Villapiana-04/02/2021: Crisi agrumicola: anche quest’anno le clementine finiscono in mare

 

Sibari

 

 

 

 

 

 

 

 

VILLAPIANA Quintali, forse tonnellate, di clementine invendute, anche quest’anno sono finite in mare e il mare, che per sua natura restituisce quanto non gli appartiene, le ha riversate sulle spiagge della Sibaritide e in particolare delle spiagge sabbiose di Sibari e di Villapiana. Si tratta, come sta avvenendo negli ultimi anni, della vibrata protesta dei produttori delle rinomate clementine di Corigliano e della Piana di Sibari i cui produttori, non riuscendo a coprire neanche i costi di produzione a causa della globalizzazione del mercato e della sleale concorrenza, preferiscono disfarsene scaricandole nei canali irrigui da cui poi finiscono in mare, piuttosto che accettare la misera offerta di 0,20 centesimi al chilo per prodotti così pregiati che nei mercati di ortofrutta vengono poi venduti a 1,00-2,00 euro al chilo. Per la verità si tratta di materiale organico e quindi facilmente bio-degradabile e non c’è dunque pericolo di inquinamento per il mare ma c’è chi, pur ritenendo giustificata e quindi legittima la protesta dei produttori che hanno investito i loro risparmi per impiantare coltivazioni di tanto pregio, giustamente osserva che quelle stesse clementine, specie in un periodo di così grave crisi economica, potevano essere dispensate a chi non le può comprare ed è costretto a cancellare la parola-frutta dal proprio menu quotidiano. «Dichiaro la mia vicinanza a chi, in qualsiasi punto della filiera, – ha scritto sul web un cittadino di Villapiana a questo proposito – dovesse essere sfruttato: il lavoro è sacro e sacra deve essere la remunerazione. Dichiaro, però, la mia contrarietà verso qualsiasi spreco, soprattutto alimentare, che rappresenta un’offesa alla natura che come uomini abbiamo ricevuto in custodia e di cui non ci dobbiamo considerare padroni… Protestare – ha aggiunto un altro cittadino – è perciò legittimo e rifiutare d’immettere nel mercato prodotti che siano costati per la loro produzione più di quanto vengano pagati è giustificato. La modalità attuata, invece, – ha concluso questo cittadino di Villapiana – mi offende ed avrei preferito che quanto raccolto per essere gettato a mare fosse distribuito alla popolazione, anche per sensibilizzarla sulle sofferenze del settore, oppure consegnato a centri di raccolta e distribuzione del cibo a favore delle categorie economicamente svantaggiate».

Pino La Rocca