Trebisacce-18/05/2019: Calcio:IL MODELLO INGLESE (di Francesco Cozzo)

_Francesco Cozzo

IL MODELLO INGLESE (di Francesco Cozzo)

 

Nel 2003, a Manchester, il Milan e la Juventus si contesero la Champions League. Fu l’apoteosi del movimento calcistico italiano, che all’epoca rappresentava un esempio virtuoso e vincente.

Da allora, però, soltanto due volte una squadra del nostro Paese ha conquistato il trofeo più prestigioso. Quattro anni dopo essere usciti vittoriosi dalla sopracitata sfida disputata nella città dei Simply Red e degli Oasis, i rossoneri si imposero ad Atene. Nel 2010, a Madrid, l’Inter seppe rinverdire i fasti di un passato glorioso e tornare sul tetto d’Europa.

Nella seconda competizione continentale, invece, non trionfiamo dal 1999, quando il Parma si aggiudicò la vecchia Coppa UEFA.

Due modelli di calcio hanno recentemente dominato la scena. Quello spagnolo è stato imitato con pessimi risultati da alcuni allenatori italiani, i quali hanno provato in modo ossessivo a puntare sul tiki-taka, finendo per snaturare le caratteristiche che ci hanno consentito a lungo di ottenere successi: attenzione difensiva, capacità di occupare gli spazi e ripartenze veloci.

Sarebbe stato opportuno, al contrario, trarre maggiore ispirazione dall’Inghilterra, non tanto dal punto di vista tecnico o sotto il profilo tattico, quanto a livello di organizzazione, strutture e cultura sportiva. A quelle latitudini, infatti, gli stadi – rigorosamente di proprietà dei club – sono sempre pieni di tifosi, rappresentano reali luoghi di aggregazione e soddisfano ogni tipo di necessità. La nuova casa del Tottenham, per esempio, è dotata perfino di un ristorante stellato e di un birrificio.

Anche gli inglesi, in passato, hanno avuto problemi: violenza e disordine erano quasi all’ordine del giorno, prima che Margaret Thatcher assumesse decisioni forti e cambiasse il corso della storia.

Si fa sempre in tempo a migliorare, insomma, ma ormai dobbiamo accelerare e voltare pagina, abbandonando idee vetuste e superando gli ostacoli della burocrazia.

In Italia, gli impianti davvero moderni e accoglienti sono pochissimi. La società più lungimirante è stata la Juventus, trasferitasi allo Stadium sin dal 2011: non a caso, negli ultimi anni, i bianconeri hanno collezionato una notevole quantità di titoli in campo nazionale e sono andati a un passo dalla conquista della Champions in un paio di circostanze.

Alcuni club si sono successivamente accodati, altri stanno cercando di fare altrettanto. Nell’era in cui viviamo, l’unica strada percorribile passa attraverso la costruzione di strutture in grado di garantire elevati ricavi, se il nostro calcio vuole tornare a essere l’esempio virtuoso e vincente di un tempo che fu.

 

Francesco Cozzo