Trebisacce-23/01/2020: NELL’ ALTO IONIO  UNA COMUNITA’ “ SCOMODA “ DEVE DIRE BASTA ALLA RASSEGNAZIONE

       

Raffaele Burgo

                           

NELL’ ALTO IONIO  UNA COMUNITA’ “ SCOMODA “ DEVE DIRE BASTA ALLA RASSEGNAZIONE

 

Nella imminenza del voto regionale, tutti noi ci chiediamo se i prossimi politici che andranno a rappresentarci sapranno dare una risposta concreta e seria al gravissimo problema che riguarda l’Ospedale di Trebisacce

C’è in tutto il comprensorio tensione sociale, inquietudine perché senza Ospedale  l’Alto Ionio è sempre più povero, un territorio senza bussola per quanto riguarda la tutela della salute.

E non mancano gli interrogativi: davvero l’Ospedale di Trebisacce era un ammalato terminale per il quale non valeva la pena di qualche tentativo di accanimento terapeutico per mantenerlo in vita o ci sarà stata anche qualche forma di eutanasia?

E già, perché, si dice, che non siano mancati coloro che, forse illudendosi di rimanere sempre immuni da malattie e confidando nella protezione dei Santi Cosma e Damiano, hanno fatto sempre spallucce ad ogni campanello d’allarme per le incerte sorti del nostro Ospedale.

E così, ora, è in gioco la salvaguardia della salute dei cittadini.

Nell’Alto Ionio viene annullato l’art. 32 della Costituzione che recita: “ La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’ individuo e della collettività “.

Vengono meno da noi i servizi essenziali per la tutela della salute sul territorio. Chi pagherà nei malaugurati casi di mancata assistenza?

Ma l’amara vicenda dell’Ospedale, comunque si concluda, ha fatto sorgere nell’Alto Ionio nuove frontiere: un salto di qualità capace di trovare un terreno comune di lotta per rivendicare i propri diritti.

Nella eventualità non dovessero esserci delle risposte serie, sarà necessario non un  occasionale momento di “ rivoluzione culturale” da parte di una comunità “ scomoda “ , ma dovrà essere detto finalmente basta alla rassegnazione.

Bisogna dimostrare che c’è una capacità nuova di organizzare una rete ove accogliere le specificità di ciascuno in un progetto comune.

Non c’ è più posto per slogan, per vaghe promesse populiste.

Non piace più un Alto Ionio senza rabbia, con cittadini plagiati, con istituzioni passive.

Da oggi la vera identità del comprensorio non sarà rappresentata dalla storia passata, ma se mai dal suo futuro, da ciò che tutta la comunità sarà capace di fare.

I cittadini non avranno più timore reverenziale nei confronti del potere arrogante, ma reclameranno il potere autentico, vero, il potere come servizio per il bene comune.

E non devono farsi illusioni quanti pensano di trovare, sempre e comunque, nell’Alto Ionio cittadini elettori in genuflessione, con il cappello in mano, perché non ci sarà più posto per i politici maneggioni, per coloro che, durante le tornate elettorali, percorrono in lungo e in largo le nostre contrade e, poi, non si fanno più vedere, sicuri che nel ” serbatoio” dell’Alto Ionio possono sempre raccogliere senza avere seminato perché loro legame con il nostro territorio è sempre stato ed è … epidermico.

Non c’è più posto per i politici che, come la civette di Minerva, si presentano quando il sole tramonta, cioè si fanno vedere, e  non sempre, quando tutto è concluso negativamente.

Sono sempre in anticipo prima delle elezioni, promettono con disinvoltura, si dichiarano disponibili, fanno credere che tutto è possibile, anche l’impossibile ma, poi, sono sempre assenti quando i problemi concreti emergono.

Oggi sembra che la dolorosa vicenda dell’Ospedale abbia  reso “ irriconoscibile” l’Alto Jonio rispetto al passato, perché ha espresso in modo deciso orgoglio e dignità.

Un solo linguaggio, una voce corale che dovrà essere percepita con chiarezza a tutti i livelli, che non dovrà risuonare  in una valle senza eco, ma che dovrà raggiungere le “stanze dei bottoni”.

Il segnale è lanciato: si sapranno distinguere chi merita gli applausi e chi, invece, le uova marce, chi è ronzino e chi purosangue.

Non è più tempo del “tirare a  campare” ,del “mi faccio i fatti miei”.

Alto Jonio, come una grande comune “agorà”, con la convinzione della necessità di una nuova cultura della partecipazione attiva, dell’impegno, della solidarietà per superare le barriere che dividono.

Non più sparpagliati, ma cittadini uniti e “scomodi” per tutti.

E, come scriveva il difensore civico Alberto Bertuzzi:”il mestiere di cittadino è un mestiere difficile e il cittadino vero è un cittadino “scomodo”, però scomodo  ai disonesti; la quale cosa, in democrazia, è un obiettivo da perseguire”.

Queste nostre riflessioni lasciano il tempo che trovano e nell’Alto Jonio tutto rimarrà come prima? Sarebbe un fallimento per tutti!

RAFFAELE BURGO