Alto Jonio-03/06/2019: Prima domenica di giugno si rinnova la devozione per la Madonna

Mad. d Pollino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con il simulacro della Vergine Santa verso il Santuario della Madonna del Pollino

                                                                                                                              di Giuseppe Rizzo

Come avviene ormai ogni anno, nella prima domenica di giugno, il simulacro della Madonna di Pollino, tra la folla dei suoi devoti, viene portato dalla Chiesa San Vincenzo di San Severino Lucano (PZ) al Santuario situato nell’alta montagna. E così è stato ieri domenica 2 giugno. Partiamo alle ore 5.00 da Trebisacce percorrendo la Fondovalle del Ferro, Oriolo, Cersosimo, Terranova, dove prendiamo un caldo caffè. Procediamo verso Casa del Conte, fontana di Acquatremola, riprendiamo discesa delle Mezzane. Ci troviamo in un paesaggio meraviglioso: i faggi e i carpini sono ormai pieni di nuove foglie, nelle piccole “massete” spuntano meravigliose orchidee color fucxia e le bianche margheritine, i pampini delle vitalbe si allungano sui rami degli alberi. Il biancospino si distingue con il suo bianco candore. Il Pollino ci sta sempre nel cuore. La Madonna di Pollino richiama numerosi devoti. Incontriamo anche alcuni madonnari di Viggiano, dove c’è un altro famoso santuario sul monte.  Dopo la messa delle 6,00, la statua della Madonna viene trasportata in processione fino alle Mezzane, sostando nelle tre frazioni: Mezzana Torre, Mezzana Salice e Mezzana Frido. C’è anche Mezzana Cianci, ma è la frazione più piccola. Un giovane sacerdote guida la processione e raccomanda quando si deve recitare il rosario e quando si può suonare. I Fratelli che portano la giubba celeste e il fazzoletto color granata al collo, sono i più assidui collaboratori di questa grande festa. Ci dicono che questa specie di Confraternita la fece costituire don Vincenzo Orofino, oggi vescovo di una diocesi lucana. I componenti sono di San Severino, Viggianello, Terranova, Chiaromonte, Rotonda e di altri paesi vicini. La banda musicale è diretta dal maestro Calvosa, di Laino Borgo. La statua viene portata anche dai pellegrini che arrivano da fuori: “lo fanno per antica devozione ma anche per grazia ricevuta o per grazia da chiedere”, dice uno dei Fratelli. Infatti, c’è tanta gente disabile, malata e col viso sofferente. Anche questa volta assistiamo a devoti che piangono. Piangono anche due giovani suonatori di zampogna. Ci sono giovani e donne che cantano ad alta voce, la più accorata “votàta” alla “Santa Vergine del Pollino”. Noi, la Madonna la incontriamo a metà percorso, vicino Mezzana Torre. Le case dei tre piccoli borghi sono ornate di fiori; questa laboriosa gente del Pollino ha già preparato gli orticelli per i fagioli, per i pomodori e per il granturco. La “Madre del Pollino” viene fatta fermare davanti alle case, dove sono tavolinetti coperti di bianca tovaglia, con cesti di dolci, panini e bibite: sono per i portatori della statua, ma possono assaggiare anche gli altri pellegrini. Una gentile signora ci invita: “Sono i nostri dolci di casa; prendeteli”. Una seconda messa viene celebrata nella chiesa di Mezzana Salice. Poi, passando il ponte del fiume Frida, che scorre con fragore, si fa una sosta nel crocevia, vicino al Mulino Jannarelli. Si prevede anche oggi la pioggia, ma è ancora una bella mattinata. Inizia la seconda tappa verso il santuario, e il bel sole si perde. Durante il percorso, commuove tutti i pellegrini quel giovane vestito di nero, con un piccolo crocefisso sul petto, con la barbetta brizzolata e col codino, che porta sul capo una bellissima “cinta”, con l’effigie della Madonna di Viggiano. Cammina e balla a piedi scalzi. Nella chiesa di San Severino, sempre con la cinta devozionale sul capo, si trascina inginocchiato fino all’altare maggiore. Farà così pure all’interno del santuario. Lo avviciniamo, non per curiosità, ma gli chiediamo della sua originalissima “cinta” e del perché di tutto questo grande sacrificio votivo. Non ci dice nemmeno il suo nome, ma con un fraterno sorriso ci fa capire di qualche suo intimo segreto di fede e aggiunge dice che è stato pure alla festa della Madonna del Carmine di Alessandria, è un devotissimo delle varie Madonne. Continua a camminare scalzo anche sulla strada bagnata. Dopo mezzogiorno, come si prevedeva, arriva la pioggia, Ma i Fratelli la portano sulle spalle per tutta la salita, dalle verdi Mezzane, al santuario. Vediamo un’altra donna che cammina, quasi a piedi scalzi, davanti alla processione. Attorno alla statua sono sempre presenti, i giovani suonatori di zampogna, organetto e tamburello. Andrea Miraglia, di Pedali, ha lasciato la scuola a Varese, ed’ è venuto puntuale alla sua festa del cuore. “A Madònna’i Pullìno”, Mentre il carissimo Felice Cutolo è venuto dalla Campania ! Ecco gli altri suonatori: Antonio Labanca e Pietro Lufrano di Terranova di Pollino, Francesco Motta con l’organetto, il figlio di Giovanni Destefano, il biondino, Leonardo Riccardi, Giovanni Tufaro. Nella chiesa del santuario troviamo altri due giovani suonatori: Luigi Liguori di Cerchiara e Salvatore Francomano di San Lorenzo Bellizzi, quindi la zampogna di San Lorenzo, dopo la scomparsa di “zi’ Scepp’i minèstra” non è morta. Ammirate di tutti le due lunghe tarantelle con Giampiero Palazzo di Cerchiara, circondato da belle ragazze. Non sono mancate la fisarmonica di Giuseppe Mutto e la bottiglia a chiave di Micuzzo Basile di Albidona.Leonardo Gatto e Pasquale Grizzuti di Albidona hanno fatto coro con gli altri amici della zampogna. Michele Bono, di Matera, riprende gli aspetti più originali e simbolici di questa festa del Pollino, che inizia nella prima domenica di giugno, prosegue nella prima domenica di luglio e finisce nella seconda domenica di settembre, quando la Vergine del Pollino viene riportata a San Severino. L’americano Thomas Merton, ex giovane ateo e scapestrato, nonchè accanito comunista poi diventato-monaco-trappista, si chiedeva: “Perché deve finire la grande devozione verso la Madre di Dio!?”.

                                                                                            Giuseppe Rizzo L’Altra Cultura