Trebisacce-21/05/2020: RIFLESSIONE  SU  LACAN

 

Emanuela Valastro

RIFLESSIONE  SU  LACAN

Il masochista è colui che passivamente subisce la sua sofferenza provocata dall’Altro,dall’alterità che controlla e possiede l’io. Dopo questa osservazione che via via vengo a spiegare, dovrò dire chi è Jacques Lacan, per elucidare il significato dell’alienazione, termine in tal caso non filosofico-marxista, ma psichiatrico. Eppure, la psicanalisi non può, a mio modesto avviso, distogliersi da una psichiatria sociale, da una società,quella post-moderna, “liquida”, come scriveva Baumann, che provoca disturbi mentali enormi,prima tra tutti accuso i mass-media, cioè, quella industria culturale che già Adorno e Horkheimer mettevano in allerta come causa di alienazione mentale. I media ci influenzano e condizionano le nostre vite, fino a rendere impossibile per alcuni più fragili, il lavoro o la vita familiare. Lacan è dunque uno psichiatra famoso per il suo ‘ritorno a Freud’, che indugia sulla famosa fase dello specchio in cui il bambino riconoscendo la sua identità, la sua immagine riflessa, attraverso l’aiuto della madre, riesce a stabilire un primo incontro con l’altro da sè. Se però la madre è depressa, malata, disturbata, essa contribuirà a deformare l’immagine, fino a ostacolare la messa a fuoco, determinando nel bambino l’inizio dell’alienazione mentale che proseguirà fino all’età adulta. Per Lacan l’io è diviso, come già intuiva Pirandello in “uno nessuno centomila” e in tante altre novelle dove spiega il male mentale. Ma invito a non subire lacan, per quanto grande maestro sia, perchè la sua lettura e studio,con immedesimazione nei suoi famosi seminari, potrebbe portare di per se stessa a alienazione, a mancanza di senso critico, quindi di distanza critica,necessaria quando si affronta una lettura. Sì, l’io sarà pure diviso, “clivé”,come si dice in francese,ma la persona deve essere considerata nella sua pienezza e interezza. Già Arthur Rimbaud scriveva nella “lettre a Demenis”: je est un autre. L’io è un altro, ma la persona deve lottare per conquistare l’identità, Lacan deve precisare che è possibile guarire l’io frammentato e che la schizofrenia non è uno stato normale,ma patologico, quindi, se è così, perchè raccontare in giro che l’alienazione è lo stato normale, cui tutti siamo destinati ? Il guaio di molti psichiatri e psicanalisti che seguono delle scuole, fanno soldi con le loro teorie, e condannano i pazienti a non sperare di guarire. Anzi,li si convince che loro sono normali nella loro patologia, che sarà così fino alla fine dei loro giorni. Molti di loro sono vittime di situazioni socio-economiche disastrose e li si definisce malati,ma tale malattia è data da famiglie smembrate, con genitori non autonomi che i figli devono sostenere e che per questo devono assumere farmaci per non crollare con i nervi. Io credo che certo lavoro di medici che non danno speranza vada fermato,perchè è tutto un gioco economico, di arricchimento di alcuni e di sudditanza da parte di pazienti che rendono indispensabile l’ ‘aiuto’ di certuni, che sono solo dei profittatori di anime fragili e ingenue. Si comprenderà che scrivo questo per esperienza diretta e non me ne vergogno. Arrivare a tale consapevolezza è pure un progresso di cui vado fiera,perchè in certi casi siamo noi stessi che dobbiamo farci medici di noi stessi; chi ci conosce più di noi stessi? L’oracolo di Delfi non è mai stato così attuale e necessario in cui credere fermamente: “Conosci te stesso”. Gli antichi filosofi, e patristica tradizionale serve proprio a questo: a non  smarrirci nei meandri di teorie moderniste e scientifiche che si avvalgono della superiorità della natura sulla cultura, cioè che prediligono l’idea evoluzionista darwinista senza però l’intervento dell’uomo,il quale o è assente, o contribuisce a fare di questa terra un posto invivibile dove stare. La persona è preziosa,l’umanità è preziosa,non va equiparata alle scimmie antropomorfe, contro la tesi di taluni  antropologi. Invece di dire che siamo anima e corpo i filosofi moderni parlano di linguaggio,come Wittgenstein, prima ancora dell’uomo che parla quel linguaggio particolare per delle ragioni e non a caso. Se esistono le lingue è perchè esistono popoli e nazioni con una storia e identità particolari e non perchè le lingue dominano gli uomini e che le persone non controllano. Siamo noi i creatori dei mondi e abbiamo le capacità per migliorare le nostre condizioni di vita.

Emanuela Valastro