PEDALI di VIGGIANELLO –26/11/2019: UN COMPOSTO RICORDO DEL PARROCO DON GIULIO RIZZO –IL SUO MESSAGGIO SPIRITUALE E SOCIALE PER UNA CULTURA DI LIBERAZIONE.

don Giulio Rizzo

NOTIZIARIO L’ALTRA CULTURA DI ALBIDONA

PEDALI di VIGGIANELLO – UN COMPOSTO RICORDO DEL PARROCO DON GIULIO RIZZO –IL SUO MESSAGGIO SPIRITUALE E SOCIALE PER UNA CULTURA DI LIBERAZIONE.

 

Pedali di Viggianello – Domenica 24 nov. 2019.  Oggi, a Pedali sarà ricordato, per la seconda volta, don Giulio Rizzo, qui, parroco per 27 anni. Ero un po’ preoccupato per le previsioni metereologiche abbastanza turbate. Stanotte ho sognato vecchi amici di Viggianello, morti da tempo: c’era anche la vecchia “zi’ Francesca” che preparava una minestra verde: era l’umile piatto di questo  “prete poeta”.

Questa volta sono solo. Sono partito da casa, verso le 7,10. C’è anche un po’ di nebbia e pioggia lenta e persistente. Ma per l’autostrada Salerno-Reggio si può guidare con tranquillità. Sulle cime alte del Pollino è comparsa già la neve. Comunque, il viaggio da Campotenese alla valle del Mercure è sempre affascinante: il giallo dei boschi diventa quasi rosso; i cachi hanno perso tutte le foglie ma sono carichi di frutti rossicci. Ma la grande vallata è immersa in un mare di nebbia. Si vede solo Castelluccio Superiore abbarbicata sul ripido costone.

Passo per la “fontana del cornuto”, guardo la sede del Parco del Pollino, attraverso il corso principale di Rotonda, e dopo una serie di curve coperte con foglie d’autunno, giungo finalmente al cimitero di Viggianello. Ho fatto un po’ di ritardo; davanti alla cappella mi aspettano padre Stefano Mendez, nuovo parroco di Pedali, venuto dall’Argentina, il dott. Mimmo Lauria e altri amici. La salma di don Giulio Rizzo è stata già spostata  nella cappella del dottor Lauria, che l’ha voluto ospitare tra i suoi cari defunti. Della traslazione si è occupato il sig. Domenico Cutolo, per conto dello stesso dott. Lauria. Filomena Libonati mi porta quattro vecchie foto con don Giulio: grazie.

Dopo la benedizione, ci incontriamo nella chiesa madre di Pedali: vi troviamo già mons. Vincenzo Carmelo Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro. E’ originario di Cropani in San Severino Lucano: un caloroso abbraccio. Anche monsignore conosceva don Giulio. Nella sua lucida e pacata omelia, scevra di retorica, ha concluso: “Preghiamo per don Giulio Rizzo, che in 27 anni ha saputo degnamente rappresentare Cristo fra la gente di Pedali”.

Io e il dottor Lauria siamo stati invitati a fare le due letture liturgiche: la Lettera di S. Paolo ai Colossesi: “Cristo ci ha liberati dalle tenebre”.

Anche nel dibattito pomeridiano sulla memoria per don Giulio, proposta da tempo da Mimmo Lauria e organizzata da padre Mendez, si è parlato di “liberazione”. Il prof. Vincenzo Corraro, che ha coordinato il dibattito, quando era sindaco nel 2015, insieme alla gente di Pedali, ha voluto dedicargli una piazzetta. Oggi, lo ricorda come il “don Milani di Viggianello”, “perché ci ha portato un messaggio morale, sociale, spirituale e di liberazione”. Vincenzo Corraro non è solo professore di lettere; è anche un appassionato di musica; ha suonato l’organo della chiesa, accompagnando il gruppo della locale Scuola cantorum.

La parola “liberazione” è stata ripresa dal nipote di don Giulio: “Sia ad Albidona che a Pedali stimolava i giovani ad amare la scuola, perché la cultura ci apre gli occhi e ci rende liberi”. Però, lo stesso nipote, ha voluto concludere: “Questo sacerdote era un persona saggia ma soprattutto umile: non si è creduto mai santo, e nemmeno noi lo dobbiamo santifcare. Basta ricordare qualche suo messaggio, valido ancora oggi. A nome di tutti i nipoti, pronipoti e amici di don Giulio, ringrazio la popolazione di Viggianello e dei numerosi villaggi, sua Elleccenza il Vescovo Orofino, il parroco padre Stefano, il dottor Lauria e altri amici presenti”.

Anche il sindaco Antonio Rizzo, pur non avendolo conosciuto, si è intrattenuto sul messaggio di questo sacerdote, arrivato da Albidona. Ma seguendo la proiezione delle foto del vecchio album di don Giulio, Antonio ha sollecitato a conservare la memoria storica e popolare dei nostri piccoli paesi: siamo tutti d’accordo su questa esigenza della nostra memoria.

Il dott. Lauria, che è stato uno degli allievi prediletti di don Giulio, dopo tanti ricordi, ha citato alcuni passi delle sue numerose omelie, dove si parla di pace e di fratellanza. Anche le 86 prediche di don Giulio sono state recuperate dal nipote Giuseppe. Don Giulio predicava in maniera semplice e chiara, e i parrocchiani lo ascoltavano con molta attenzione.

Giuseppe Peluso, un altro ex sindaco di Viggianello, politicamente “differente” dal  “prete don Giulio”, ha detto: “Ci ha lasciato un autentico messaggio umano: era sinceramente vicino agli oppressi; la sua cultura ha dato, veramente una svolta”.

Da Maratea è arrivato anche il successore di don Giulio Rizzo, a Pedali. Si chiama don Biagio Giovinazzo; è nato nella piccola Castelsaraceno. Appena ordinato sacerdote, lo chiamò il vescovo Pierro, e perentoriamente gli disse: “Dovete andare a Pedali di Viggianello, perché quella gente rimpiange il parroco che è deceduto, e chiede un’altra guida spirituale !” Don Biagio è rimasto a Pedali, per 25 anni. Stasera è stato abbracciato da tutti, perché anche lui ha lasciato buoni messaggi. In un momento del suo intervento ha avuto pure un po’ di commozione, e ha detto: “ho cercato di seguire il ministero di don Giulio”. Hanno espresso calde parole, non solo padre Mendez ma anche altri presenti: il ragionier Libonati, Francesco Di Ranni e ancora altri.

Don Giulio parlava sempre della sua “buona gente” di Viggianello. Per testamento, ha voluto essere sepolto in questo cimitero. Tutto sommato, e nonostante il maltempo, questo secondo ricordo per don Giulio Rizzo a Pedali è stato veramente sincero, sobrio e spoglio di retorica agiografica. Nella bella chiesa, ordinata e pulita, nessun chiacchierio: anziani, donne e ragazzini, tutti assorti a pregare e ad ascoltare la parola.

Non importa se lo sapranno anche gli “smemorati”, gli “ingrati”, i “pettegoli”, i “moralisti immorali” e gli  “strani tipi” che si sposano in chiesa e poi fanno i miscredenti e i mangiapreti. Comunque, anche nel suo paese natìo la gente onesta ricorda il messaggio di pace, di perdono e di “cultura liberatrice” di don Giulio.  Scusate se lo ripeto: quest’uomo non si è mai creduto santo, e noi lo ricordiamo senza santificarlo. Ancora grazie ai cari fratelli e sorelle di Viggianello. (Giuseppe Rizzo)