Lauropoli-06/02/2025: Antonio Selvaggi: quando i giovani hanno difficoltà a gestire  le proprie emozioni, gli adulti comunichino con empatia

Antonio Selavaggi__ informatico

COMUNICATO STAMPA

Interviene un genitore sul disadattamento di adolescenti in famiglia e a scuola

Antonio Selvaggi: quando i giovani hanno difficoltà a gestire

 le proprie emozioni, gli adulti comunichino con empatia

 

  Antonio Selvaggi genitore, in primis, tecnico informatico con 30 anni di esperienza, interviene nella ricerca sulla devianza degli adolescenti e dei giovani promossa e condotta dal Centro studi CRESESM, ed evidenzia che il “disagio giovanile è un tema complesso e multifattoriale. Sebbene la pandemia di COVID-19 abbia amplificato molte delle difficoltà che i giovani affrontano, come l’isolamento sociale, l’incertezza per il futuro e le interruzioni nella routine scolastica, non si può dire che sia l’unica causa, -e aggiunge-: Quando una persona sta affrontando problemi di salute mentale, può avere difficoltà a gestire le proprie emozioni e relazioni, il che può portare a conflitti. È importante che i giovani, così come le persone che li circondano, siano consapevoli di queste dinamiche e cerchino di comunicare apertamente e con empatia.

Registriamo numerosi casi di violenza in famiglia nei confronti dei genitori, dei nonni, degli adulti. Perché?

-La violenza in famiglia e nelle relazioni -commenta Antonio Selvaggi- è un problema serio e complesso che può avere conseguenze devastanti per tutte le persone coinvolte. È preoccupante vedere come, in alcune situazioni, le tensioni familiari o le rotture amorose possano sfociare in comportamenti violenti. Questo può derivare da una serie di fattori, tra cui stress, difficoltà emotive, modelli di comportamento appresi e mancanza di strumenti per gestire le emozioni in modo sano. La violenza non è mai una soluzione e può avere effetti a lungo termine sulla salute mentale e fisica delle vittime. È importante promuovere la comunicazione aperta, l’empatia e il supporto tra le persone, oltre a incoraggiare chiunque si trovi in situazioni di violenza a cercare aiuto. Da un lato, la famiglia gioca un ruolo cruciale nella formazione delle relazioni. I modelli di comportamento appresi in famiglia, le aspettative e le dinamiche relazionali possono influenzare il modo in cui una persona si relaziona con il proprio partner. Se un giovane cresce in un ambiente in cui ci sono conflitti o modelli di comunicazione poco sani, potrebbe riprodurre questi comportamenti nelle proprie relazioni.-

  Verso quale futuro vanno i giovani: essi non riescono a inserirsi nella società contemporanea: quali le cause? Le agenzie educative sono forse inadeguate?
Il futuro dei giovani -aggiunge Selvaggi- dipenderà anche dalla capacità delle agenzie educative di evolversi e rispondere alle esigenze della società. I rapporti tra adolescenti e giovani possono essere difficili per diversi motivi. Innanzitutto, l’uso diffuso della tecnologia e dei social media ha cambiato il modo in cui comunichiamo. Spesso, le interazioni avvengono online, il che può portare a malintesi e a una mancanza di connessione emotiva. Inoltre, la pressione sociale e le aspettative possono essere schiaccianti, portando a conflitti e ansia nelle relazioni.
  Inoltre, i giovani oggi affrontano sfide uniche, come il cambiamento climatico, le crisi economiche e le incertezze politiche, che possono influenzare il loro stato d’animo e le loro interazioni. Infine, la mancanza di competenze relazionali, che può derivare da una comunicazione meno diretta, può rendere più difficile costruire e mantenere legami significativi. È importante promuovere la comunicazione aperta e l’empatia per aiutare a superare queste difficoltà. La scuola ha un ruolo fondamentale nel prendersi cura della condizione emotiva, formativa e morale dei giovani. Non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma anche di creare un ambiente in cui gli studenti possano sviluppare competenze sociali ed emotive, imparare a gestire le proprie emozioni e costruire valori etici.-
  I rapporti interpersonali con i coetanei, i genitori, i docenti, le persone adulte sono sempre più difficili: Perché?

  -La relazione tra comunità scolastica, familiare e sociale è cruciale nella formazione di un individuo. La comunità scolastica, composta da insegnanti, compagni e personale, offre un contesto in cui i giovani possono interagire e apprendere da diverse esperienze. La famiglia, d’altra parte, è il primo ambiente in cui si formano le basi emotive e morali di una persona. Infine, il contesto sociale e professionale fornisce opportunità di apprendimento e crescita che possono influenzare le scelte future.
Insieme, questi elementi contribuiscono a formare individui capaci di pensare criticamente e comportarsi in modo responsabile. La sinergia tra scuola, famiglia e comunità è essenziale per supportare i giovani nel loro percorso di crescita e sviluppo. 

  Se genitori e docenti faticano a comunicare con i giovani, ci sono diverse strategie che possono essere adottate prima di considerare l’intervento di uno psicoterapeuta. È importante cercare di migliorare il dialogo attraverso l’ascolto attivo, la comprensione e la creazione di un ambiente di fiducia. A volte, semplici cambiamenti nella comunicazione possono fare una grande differenza. La cosa fondamentale è sempre mettere al primo posto il benessere del giovane e cercare le soluzioni più adatte alla situazione. –

  Genitori e docenti, non riuscendo a portare avanti un dialogo adeguato con i giovani, devono a tutti i costi ricorrere a psicologi, psicoterapeuti e psichiatri?

  -La pandemia e le lezioni a distanza hanno avuto un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere psicologico di molti giovani. La lontananza fisica dai compagni di classe e dai docenti ha portato a sentimenti di isolamento, ansia e stress. Molti studenti hanno sperimentato difficoltà nel mantenere la motivazione e la concentrazione durante le lezioni online, e la mancanza di interazioni sociali dirette ha reso più difficile sviluppare competenze relazionali. Inoltre, la pandemia ha aumentato l’incertezza e la preoccupazione per il futuro, contribuendo a disturbi come la depressione e l’ansia.

  La comunicazione e il supporto psicologico possono fare una grande differenza nel loro percorso di recupero e adattamento. La lontananza fisica ha contribuito ad ampliare e talvolta corrodere le relazioni comportamentali. Non solo i giovani studenti ma anche i rapporti tra gli adulti hanno avuto delle difficoltà, quindi l’isolamento sociale è una concausa. –

  La lontananza fisica, la vita sociale ridotta, la libertà dei movimenti fra i coetanei sta alla base di tale frammentazione sociale e familiare?

  -Le cause di disgregazione sociale e di rancore nei confronti degli adulti, come docenti e familiari, sono complesse e multifattoriali. Sebbene il supporto di psicologi e psicoterapeuti possa essere molto utile per affrontare e risolvere questi sentimenti, non è l’unica soluzione. È importante considerare che la responsabilità di affrontare queste problematiche è condivisa da diverse agenzie educative e dalla comunità nel suo complesso. Le agenzie educative, come scuole, associazioni giovanili e gruppi di supporto, hanno un ruolo cruciale nel promuovere la comunicazione, l’empatia e la comprensione tra le generazioni. Queste istituzioni possono lavorare per creare spazi di dialogo e confronto, facilitando la costruzione di relazioni più positive e costruttive.

E’fondamentale che le famiglie e le scuole collaborino attivamente per affrontare le difficoltà e promuovere un ambiente di supporto. La formazione continua per docenti e genitori, insieme a iniziative comunitarie, può contribuire a migliorare le dinamiche relazionali e a ridurre il rancore.

  Alcuni giovani sono particolarmente violenti o troppo chiusi in sé stessi. Molti di loro aggrediscono e terrorizzano i propri coetanei e coetanee (bullismo). Verso le coetanee non riescono ad esprimere i propri sentimenti: le aggrediscono violentemente: Perché? È soltanto questione di salute mentale?

  -I giovani possono imitare comportamenti violenti che osservano nei media, nelle loro famiglie o nei loro ambienti sociali. Se crescono in contesti in cui la violenza è normalizzata, potrebbero considerarla un modo accettabile di risolvere i conflitti.

I gruppi di pari possono esercitare una forte influenza. I giovani possono sentirsi spinti a conformarsi a norme di comportamento che incoraggiano l’aggressività o la dominanza, specialmente nei confronti di coetanei di sesso opposto.

Molti giovani non hanno ancora sviluppato le competenze necessarie per esprimere i propri sentimenti in modo sano. Questo può portare a frustrazione e, in alcuni casi, a comportamenti aggressivi come forma di espressione. Alcuni giovani possono agire in modo violento per compensare insicurezze personali o per cercare di affermare il proprio potere e controllo sugli altri. Anche i fattori ambientali influiscono su situazioni di stress, come problemi familiari, difficoltà scolastiche o esperienze traumatiche, possono influenzare il comportamento dei giovani, portandoli a esprimere la loro sofferenza attraverso l’aggressività.-

Dalla stampa abbiamo appreso che una ventenne è stata drogata e violentata da un suo coetaneo. Il rapporto uomo/donna è cambiato a tal punto? Perché, secondo lei, la sfera affettiva/sessuale è vissuta con violenza, e a volte mortale, dai giovani contemporanei?

  -La violenza sessuale e gli atti di aggressione sono purtroppo temi complessi e delicati, radicati in vari fattori sociali, psicologici e culturali. È importante considerare che tali atti di violenza non rappresentano il comportamento di tutti i giovani, ma sono segni di gravi problemi e devianze.

La rappresentazione della violenza nei media e nella cultura popolare può desensibilizzare le persone e normalizzare comportamenti aggressivi. L’isolamento interpersonale e l’andamento delle innovazioni tecnologiche comportano sfide ogni giorno diverse e complicate, così da mettere in difficoltà i giovani nel rapportarsi con il mondo che li circonda e che loro stessi forgiano, ma anche noi “adulti” nel gestire, nel comprendere, nell’ascoltare le richiese che ci vengono fatte. Dosare sapientemente ciò che una volta era “il bastone e la carota” e dover sopperire alle mancanze con la sapienza che il passato ci ha donato riversando per quel che riteniamo utile e possibile in quota parte sui nostri figli-

  In conclusione giova rammentare che, fra vari genitori invitati a partecipare alla ricerca sulla devianza giovanile, molti hanno rifiutato adducendo futili motivi di “opportunità”. L’unico genitore “coraggioso” è stato Antonio Selvaggi.

  Lauropoli 06/02/2025

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