Cerchiara-18/02/2012:“ La Madonna non si muove “

CRONACHE DI UN MILLENNIO A CERCHIARA DI CALABRIA

In data 12 Novembre 2011, il Presidente della Fondazione Santa Maria delle Armi, avv. Luca FRANZESE, con una sua nota personale ed avallata dal parere favorevole dell’Amministratore Diocesano, ha comunicato la sua decisione di portare la Icona della Madonna , dal santuario di Cerchiara tr i nostri emigrati del Nord e a Roma, all’udienza del Papa, per una benedizione aggiornata ai tempi nostri.

A questo proposito e ad onore della storia,  ricordiamo che nel secolo X°, a Cerchiara di Calabria, i monaci Basiliani, fuggiaschi dal loro Oriente iconoclasta di Leone III°, impiantarono una storia che ancora fa cronaca per le vicende del santuario di Santa Maria delle Armi, dove arrivarono, in quel tempo, san Nilo e la Regina madre di Ottone III°.

L’occupazione Normanna, avvenuta nel 1059 smantellò i siti Bizantini dalla Calabria e il predetto monastero Basiliano, rimase un  “rudere ricordo”. L’icona della Madonna, rimase in una di quelle grotte fino al 1450, quando fu rinvenuta e , in Suo onore, fu eretto l’attuale Santuario, meta di pellegrini e della storia delle loro anime attraversate dalla fede e dalle emozioni di tante vicende.

Tra le tante, giova ricordare quella del 1738, per la sua drammaticità, che fece allarmare clero e popolo, quando il Vescovo di Cassano intimò di portargli la sacra icona per una ricognizione della sua visibilità appannata e deteriorata dal tempo. Contro questa richiesta si opposero il Clero e il popolo al grido:

“ La Madonna non si muove “, perché non era concepibile una assenza della Vergine Santa dalla sua sacra dimora.

Le cronache dicono che i più accesi oppositori furono il Cappellano D.G. LEONE e i romiti Rizzo e Romito, che arrivano fino al punto di nascondere l’Icona per sottrarla ad un eventuale atto autoritario.

La ribellione del popolo e del Clero, determinò la sospensione “ a divinis “ dei Cappellani e la minaccia di chiudere al culto la chiesa. Ma la decisa determinazione del popolo ribelle, ebbe il sopravvento e la ricognizione della icona dovette essere eseguita sul posto alla presenza dei Vescovi di Cassano, Rossano e San Marco Argentano.

Il fatto fu raccontato in versi rimati dal poeta Pier Lorenzo il 12 Novembre 1743, come si legge nella platea del santuario, ed è stato riportato dallo storico don Vincenzo Barone a pag. 139 delle due edizioni del suo libro “ Storia,Società e Cultura di Calabri a –Cerchiara.-