Trebisacce-10/01/2021: Una difficile professione: l’insegnante di Pino Cozzo

Pino Cozzo

Una difficile professione: l’insegnante

di Pino Cozzo

Derek Bok, già Presidente della Harvard University, era solito dire “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza”. E, per combattere l’ignoranza, credo sia necessario, anzi, indispensabile far riferimento ad insegnanti che abbiano profonde conoscenze professionali e sappiano soprattutto porgere ai discenti il loro sapere.  Agli insegnanti, oggi, vengono richieste competenze elevate, devono essere padroni della disciplina, devono possedere una serie di attitudini e devono farsi carico di una molteplicità di compiti, purtroppo connesse anche alle problematiche tecnologiche, in relazione alla pandemia che stiamo vivendo.  Inoltre, le scuole sono degli ambienti di apprendimento in continuo cambiamento ed agli insegnanti vengono assegnate responsabilità sempre maggiori, siano esse sviluppate all’interno della classe con gli studenti,  piuttosto che con i gruppi professionali e, in termini più generali, con le famiglie e la comunità sociale allargata. La stessa autonomia scolastica ha richiesto all’organizzazione scuola di assumersi nuove funzioni professionali di promozione, coordinamento, gestione, valutazione, rendicontazione, ampliando così ulteriormente i compiti dei docenti. Eppure, pur dentro queste nuove dimensioni di complessità, la formazione iniziale del ruolo, a tutt’oggi, è in difficoltà nel corrispondere alle nuove esigenze professionali. Questi mutamenti comportano la necessità per gli insegnanti non solo di acquisire nuove conoscenze e competenze, ma anche di svilupparle in maniera costante.  In ambito internazionale, si riconosce alla formazione in servizio un ruolo strategico per promuovere sia la qualificazione professionale, sia la differenziazione dei ruoli, in quanto la formazione iniziale degli insegnanti non può fornire tutte le conoscenze e le competenze necessarie per lo sviluppo professionale continuo e progressivo. Questo significa che la formazione deve essere vista come un processo che occupi e qualifichi l’intera carriera professionale di ogni insegnante, e non come una realtà supplementare accessoria. La formazione deve, dunque,  essere mirata allo sviluppo di un profilo professionale atteso, essere curata e certificata nella sua qualità,  comprendere percorsi di lunga durata e non solo sporadici ed occasionali, ed  essere documentata. Il concetto di un quadro di riferimento per l’attività professionale deriva da una solida letteratura in cui si sostiene che l’insegnamento efficace abbia un metodo e degli strumenti che possano essere studiati, utilizzati e diffusi per essere contestualizzati e continuamente migliorati. L’implementazione della qualità didattica e della “difficile funzione insegnante”, che diviene protagonista attivo e motore di riferimento del proprio sviluppo professionale, parte dalla costruzione e promozione di un profilo elevato, consono ed in linea con le rinnovate esigenze culturali e sociali e mettere in atto una progressiva realizzazione di un sistema educativo di istruzione e formazione flessibile, che permetta ad ogni persona di sviluppare sé stessa e di compiere il proprio percorso educativo e formativo, nonché di aderire responsabilmente ad una continua formazione “lifelong”. Lo sviluppo ed il miglioramento dei risultati di apprendimento delle giovani generazioni, e in definitiva del futuro capitale umano e sociale che gestirà la “res publica” avrà  positive ricadute in termini di dinamiche di sviluppo, se si avrà la definizione e la realizzazione di percorsi formativi specifici e certificati,  sulla base delle esigenze di volta in volta dettate dalle scelte di politica scolastica, e se si rafforzerà la consapevolezza che le opportunità fornite da uno sviluppo della propria professionalità, diviene protagonista e motore di riferimento in grado di stimolare direttamente la sostenibilità nel tempo di un processo continuo ed efficace, certamente votato a portare frutti di crescita e  di positivo sviluppo.