Trebisacce-04/07/2025: Dante Alighieri e il vibrar dell’anima di Pino Cozzo

Dante Alighieri e il vibrar dell’anima

di Pino Cozzo

 

Dante Alighieri appartiene al ricco patrimonio della letteratura universale, e non occupa certo un posto secondario in questo prolifico panorama, e lo fa con una enorme, classica e assoluta qualifica. Grandezze da cui si irradiano e scaturiscono suggestioni, impressioni e fremiti di elevata personalità, innata originalità e letteraria fecondità, con un lucido e focoso dominio della “verve” ispiratrice, della consapevole grandezza e della tumultuosa sollecitazione. Un vero genio nell’ambito letterario inteso nel senso etimologico del termine, e cioè nella sua versione di inclinazione e predisposizione nei confronti dell’arte della poesia che si erge a presiederla e a personificarla. La dimensione primaria e vivificante di forza e creatrice di tipo cosmologico, capace di generare e magnificare, dalla sua sostanza e composizione, ciò che, nella sua grandezza ed originalità non ha altro confronto che in sé stesse. Una genialità, tuttavia, che non si esplicita in un vuoto del mondo esterno, che si percepisce solo nella sua mente, ma che viene rielaborato, metabolizzato e fornito al lettore e al mondo esterno, affinché ne sia, sì, partecipe, ma che soprattutto prenda coscienza e ragione del messaggio trasmesso. Il poeta Dante sa intessere trame che ci offrono una persona titolare di palpabile umanità, ricca, profonda e variegata, ma anche comune, che si misura con la normalità, riconoscibile nelle tentazioni e nelle debolezze di chi vive l’attualità. Le vicende per lui sanguinanti dovute al forzato e mai assimilato esilio – e come poteva essere altrimenti! – hanno permeato e si sono insinuate nelle fibre del suo codice morale e moralistico, che spesso lo hanno spinto a gesti e parole di forte condanna globale. Non è possibile dunque scindere l’uomo dalle opere, poiché sono in lui connaturate, sono sue creature, non si possono dissociare. Nel suo viaggio dall’Inferno al Paradiso, il pellegrino Dante tocca ed è toccato da una forma di spiritualità sensoriale, che partecipa anche del processo spirituale, il piacere si trasforma in salvezza, la percezione della dolcezza consente l’ingresso alle ineffabili realtà del Paradiso. Per i Cristiani, il sentimento corrisponde al modo in cui la Grazia entra nell’intelletto e al come questo percepisca i fenomeni divini. Il piacere è solo e soltanto sinonimo di comunicazione e vicinanza a Dio e non è correlato alla voluttà. Dal sintomatico dolore fisico dell’Inferno, si arriva alla dolcezza senza fine del Paradiso, là dove si godrà in eterno della presenza del Signore, passando, a volte, per il tocco purificatore del Purgatorio. La scrittura diventa lo strumento col quale l’animo può assaporare le divine gocce, per ritornare a riveder le Stelle. Si legge e si percepisce la sferzata sociale e religiosa, si avvertono le vibrazioni temperamentali, dell’orgoglio mai sopito, e della voglia di educare alla sua correttezza. La sublimità del personaggio si estrinseca nella sua eterna storicità, in tutta l’eredità che Dante ha lasciato all’umanità intera e in tutto ciò che gli uomini e le donne hanno in lui sentito, visto ed avvertito. La Divina Commedia è senz’altro una meditazione sulla storia e la vicenda umana, vista dall’elevato osservatorio dell’eterno e del generale, la storia dell’uomo e quanto essa abbia significato come valore di insegnamento ed esperienza. I suoi personaggi non sono statici, non subiscono il suo commento, non gli fanno da spalla, ma si animano sotto le sue dita e la sua geniale mente, li collega e li fa convergere verso un nodo drammatico del passato e del suo presente, sì, ma che si delinea e si espande su un destino di ciascuno e di tutti.