Cassano All’Ionio-03/06/2021: VI Anniversario dell’ingresso in Diocesi di mons. Francesco Savino. 

Vescovo Savino
COMUNICATO STAMPA
VI Anniversario dell’ingresso in Diocesi di mons. Francesco Savino. 
Nel IV Vangelo leggiamo che “la Parola si è fatta carne e ha posto la sua tenda tra di noi”(Gv 1,14) e, nei Sinottici, che la Parola di Dio si è manifestata in Gesù di Nazareth. L’evangelista Luca si sofferma sul momento stesso in cui la potenza dello Spirito Santo stende la sua ombra su Maria (Lc 1,35), la Vergine di Nazareth, Madre del Figlio di Dio. Da quel concepimento avvolto nel silenzio del mistero ineffabile, la Parola di Dio prende dimora nel grembo di Maria e vive tra noi  fino agli estremi confini del mondo.
Dopo l’annuncio dell’Angelo, “Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”: il dinamismo della Visitazione è sempre stata fonte di riflessione per la Chiesa. Luca sottolinea che Maria va “in fretta” da Elisabetta: la sua sollecitudine è suscitata dallo Spirito. E della grazia dello Spirito Santo, sant’Ambrogio diceva che “non conosce ritardi”. Chi è guidato dallo Spirito non indugia in calcoli o in tattiche strategiche dettate dall’io.
“Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta”: il saluto di Maria, alla maniera ebraica, augura shalom, la pace che viene solo dal Signore.
Maria ed Elisabetta si incontrano: due donne, una la madre vergine, l’altra la madre che era ormai sterile perché avanti negli anni, entrambe protagoniste per opera di Dio. Ha scritto suor Maria Ko Ha Fong: “La coscienza di essere rese oggetto di particolare predilezione di Dio le unisce, la missione comune di collaborare con Dio per un progetto grandioso le entusiasma e le fa esplodere in benedizione ed in canto di lode, l’esperienza della maternità prodigiosa le rende solidali. Il prodigio di Dio in Elisabetta è stato per Maria un segno che l’ha aiutata a pronunciare il suo fiat; ora il prodigio di Dio in Maria è segno per Elisabetta, un segno che suscita in lei una confessione di fede. Così le due donne, sono, l’una per l’altra, luogo di scoperta di Dio, epifania della sua grandezza e motivo per cui lodarlo e ringraziarlo” (Lectio Divina, in Theotokos 1997, p. 177-195).
Elisabetta sente il suo bambino sussultare nel grembo e, mossa dallo Spirito, saluta sua cugina come “Madre del mio Signore”, Madre del Figlio di Dio, il Messia invocato e atteso, il Salvatore promesso.
Maria è la prima missionaria di Cristo, prima discepola di suo Figlio, prima evangelizzatrice. Ed è portatrice della gioia che scaturisce dalla bella notizia che Dio è con noi: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,10).
Il Magnificat di Maria è il canto della Misericordia e della benedizione che da Abramo giunge alle generazioni future e trasmette lo stupore educandoci alla fede di “Colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto”.
La Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria segna  il mio ministero episcopale iniziato tra voi, proprio oggi, sei anni fa. L’emozione del mio ingresso a Cassano la custodisco quotidianamente nella preghiera di lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per il grande amore riversato su di me. Alla gratitudine a Dio e a tutti voi, aggiungo costantemente la richiesta di perdono per le mie debolezze e per la mia disponibilità non sempre eccedente.
Mi sono chiesto, in questi giorni, in cosa consista la “veglia” del vescovo in tempi difficili come questo che viviamo.
Ritengo che vegliare consista innanzitutto nel mantenere l’integrità e l’onestà, insieme alla lealtà. E poi vegliare comporta esercitare la virtù della pazienza.
Il card. Martini diceva: “La tanta sofferenza di questo mondo, l’immenso dolore e la tanta disperazione, chiedono che la chiesa eserciti tutta la sua funzione di madre amorevole attenta e premurosa, che sia capace di offrire motivi di speranza”. Desidero essere il Vescovo della Misericordia, che genera la speranza.
Paolo VI, oggi San Paolo VI, inaugurando la decima assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, l’11 giungo 1973, durante l’omelia della concelebrazione nella cappella Sistina chiedeva: “… ditelo voi: è facile oggi fare il Vescovo? … Nessuno vorrà dire che sia facile oggi fare il Vescovo! Il Vescovo è un cuore, dove tutta l’umanità trova accoglienza. Povero cuore di un Vescovo, come farà ad assumere tanta ampiezza”?
Chiedo al Signore di essere umile, di vincere le durezze con la dolcezza, di essere discreto, di essere ironico e di accettare le fragilità, di riconoscere i miei errori senza autogiustificazioni, di essere un credente gioioso e fedele al Vangelo.
Cari sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici, continuiamo a camminare insieme condividendo amarezze e speranze sotto la guida dello Spirito Santo.
Affido alla Beata Vergine Maria il mio ministero. San Biagio, patrono della Diocesi, ottenga per tutti noi il dono della santità.
Vi voglio bene.
✠Francesco Savino