Roma-20/01/2012:Un’Europa che parla tedesco non fa stare tranquilli

Roma 20/01/2012
Oggetto: Un’Europa che parla tedesco non fa stare tranquilli
Quelle che all’apparenza sembrano piccole scaramucce tra leader politici altezzosi e frivoli, in realtà celano un disegno geopolitico molto pericoloso.
Spesso ci capita di vedere vignette satiriche sulla Stampa francese e inglese e da qualche tempo anche sui Media statunitensi, sembrano normali vignette satiriche ma in realtà tracciano un disegno geopolitico sul pericolo tedesco, le immagini “spiritose” della Merkel in veste sado maso che sculaccia Sarkozy o la Merkel che riceve su un vassoio la testa del presidente francese, non sono messaggi da sottovalutare.
I Media Usa non sottovalutano il pericolo tedesco e in una vignetta recentemente uscita sul Newsweek viene posto sulla immagine della Cancelliera un inquietante messaggio, “Achtung, it’s Angela!”. Non era mai capitato di vivere un periodo storico così complesso, molti studiosi seguono con viva apprensione le scelte economiche e politiche della Germania. Tanti segnali si sono evidenziati, molti li hanno sottovalutati, tra i prioritari su quale vale la pena soffermarsi è che la Germania pur essendo membro UE ha mostrato sempre freddezza a farsi carico dei problemi degli altri Paesi membri, e non ultimo essere intransigente nell’imporre la propria visione economica ai Paesi membri della UE.
Ora che l’Europa è afflitta da una crisi finanziaria senza precedenti, la Germania si irrigidisce nel rigore dei Bilanci piuttosto che ascoltare le posizioni che pongono i leader degli altri paesi membri, che chiedono meno rigidità e più propensione alla crescita economica. Come mai la Merkel non scende dal “Piedistallo”? La spiegazione è solo una, indebolire gli altri paesi membri con manovre rigorose che ne bloccano la crescita, aspettare come un avvoltoio che i Paesi membri dismettano i loro gioielli per far fronte al debito e dare il la alle potenti aziende tedesche in attesa di gettarsi sui “gioielli economici” a prezzi in “Saldo”. Solo così ha una logica la rigidità della Merkel, e per dare seguito alla politica espansionistica, si è inculcato nel popolo tedesco che l’inflazione è il cancro dell’economia e a supporto di questa tesi si è alimentato lo spauracchio del disastro finanziario durante la Repubblica di Weimar, quando per i bisogni primari erano necessari montagne di marchi, che si svalutavano a ritmo vertiginoso. Tra i cittadini tedeschi il terrore del disastro finanziario è sempre presente e il governo fa serpeggiare velatamente che la Germania non può avere un nuovo periodo buio come quello del periodo della Repubblica di Weimar. Questo svela i tanti retroscena della Merkel, la mancanza di coraggio a varare politiche economiche a sostegno dei Paesi in difficoltà per il rilancio dell’economia. Questo spiega il ritardo nell’affrontare la grave crisi greca, che secondo gli esperti si
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poteva superare se la Merkel, avesse attivato subito dei correttivi come i leader degli altri Paesi partner chiedevano.
E’ ovvio che tutto ricade sulla responsabilità della Germania che è il motore dell’economia dell’Europa. Ma un Paese indeciso rischia di mandare a fondo gli altri Paesi membri europei.
In Germania in molti cittadini monta la nostalgia del ritorno al marco, ma lor signori dovrebbero sapere che se l’economia tedesca è cresciuta in questi anni è merito dell’odiato “EURO”. La Grecia è rientrata nei progetti tedeschi solo quando gli economisti hanno sussurrato alla Merkel che gran parte dei titoli greci sono stoccati nelle Banche della Repubblica federale. Forse la Merkel dimentica che l’Europa che tanti mal di pancia gli provoca assorbe 2/3 delle esportazioni tedesche. Ma nonostante ciò molti politici fomentano il popolo tedesco al ritorno al marco. Il popolo tedesco non dovrebbe sottovalutare la terza economia dell’Europa l’Italia che con difficoltà cerca di uscire dalle sabbie mobili con il varo di manovre che richiedono sacrifici per tutto il popolo italiano.
La Germania non può tralasciare le difficoltà dei Paesi membri pena l’isolamento che è molto pericoloso per una economia florida come quella tedesca. Quindi l’unica scelta per evitare l’isolamento è promuovere una politica a difesa dell’Unione monetaria, un passaggio molto difficile che mette apprensione alla Germania.
La Germania dovrebbe ricordare come è diventata la potenza economica che è, se gli Stati Uniti di Bush e l’Unione Sovietica di Gorbaciov non avessero avallato la riunificazione, ciò non sarebbe mai accaduto per la contrarietà dell’asse anglo-francese 2 delle 4 potenze che detenevano, per i trattati del dopoguerra, i diritti sulle 2 germanie.
Kohl sapeva benissimo che della Germania bisognava dare una nuova immagine europeista, si decise per il sacrificio del marco in favore dell’unificazione delle 2 germanie.
Tutto ritorna in discussione e i buoni propositi nel dimenticatoio nel momento in cui la crisi economica ha preso il sopravvento, la Germania è ritornata ad essere supponente verso i partner politici, la crisi greca ne è l’esempio lampante di un distacco dai problemi degli altri Paesi.
L’asse Franco Tedesco non è altro che un asse sbilanciato, Parigi pone sul piatto le proposte ma chi decide è lei la donna di ferro la “Merkel”. Questo spiega l’avventata battuta del Capo gruppo Kauder “finalmente l’Europa è germanofona”.
E’ assurdo pensare che mentre l’euro affonda il salvataggio debba passare per le decisioni della Germania. A cosa serve tanto rigore nei bilanci se la recessione economica non li rimpingua. L’Europa non può pensare di crescere tenendo il freno a mano come chiede la Germania, al contrario dovrebbe aumentare gli ottani per dare spinta all’economia.
Maurizio Compagnone
Segretario Organizzativo dei Popolari Glocalizzati