Trebisacce-04/03/2021:Operai forestali senza TFR da 5 anni, si rivolgono a Mi manda Rai3

Operai in onda

TREBISACCE Stanchi e arrabbiati per la lunga e snervante attesa, dopo aver bussato alle porte di tutte le Istituzioni, si rivolgono a “Mi manda Rai 3” per rivendicare con forza il sacrosanto diritto al TFR (trattamento di fine rapporto) maturato e non corrisposto dopo lunghi anni di lavoro alle dipendenze del Consorzio di Bonifica di Trebisacce. Parliamo di circa 100 ex dipendenti del suddetto Ente (circa 70 operai idraulico-forestali e 30 impiegati) andati in pensione da oltre 4-5 anni ma che, nonostante le tante battaglie condotte singolarmente e in gruppo, non riescono a riscuotere la meritata “buonuscita” e sono costretti a rinunciare ai legittimi progetti di vita che ogni lavoratore sogna di realizzare una volta andato in pensione. E sono andati perciò in TV per portare all’attenzione delle Istituzioni di riferimento e dell’opinione pubblica nazionale una vicenda grave e inquietante, forse unica in Italia. E i nuovi conduttori dello storico programma della RAI inventato da Antonio Lubrano per la difesa dei diritti dei cittadini e per dare voce a chi spesso non ne ha, hanno preso a cuore la rabbia di questi lavoratori tanto che, oltre a un gruppo di loro rappresentanti, hanno coinvolto nella trasmissione, per un confronto diretto e chiarificatore, l’Avv. Gianluca Gallo Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria e il prof. Marsio Blaiotta Presidente del Consorzio di Bonifica che, come è noto, risulta essere un’emanazione diretta della stessa Regione. «A noi – hanno sostenuto all’unisono i diretti interessati – non interessano le controversie finanziarie tra il Consorzio e la Regione Calabria. E’ il Consorzio, come nostro datore di lavoro, – hanno incalzato gli ex operai idraulico-forestali minacciando di adire le vie legali e accennando, ognuno di loro, ai progetti di vita da intraprendere con il TFR e che finora sono naufragati – che il Consorzio non ci deve concedere il TFR come un piacere, ma solo riconoscerci un diritto sacrosanto acquisito nel corso di 40 anni di lavoro durante i quali, oltre a garantirci un’equa indennità mensile, sono stati accantonati i contributi per il nostro TFR. Che fine hanno fatto quei fondi? Dove sono finite le somme accantonate per la nostra buonuscita?». Dopo aver manifestato la personale solidarietà ai suddetti lavoratori ed essersi dichiarato rammaricato per non aver soddisfatto finora le loro legittime aspettative, il Presidente Blaiotta, in carica dal 2010, ha affermato che dal 2001 al 2014 l’ente consortile ha assicurato il TFR ai propri dipendenti ma in seguito, essendo in credito dalla Regione di ben 16milioni di euro di risorse non accreditate, nelle more che la Regione riconoscesse tale credito, il Consorzio, al fine di sopravvivere finanziariamente e pagare i propri dipendenti, ha dovuto… raschiare il fondo del barile. «Il TFR – ha chiarito da parte sua l’Assessore Gallo assicurando che comunque da parte della Regione sono in corso accertamenti circa l’effettiva sussistenza di questo credito – è un diritto sacrosanto dei lavoratori e andava accantonato mensilmente, ma il Consorzio – ha aggiunto l’Avv. Gallo – ha pensato bene di distrarre quei fondi e impegnarli su altri capitoli di spesa, tradendo così le aspettative dei lavoratori e provvedendo nel frattempo, come se nulla fosse, ad assumere altri 40 dipendenti, in parte impiegati, senza tener conto dei bilanci in rosso dell’Ente». «Tocca al Consorzio, come datore di lavoro – ha riconosciuto al termine il Presidente Blaiotta affermando che il debito di 16 milioni di euro della Regione verso il Consorzio è stato accertato dalle autorità garanti – assicurare il diritto al TFR per questi lavoratori e lo faremo  – ha concluso il prof. Blaiotta rivelando che l’incontro chiarificatore con la Regione in programma l’8 marzo è slittato al 22 marzo – appena avremo quanto ci spetta dalla Regione». «Come si vede, è il solito rimpallo di responsabilità tra Regione e Consorzio, – questa l’amara conclusione del conduttore della trasmissione – ma a questi “poveri Cristi” chi gliela dà la propria buonuscita che tra l’altro, dopo 5 anni di vana attesa, rischia pure di andare in prescrizione?».  

Pino La Rocca