Amendolara-22/02/2014:Programma di distruzione dell’Alto Jonio (di Maurizio Silenzi Viselli )

Programma di distruzione dell’Alto Jonio

 

L’Anas è una società di diritto privato (così dichiara il suo Presidente per contestare i rilievi della Corte dei Conti sulle sue disinvolte modalità operative, espletate però con soldi pubblici), ed è una società che sa fare le strade. Le sa fare molto bene. Quello che non sa fare è rispettare i territori attraversati dalle sue infrastrutture. Dopo avere, a suo tempo, con la cosiddetta nuova 106, tagliato in due parti lo spazio dei pianori di Amendolara, Albidona e Trebisacce, vale a dire quella zona interclusa dal mare già dalla vecchia 106 e dalla ferrovia, e dopo avere realizzato il tossico viadotto gettato su Trebisacce, si appresta ora, con il nuovo progetto della ultra-nuova 106, a tranciare ulteriormente i pianori nella parte rimasta ancora integra, a lanciare nuovi viadotti sulle affascinanti fiumare, e, non soddisfatta, anche ad infilzare la collina di Broglio, ad uscire trionfalmente sulla fiumara del Saraceno (uno dei più bei paesaggi italiani), a realizzarvi sopra un faraonico svincolo (che verrà ammirato da frotte di turisti), a proseguire fastosamente con un altro viadotto (da cui si potrà finalmente anche ammirare l’altro della nuova 106, e viceversa), a scorrazzare allegramente sulle fiumare successive fino ad arrivare gloriosamente alla realizzazione di quello sul Raganello (uno dei luoghi più affascinanti del pianeta), e quindi, finalmente, a tagliare e scempiare il sito della Sybaris arcaica (come già fatto con quello della ThuriiCopia e zona portuale di Sybaris). Ma voglio tranquillizzare quei pochi che si dovessero preoccupare. State pure sereni. La Soprintendenza all’Archeologia, il Ministero dell’Ambiente e quello dei Beni Culturali, vigilano implacabili. Non subito eh!. Un attimo di pazienza. Prima occorrerà spendere un paio di milioni (sacrosanti) per mettere in sicurezza gli argini del Crati. E fin qui siamo tutti d’accordo. Poi, occorrerà spendere altri quindici milioni (più, pare, altri otto, sempre pubblici, regalati dall’Anas) per dotare gli “esperti” cercatori di Sybaris di potenti idrovore in grado di farli scendere ancora più sotto nelle loro vane ricerche della Sybaris arcaica (nel frattempo che quella “vera” sarà sfettucciata dal viadotto a sei corsie). Infine, ma solo infine (si tratta di aspettare solo pochi decenni), si progetterà e realizzerà un’altra ultra-ultra-nuova 106 per consentire di salvare le vestigia della più importante città arcaica dell’occidente, vale a dire appunto la Sybaris che avranno già sfregiata. Già corrono voci ed indiscrezioni attendibili sul progetto di questa ultra-ultra-nuova 106. Essa passerà, grazie a nuovi audacissimi viadotti, proprio sulle cime dei monti più interni costieri; si poggerà, leggera, sul Monte Mostarico, percorrerà planando tutta la valle del Raganello, poi, dopo essere passata sulle sue famose gole (che verranno razionalmente intubate), virerà, e, grazie ad un nuovo viadotto volante, sorretto da giganteschi palloni aerostatici, che passerà alla storia per il suo smisurato costo (in questo, riconosciamolo, siamo imbattibili), atterrerà sulla cima del Monte Pollino (cima che verrà opportunamente spianata per la realizzazione di 4 stazioni di servizio con annesso Autogrill). Nel frattempo, non crediate che la Soprintendenza starà con le mani in mano, infatti, grazie ai suddetti finanziamenti, come leggiamo anche da questa notizia di stampa:

A certificare la situazione è il Mibac che precisa che il sito archeologico di Sibari si estende per oltre 500 ettari ma di questi solo l’1 per cento è stato studiato e la colpa e dell’assetto idrogeologico. L’acqua è il primo nemico di Sibari non solo quando allaga ma anche quando impedisce di scavare.

 …E tutto questo, sempre secondo i progettisti incaricati dal Mibac, proprio a causa del complesso assetto idrogeologico del sito: “La principale criticità che ha rallentato lo sviluppo dell’area della Sibaritide – decretano – è sicuramente il complesso assetto idrogeologico , che ha reso finora estremamente difficili gli interventi di scavo ed il loro prosieguo”. Si capisce allora bene come il progetto che fa capo alla misura 3 del “Pacchetto Sibari” da 18 milioni di euro si ponga come quello che, più di ogni altro, potrà non solo risolvere la criticità “acqua”, ma aprire anche una nuova fase di scavi e fruibilità del sito…”.

Altro che con le mani in mano! Come dicevamo, gli “esperti” scopritori di Sybaris (se lo confermano soddisfatti l’un l’altro con grandi pacche sulle spalle), non contenti di avere scavato per quarant’anni estraendo soltanto una piccola parte della colonia romana di Copia (192 a.C.), ed una ancor più piccola parte della precedente Thurii (445 a.C.), ed assolutamente nulla, se non scarse vestigia del separato centro portuale dell’arcaica Sybaris, e non soddisfatti del loro umano “errare“, con questi nuovi altri stanziamenti intendono diabolicamente “perseverare“. Questa volta vogliono scendere più sotto ancora della Thurii, per trovare, finalmente, la Sybaris. Inutile dire che troveranno soltanto l’acqua del porto sibarita e qualche coccio delle anfore che si ruppero durante i vari trasbordi dalla banchina alle navi. Ma per far questo vogliono delle potenti idrovore che riescano a prosciugare il mare. Perché lì sotto, è proprio quello troveranno: il mare. Resteremo all’asciutto! Addio belle spiagge del Sinus Thurinus. Addio Mare Jonio. Potremo, finalmente, a piedi, raggiungere il nord Africa. Costoro avrebbero fatto la felicità di Annibale che, invece, con i suoi ingombranti elefanti, dovette fare un lungo giro fin sulle Alpi per cercare di invadere Roma. Pescatori, cambiate mestiere, vendete le vostre presto inutili imbarcazioni. Un sospiro di sollievo lo tireranno anche i migranti, basta con le disagevoli traversate sulle carrette del mare: ci sarà un più comodo esodo appiedato. Mosè sembrerà un dilettante, con il suo semplice prosciugamento del Mar Rosso. Sosteniamo i nostri valorosi pionieri nel loro viaggio al centro della terra, dove, tra breve, esausti, ma sempre soddisfatti, inevitabilmente, arriveranno.

 

P.S. Questa novella dell’orrore si arricchisce di una notizia dell’ultim’ora. Il viadotto Pagliara, a Trebisacce, sarà (sempre a spesa pubblica) completamente demolito dall’Anas, in quanto “pericoloso ed inquinante”. Chi fa, e poi disfa, non perde mai tempo, diceva Pulcinella. Quindi, per logica conseguenza di questa encomiabile ammissione, l’Anas riconoscerà certamente un risarcimento pro capite ai Trebisaccesi per i danni subiti in questi lunghi anni. Somma (demolizione e risarcimento) che sarà sborsata personalmente da chi ha perfidamente progettato l’opera. Quindi, come vedete, e come giustamente diceva il filosofo Pangloss nel Candido di Voltaire, veramente “noi viviamo nel migliore dei mondi possibili”. Certo il povero Candido, spaventato, confuso, smarrito, tutto insanguinato dopo essere stato frustato a sangue per futili motivi ed aver visto ogni genere di nefandezze, aveva forse una qualche ragione per contestare fra sé: “Se questo mondo è l’ottimo dei possibili, che mai saranno gli altri?”. Ma lasciamo cuocere i pessimisti nel loro stesso brodo.

Maurizio Silenzi Viselli architetto.