Alto Jonio-28/03/2020: Coronavirus: istruzioni per l’uso.

Consigli per l’uso

ALTO JONIO Coronavirus: istruzioni per l’uso. In realtà le istruzioni ed i comportamenti da tenere dovrebbero essere chiari a tutti perché sono stati più e più volte ribaditi un pò da tutti. Ma le concitate dinamiche iniziali della scabrosa vicenda verificatasi a Francavilla Marittima dove è stato purtroppo registrato il primo decesso per quanto riguarda i paesi dell’Alto Jonio Cosentino, fanno capire che le cose molto chiare non sono. In quei momenti, del resto, a complicare le cose contribuisce il fisiologico panico che si scatena e che toglie lucidità al paziente ed ai suoi familiari per cui si commettono negligenze ed errori che possono risultare pericolosi per se stessi e per gli altri, tra cui i familiari del paziente. E allora, a chi bisogna rivolgersi nel caso in cui un paziente avverte sintomi influenzali riconducibili al contagio da Covid-19? Chiamare il 118? Farsi accompagnare al Pronto Soccorso? Recarsi direttamente presso il Covid-Hospital allestito presso gli l’Ospedali-Hab di Cosenza-Cetraro per la nostra Provincia? L’Avv. Rinaldo Chidichimo, che come portavoce del Comitato dei Cittadini dell’Alto Jonio e della “Biblioteca Torre di Albidona” e il supporto dei Sindaci del Comprensorio ha lanciato una “Raccolta-Fondi” (i riferimenti bancari si possono trovare sulla pagina-web del Comune di Trebisacce) per attrezzare il “Chidichimo” dei dispositivi di sicurezza per medici e infermieri e di un minimo di attrezzature medicali per farne un avamposto per la prevenzione e le fasi iniziali del Coronavirus, ha sollecitato il cronista a rivolgere queste domande al dr. Antonio Adduci quale Referente della Direzione Sanitaria del “Chidichimo”, al fine di ribadire (repetita iuvant!) i comportamenti da adottare in quei momenti di particolare ansia e paura. La cosa da evitare, innanzitutto, è quella di recarsi al Pronto Soccorso, prima perché in questa fase così delicata dal “Chidichimo” sono spariti gli Anestesisti che sarebbero stati determinanti e poi perché si rischia di infettare tutto il presidio sanitario, ivi compreso il personale sanitario che, da quanto si è appreso, nonostante le reiterate richieste, ancora non è stato dotato delle dotazioni per la sicurezza personale. La prima cosa da fare, invece, è quella di contattare per telefono il proprio medico di famiglia che, attraverso la sintomatologia riferitagli dal paziente o da un suo congiunto, si rende conto se si tratta di sintomi influenzali o della sintomatologia tipica del Coronavirus (febbre, tosse, difficoltà respiratoria, lacrimazione, spossatezza…). Se c’è il sospetto del contagio, lo stesso medico di famiglia avverte la Centrale Operativa del 118 che, a sua volta, allerta la PET zonale del 118 i cui Sanitari, per fortuna attrezzati di tutto punto con i dispositivi personali di sicurezza, si recano al domicilio del paziente e, con tutte le precauzioni necessarie, trasferiscono il paziente presso il Covid-Hospital di riferimento che, ripetiamo, per la Provincia di Cosenza, disattivati sul nascere gli Ospedali-Spoke di Castrovillari e Corigliano-Rossano che non davano sufficienti garanzie di sicurezza, è stato istituito presso l’Ospedale-Hab dell’Annunziata di Cosenza, allargato all’Ospedale-Spoke di Cetraro per aumentarne la capienza. Da non sottovalutare, in questa terribile epidemia che oltre a migliaia di persone per lo più anziane sta mietendo tantissimi medici dentro e fuori dagli Ospedali, è il compito rischioso che svolge il personale medico e paramedico del 118 che, seppure equipaggiato a dovere, rischia in prima persona perché ha il contatto diretto con pazienti che, nel momento in cui vengono prelevati dal proprio domicilio, nella maggior parte dei casi, hanno già contratto il contagio.

Pino La Rocca