stasera, qui, c’è stato solo mio padre, te lo giuro!…».

«Non giurare!…Non giurare!… Dimmi solo la verità… dimmi chi è lui…».

«Non ti dico nulla…non ti dico nulla», ribattè  sconvolta la povera donna, «perché non ho nulla da dirti… non so cosa ti sei messo in testa…».

«E va bene», rispose Lorenzo sempre più accecato dall’ira e dalla gelosia. Prese il fucile che aveva appoggiato sulla prima sedia che aveva trovato vicino a lui e lo puntò contro la sventurata donna. Partirono due colpi che finirono sul petto e la fecero crollare in men che non si dica.

Lorenzo, quando vide la sua amata Rosina per terra e piena di sangue, puntò gli occhi verso il soffitto e gettò un urlo disperato: «Dio mio, cos’ho fatto!?… Ho ucciso mia moglie!…Io che le volevo così bene…Aiutatemi!…Aiuto!…Aiuto!…».

Intanto, gli spari e le urla erano stati sentiti nel vicinato e la gente aveva cominciato ad accorrere e ad entrare in quella casa dove, per uno squallido scherzo, era avvenuto un atroce delitto.

 Lorenzo, piangendo grosse lacrime, si era buttato d’istinto sul corpo senza vita della povera donna cercando di rianimarla, nella vana speranza di poterla riportare in vita. Ma l’innocente donna giaceva lì sul pavimento e nulla era più possibile per farla ritornare su questa amara terra, dove spesso gli uomini giocano con le vite degli altri e si divertono a fare gratuitamente del male ai propri simili, magari per noia o per scherzo.