Trebisacce-25/11/2020:  OSPEDALE DI TREBISACCE: BASTA ALLE SPECULAZIONI, MA FATTI CONCRETI.

Osped. Trebisacce

        OSPEDALE DI TREBISACCE: BASTA ALLE SPECULAZIONI, MA FATTI CONCRETI.

Allora, il dado è tratto, siamo a un punto di non ritorno per il futuro dell’Ospedale di Trebisacce? Sembra proprio di si.

Fin dal 2003 venivano pubblicati articoli sulla difficile situazione del nostro nosocomio e già da allora tutti a fare chiacchiere futili, passerelle, promesse senza costrutto.

Dopo 17 anni, ancora oggi solo le solite chiacchiere e promesse da marinaio.

Era  stato “riconvertito” in Ospedale “distrettuale“, vale a dire che non aveva più funzione ospedaliera, ma doveva essere “casa della salute, punto di primo intervento 118 e guardia medica“.

Adesso non si riesce a capire nemmeno quali funzioni abbia, se non quella di dare occasione agli “attori” di sempre di promettere il proprio impegno, la propria partecipazione attiva alla risoluzione del problema.

E sovviene in mente la famosa canzone di Mina: “Parole, parole,parole”.

L’Alto Ionio, anni addietro, era insorto, un sussulto di dignità, una mobilitazione generale a difesa del presidio ospedaliero e si minacciava anche la secessione per chiedere l’annessione alla limitrofa Basilicata. E non riconoscersi più all’appartenenza della propria terra è ben triste e doloroso.

In questo periodo di pandemia e, quindi, di difficoltà oggettive per tutti coloro che si trovano nella necessità di doversi curare, anche per patologie differenti da quello che è il Covid, c’è in tutto il comprensorio tensione sociale, inquietudine, perché senza Ospedale l’Alto Ionio è sempre più povero, un

territorio senza bussola per quanto riguarda la tutela della salute.

E non mancano gli interrogativi: davvero l’Ospedale di Trebisacce era un “ammalato terminale” per il quale non valeva la pena di fare qualche tentativo di “accanimento terapeutico” per mantenerlo in vita o ci sarà stata anche qualche forma di “eutanasia“?

E già, perché, si dice, che non siano mancati coloro che, forse illudendosi di rimanere sempre immuni da malattie e confidando nella protezione dei Santi Cosma e Damiano, hanno fatto sempre spallucce ad ogni campanello d’allarme per le incerte sorti del nostro Ospedale.

E così, ora, è in gioco la salvaguardia della salute dei cittadini.

Nell’Alto Ionio viene annullato l’art. 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come

fondamentale diritto dell’individuo e della collettività“.

Vengono meno da noi i servizi essenziali per la tutela della salute sul territorio.

Questa amara vicenda, comunque si concluda, deve far sorgere nell’Alto Ionio nuove frontiere: un salto di

qualità capace di trovare un terreno comune di lotta per rivendicare i propri diritti.

Ma deve trattarsi di lotta seria, dura, determinata, senza guardare in faccia a nessuno.

Ricordiamo tutti la nobile battaglia intrapresa anni addietro, ma sinceramente quando è stata bloccata la 106, non bisognava portare le sigarette e la pasta al forno agli automobilisti fermi, ma era necessaria una lotta ferrea, capace di creare disagi a tutti, al fine da “costringere” seriamente chi do dovere ad interessarsi del problema.

Adesso è necessario non un “occasionale” momento di “rivoluzione culturale“, ma  una comunità “scomoda”  quale viene considerata la nostra, deve dire  decisamente basta alla rassegnazione.

In questi giorni dovremmo dimostrare di non avere bisogno delle difese di ufficio da parte di gente di altri lidi, ma mostrare che c’è una capacità nuova di organizzare una rete ove accogliere le specificità di

ciascuno in un progetto comune.

Non c’è più posto per slogan, per vaghe promesse populiste.

Non piace più un Alto Ionio senza rabbia, con cittadini plagiati, con istituzioni passive.

Da oggi la vera identità del comprensorio non dovrà essere rappresentata dalla storia passata, ma se mai dal suo futuro, da ciò che tutta la comunità sarà capace di fare.

Non dovremo avere più timore reverenziale nei confronti del potere arrogante, ma dobbiamo reclamare il potere autentico, vero, il potere come servizio per il bene comune.

E non devono farsi illusioni quanti pensano di trovare, sempre e comunque, nell’Alto Ionio cittadini elettori in genuflessione, con il cappello in mano, perché non ci sarà più posto per i politici maneggioni, per coloro che, durante le tornate elettorali, percorrono in lungo e in largo le nostre contrade e, poi, non si fanno più vedere, sicuri che nel “serbatoio” dell’Alto Ionio possono sempre raccogliere senza avere seminato perché il loro legame con il nostro territorio è sempre stato ed è epidermico.

Non c’è più posto per i politici che, come la civette di Minerva, si presentano quando il sole tramonta, cioè si fanno vedere, e non sempre, quando tutto è concluso negativamente.

Sono sempre in anticipo prima delle elezioni, promettono con disinvoltura, si dichiarano disponibili, fanno credere che tutto è possibile, anche l’impossibile, ma, poi, sono sempre assenti quando i problemi

concreti emergono.

Oggi sembra che la dolorosa vicenda dell’Ospedale abbia reso “ irriconoscibile” l’Alto

Jonio rispetto al passato perché ha espresso in modo deciso orgoglio e dignità.

Ma dobbiamo avere un solo linguaggio, una voce corale che dovrà essere percepita con chiarezza a tutti i livelli, che non dovrà risuonare in una valle senza eco, ma che dovrà giungere “nelle stanze

dei bottoni”.

Dobbiamo lanciare un segnale fortissimo: si sapranno distinguere chi merita gli applausi e chi, invece, le uova marce, chi è ronzino e chi purosangue.

Non è più tempo del “tirare acampare” ,del “mi faccio i fatti miei”.

L’ Alto Jonio, deve diventare una grande comune “agorà”, con la convinzione della necessità di una

nuova cultura della partecipazione attiva, dell’impegno, della solidarietà per superare le

barriere che dividono.

Non più sparpagliati, ma cittadini uniti e “scomodi” per tutti.

E, come scriveva il difensore civico Alberto Bertuzzi:”il mestiere di cittadino è un mestiere difficile e il cittadino vero è un cittadino “scomodo”, però scomodo ai disonesti, la quale cosa , in democrazia è un obiettivo da perseguire”.

Però, per concretizzare tutto ciò, accanto ai cittadini dovranno esserci i rappresentanti delle istituzioni e, ancora una volta, lanciamo loro un appello: dimostrate di avere gli attributi, togliendovi quella benedetta fascia tricolore e consegnatela di nuovo nelle mani del Prefetto.

DIMETTETEVI TUTTI!

Cercate di dimostrare a quanti vi hanno votato e anche a tutti coloro che, comunque, rappresentate, di non fare solo parole , di non fare i soliti “viaggi della speranza” a parlare a destra e manca (tanto abbiamo tutti capito che a nessuno interessa più di tanto di risolvere i problemi che ci attanagliano), di non essere attaccati alla poltrona e al potere, ma di volere veramente risolvere il problema.

E questo lo si riesce a fare soltanto con atti di coraggio forti, come può essere quello di dimettervi tutti e creare in tal modo un vuoto amministrativo totale.

Non fate come al solito siete abituati a fare: “armiamoci e partite”.

I cittadini faranno la loro parte in maniera determinata e dura, ma voi non continuate a fare solo proclami e chiacchiere inutili.

Bisogna agire con dimostrazioni concrete, cercando di guardare più che alle proprie cariche, ai problemi di un intero comprensorio.

Queste nostre riflessioni lasciano il tempo che trovano e nell’Alto Jonio tutto rimarrà come

prima? Sarebbe un fallimento per tutti!

RAFFAELE BURGO