Viterbo-11/06/2019: CORSI E RICORSI STORICI / I garibaldini

 

                                                                                                             Viterbo, 11 giugno 2019

CORSI E RICORSI STORICI

I garibaldini

 

All’indomani dell’Unità d’Italia, la nuova classe politico-dirigente, espressa dai garibaldini manovrati dai Savoia, a loro volta mossi da non si sa bene chi, per far fallire il Banco di Napoli e, dunque, l’intero apparato meridionale, s’inventò i bot o le cosiddette carte monete.

Tali certificati, o “carte di banca” (convertibili in oro e, guarda caso, stampate dalla Banca Nazionale, in mano ad amici e amici degli amici dei garibaldini e dei Savoia, insomma agli ultimi arrivati sulla scena politica nazionale…), prima, vennero acquistati tutti dai pezzi grossi del nord Italia e, dopo, dagli stessi, vennero presentati all’incasso presso il banco di Napoli.

Lo scopo era quello di drenare oro dal sud per portarlo al nord, nella loro banca Nazionale, la quale poteva così tranquillamente continuare a stampare nuova moneta, senza nemmeno rispettare il rapporto 1:3, anzi arrivò a stamparne sino a oltre venti (ripeto 20) volte le riserve auree, tanto chi la controllava? Al contrario del Banco di Napoli che, invece, riceveva continui controlli e vessazioni.

Quando poi, il Banco di Napoli – a causa di tale mirate e reiterate carognate, o concorrenza sleale – si ritrovò isolato, senza più liquidità e senza più un grammo d’oro, ma con tanta carta straccia, ecco che un altro regio decreto mise fuori corso tutti i “bancali” emessi in precedenza, sempre dalla Nazionale e ormai finiti nel Banco, assestandogli così il colpo di grazia finale. Al che, il Banco di Napoli (i suoi vertici) chiese di poter aprire nuove filiali nel resto d’Italia, ma seguirono dinieghi, eccetto uno sportello a Firenze. Non essendo cambiando nulla, i dirigenti del Banco seguitarono a lamentarsi, ma, per tutta risposta, ottennero l’effetto contrario. Un “parlamento finto”, difatti, il 1° maggio 1866, con un R.D., il n.2873, approvò la Legge del Corso Forzoso, pensata appositamente per favorire e tutelare la Banca Nazionale, che stampava moneta e riceveva pure soldi dallo Stato, venti milioni all’anno, anziché pagare per il privilegio ottenuto e dal quale traeva profitto, e penalizzare il Banco di Napoli. In sovrappiù, in seguito ad altre proteste, con fare punitivo, il Banco di Napoli venne addirittura declassato a semplice Istituto. Ovviamente finì in cattive acque. Lo stesso destino toccò al Banco di Sicilia.

Ecco, se non svisceriamo e chiariamo questi fatti, non capiremo mai nulla, e non verremo mai a capo circa le diatribe nord-sud, i pregiudizi, le fesserie raccontate, che hanno contribuito solo a creare una mentalità nazionale distorta; né potremo mai diventare un Paese serio, solidale, veramente unito, temuto e rispettato da tutti. Talché, eternamente in conflitto fra noi, divisi, litigiosi e spocchiosi come siamo, continueranno a prenderci tutti in giro,.

E’ sin troppo facile, a questo punto, immaginare come andarono a finire le cose.

Questa la vera causa – direi mai presa in seria considerazione per trovare soluzioni ottimali per rimuoverla…- del fallimento del sud, della nascita della famosa e irrisolta “Questione Meridionale” e, dunque, dell’arretratezza del nostro meridione, in sintesi di un’Italia a due velocità. Questo, però, sia chiaro, avvenne non per cause strutturali o, come si suol dire, congiunturali, legate cioè al mercato o all’incapacità dei quadri dirigenti meridionali, ex borbonici, come ci hanno sempre raccontato e tramandato con la favolistica post-unitaria, o per millantate ragioni patriottiche, tutt’altro, ma, al contrario, il declino del sud – dal quale poi non si è mai ripreso, anche perché simili errori sono stati ripetuti dopo la prima e la seconda guerra mondiale… – avvenne per via di una precisa volontà o miopia politica, o cabina di regia occulta, poco Unitaria e poco patriottica, portata avanti dalla nuova classe politico-dirigente, diciamo classista (laddove i privilegi di qualcuno doveva necessariamente pagarli qualcun altro…); nuova classe politica, per lo più del nord Italia, finita quasi casualmente e paradossalmente a capo del neonato stato nazionale; paradossalmente in quanto è diventata tale proprio grazie ai meridionali. E parliamo di una classe politico-dirigente che ha rappresentato indegnamente lo stato unitario. A tal proposito, per capire chi fossero i parlamentari del tempo, si rimanda alla lettura de “I moribondi del Palazzo Carignano”, di Ferdinando Petruccelli della Gattina, giornalista e politico, edito nel 1862. E, anche, per tutta una serie di scelte di politica economica a dir poco scellerate operate in seguito e tenute tutte ben nascoste, nonostante le molteplici inchieste parlamentari (a questo punto direi finte, inutili, delle vere farse…), condotte in seguito, abbiano evidenziato tutte le criticità e le sperequazioni esistenti nel Paese, e qui appena accennate. E parliamo di un Paese nato con gravissimi vizi di forma. Forse, chissà, si agì in tal modo, tacendo cioè la verità, non – come si racconta – per motivi patriottici, ma per evitare disordini e ribellioni dei popoli meridionali; pensiamo ad esempio al Brigantaggio che, in realtà, fu una naturale reazione all’inganno Unitario. Reazione che, però, venne soffocata nel sangue. Pensate, vennero impiegati 130 mila uomini del Regio Esercito Italiano contro 12 mila “briganti”! Briganti che, prima, vennero isolati, trucidati, o catturati e deportati e, dopo, vennero consegnati alla Storia come “delinquenti”. Altro che, quindi, quello che era già avvenuto con la Repubblica Partenopea. E dire che i meridionali, sin dal 1860/61, avevano salutato con grande favore ed entusiasmo l’Unità. Anzi, a voler essere precisi, la fecero loro, i meridionali, l’Unita! E la fecero pensando di fare dell’Italia una Repubblica; come peraltro dicevano e promettevano di fare i vari Mazzini, Garibaldi, lo stesso Giacinto Albini e altri seguaci meridionali dei “garibaldini”… E chissà se in buona o mala fede.

Oggi, per ritornare a noi, con i mini bot, o finanza creativa, i soliti garibaldini, rischiano di far fallire l’Italia intera: evidentemente non amano la Patria come dicono; e vorrebbero farlo con la costante complicità dei meridionali, senza i quali, si sa, nulla è possibile. Questa volta, però, immettendo sul mercato altra “carta straccia”, non trarrà beneficio nessuno, e ci rimetteranno tutti. E chissà se, poi, i politici, una volta introdotti, accetteranno di essere pagati, almeno in parte, così: tre mila euro in contanti e il resto in carta, in mini bot. Vorrei proprio vederli.

Perciò, viste certe uscite, direi fuori dal mondo, avventate, azzardi, potremmo ben dire che non abbiamo fatto in tempo a scoprire e chiarire la Verità storica, ovvero a correggere o eliminare gli errori commessi in passato, che già se ne varrebbero fare altri simili, o peggiori.

E chiedo: chi mal consigliò, ieri, i nostri “governanti”? E chi mal consiglia, oggi, quelli attuali? Non vorremmo mai fossero i soliti “banchieri”, i loro discendenti, i quali, con imbrogli e trovate “geniali” (carta in cambio di oro, popoli in cambio di riconoscimenti…), col potere del dio denaro, riescono sempre far nascere o fallire interi stati, ricevendo in cambio, di volta in volta, dai vari capi, vincitori del momento, potenti di turno, regnanti, appunto riconoscimenti, vantaggi, privilegi, titoli nobiliari… Ed ecco il vero obiettivo, proprio dei “banchieri”, tutti usurai di antico lignaggio, e classica aspirazione di chi sa di avere origini oscure e, perciò, odia l’umanità, che pur dice di amare: ottenere riconoscimenti e libertà di movimento ovunque, in cambio di fiumi di denaro, o carta straccia. Solo che qui sarebbe ora di finirla con questi strani giochetti di “alta finanza creativa”. E speriamo la saggezza ci venga in soccorso.

Non vorrei mai, tuttavia, ciò accadesse davvero, oggi, nell’era di internet, con i mini bot, o altre menate simili. Sarebbe una sciagura ben più grave e devastante di quella di ieri. Questa la mia vaga impressione, che spero sia errata o che, comunque, non si avveri mai.

Per concludere, se dunque, non dico il sud, ma l’Italia intera (che è a rischio default), non riesce a essere tutelata da un governo del cambiamento, ben intenzionato a farlo (vedasi contratto di governo), avendo al suo interno giovani elementi meridionali e maturi personaggi del nord, seppur di origini meridionali, chi mai potrà farlo in futuro? Chi? Forse i soliti banchieri? Non credo! A meno che, questa volta, più che di travaso di risorse aurifere, dal sud al nord dell’Italia, o chissà dove, non vogliamo parlare di travaso di popoli, di esseri umani, da una parte all’altra, da un continente all’altro, dal sud al nord del Mondo… e per chissà quali fini. Occhio quindi ai soliti corsi e ricorsi storici, pare tanto amati dai “garibaldini”, salvo altri, i quali, come noto, dicono di voler fare una cosa e poi, una volta al potere, ne fanno un’altra, o non la fanno proprio.

Non è possibile, però, che in questo benedetto Paese, il più bello al mondo, non vi sia un gruppo di persone serie, capaci, pragmatiche, affidabili, davvero patriottiche, in grado di pensare unitariamente all’Italia, agli interessi del proprio Paese a e quelli dei propri connazionali. Non è possibile. Mi rifiuto di pensare sia vero. Anche se purtroppo i fatti parlano chiaro.

Michele G. SCACCUTO

Autore dei “Discorsi intorno al delitto del diritto”