Castrovillari-17/05/2022: “Mafiocratura” e Vangelo. ‘Fare’ teologia in contesti (e con ‘teste’ ) di ndrangheta, Il Coscile 2020. La nuova avvincente riflessione di Luigi Zaccaro

Luigi Zaccaro

Mafiocratura” e Vangelo. ‘Fare’ teologia in contesti (e con ‘teste’ ) di ndrangheta, Il Coscile 2020. La nuova avvincente riflessione di Luigi Zaccaro

 

Una teologia che perda di vista i valori profondi di una comunità e che si allontani dalla sua funzione politica, che consta in ultima analisi nel promuovere un’etica terrena delle virtù, finisce non solo col divenire un verbo vuoto, disincarnato, lontano dagli stessi principi teologici per i quali era sorta, ma sottilmente avalla il serpeggiare di una morale collettiva in cui allocano potere, violenza, prevaricazioni, in due parole: pratiche mafiose.

La nuova avvincente riflessione di Luigi Zaccaro, Mafiocratura e Vangelo. ‘Fare’ teologia in contesti (e con ‘teste’ ) di ‘ndrangheta , rappresenta il terzo volume della trilogia su teologia –chiesa – mafie.

     Il nucleo centrale della tesi appassionata e appassionante dello studioso calabrese risiede nei capitoli III e IV, che spiegano come la pervasività delle pratiche mafiose e mafiogene sia stata, nei secoli, tacitamente accolta soprattutto grazie alla crisi della veicolazione/annuncio del messaggio teologico.

Se da una parte, infatti certa teologia, con i suoi impervi e inarrivabili astrattismi teoretici, ha, nei secoli, eretto un muro di separazione tra fede e fedeli, dall’altro, sganciandosi dalla realtà antropologica e dai contesti sociali in cui immergersi, ha per così dire permesso il consolidarsi di pratiche terrene in cui peccati come il delitto, il tradimento, l’inganno hanno finito per non costituire più oggetto di ostilità sociale e religiosa.

La “trasmissione annacquata del messaggio evangelico” ha permesso il sostanziarsi di un tacito patto di non belligeranza tra parte della  Chiesa e “anti”-Stato, patto che ha poi di fatto legittimato pratiche sociali decadenti e corrotte come” il permanere di rendite di posizione, raccomandazioni, elezioni concordate, connivenze garantite”. E tale fenomeno è diventato talmente endemico al punto che, ad esempio, in certe zone del Sud Italia, i promotori delle processioni ai santi patroni del territorio sono proprio acclarati mafiosi. “Queste manifestazioni – chiosa Zaccaro, uccidono per la seconda volta, uomini di chiesa come il beato don Puglisi e don Diana. Mi piace ricordare che in un’omelia un prete ha detto: “Non mi importa se Dio esiste ma da che parte sta”.

Procedendo a una disamina sugli aspetti squisitamente teorici, che nel messaggio evangelico hanno avviato a un progressivo scollamento tra principi della fede e comportamenti sociali, Zaccaro rintraccia, nel pensiero, tra gli altri, di Giorgio Agamben e di Franco Cassano, l’idea che alcuni  settori della gerarchia  ecclesiastica abbiano potuto continuare a esercitare un potere temporale allorquando ha lasciato liberi i suoi sudditi di peccare e si è surrettiziamente imposta l’idea per cui, essendo Dio il Sommo bene, i comportamenti degli umani, per la natura stessa della loro limitatezza e pochezza terrena, sono in una certa misura giustificati nel perseguire il male.

Tuttavia, rileva Zaccaro, Cristo, Dio fatto uomo, e in quanto anello di congiunzione tra l’umano e il divino, nella prospettiva del filosofo francese R. Girard ,viene al mondo per svelare il nesso tra violenza e sacro, ed egli si fa uomo non già per incarnare il ruolo di vittima sacrificale, ma, soprattutto, per purificare il sacro da ogni traccia di violenza, mostrando che anche l’uomo, nella sua limitatezza terrena, in carne e ossa, può compiere atti divini attraverso una teologia   della liberazione dal peccato.

La teologia della liberazione, ispirata alla matrice francescana della Chiesa -come forma di risposta della comunità credente al diffondersi delle dittature militari e dei regimi repressivi , spesso, conniventi con i cartelli  mafiosi-, deve poter essere praticata dal singolo per liberare il comportamento e la morale dai dogmi di una società dove serpeggia un diffuso malcostume mafiogeno.

Un doppio movimento, dunque, quello che propone Zaccaro, che avvicini la teologia alla sua funzione più “politica” ,sociale e  liberante, che sproni l’individuo/comunità a ricercare già in questa dimensione terrena il senso teologico/spirituale/umano profondo alla base della propria esistenza.

Consiglio vivamente questo saggio: così effervescente nell’uso di un linguaggio mai scolastico, che riflette le molteplici traiettorie teoriche, filosofico-teologico/teologali, che attraversano l’opera e il pensiero di Luigi Zaccaro. L’autore non abbandona mai il lettore in un percorso che potrebbe diventare troppo accademico ma lo conduce per mano nei meandri affascinanti e mai scontati di una riflessione che abbraccia criticamente i problemi della società, la storia della teologia e, non ultimo, gli rivela quanta bellezza e quanta vita esistano ancora se si utilizza la filosofia come arma del pensiero critico e, perciò: antimafioso.

Laura Massacra

Filosofa della scienza