Trebisacce-24/02/2012: Al Liceo “La musica di Terezin”-(articolo)

 

 

 

 

 

 

 

Trebisacce: 24/02/2012

“La musica di Terezin” è il delicato tema proposto e affrontato nell’aula magna del Liceo Scientifico “G. Galilei”, di cui è dirigente scolastico Tullio Masneri, lo scorso venerdì 24 febbraio, per un viaggio nella memoria e per non dimenticare e anche perché, è stato sottolineato, la giornata della memoria non è soltanto il 27 di gennaio. L’ introduzione del tema è toccata al dirigente Masneri che ha,tra l’altro ricordato che Terezin è un campo di concentramento nazista situato a circa 60 Km da Praga, luogo di prigionia e di morte per tanti ebrei. Nel tardo XVIII secolo l’imperatore d’Austria Giuseppe II del Sacro Romano Impero fece progettare una fortezza al centro della Boemia, dandole il nome di Theresienstadt (città di Teresa) in onore dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria(Terezin in ceco). La città fortezza fu costruita sotto la supervisione dell’architetto militare veronese generale conte Clemente Pellegrini e durante la seconda guerra mondiale la Gestapoutilizzò Terezin, più conosciuta con il nome tedesco di Theresienstadt, come campo di concentramento  dove morirono tantissimi ebrei e ancora tanti furono deportati verso il campo di concentramento di Auschwitzed altri campi di sterminio. La musica come strategia e funzionale all’olocausto,anticipa il giornalista Franco Maurella nel ruolo di coordinatore e intanto propone ai numerosi presenti uno spazio musicale. Il giovanissimo duo con la suadente voce di  Sabrina Pesce che propone “Il disertore” e alla chitarra il bravissimo Orlando Pellicori che prima di iniziare precisa che il pezzo e quelli successivi vengono dedicati alla libertà. Il primo tentativo di stabilire una democrazia liberale in Germania fu un’epoca di grande tensione e di conflitto interno, che si concluse con l’ascesa al potere di Adolf Hitler e del Partito Nazionalsocialistanel  1933 e popoli. Gianni Mazzei,docente di Filosofia e Storia e organizzatore dell’evento,ha contestualizzato il periodo storico e ha affermato che ciò che come periodo avrebbe potuto chiamarsi rinascimento per la Germania di fatto si è trasformato in una tragedia e anche per gli aspetti irrazionali della Repubblica di Weimar. Il primo tentativo, ha precisato Mazzei, di stabilire una democrazia liberale in Germania fu un’epoca di grande tensione e di conflitto interno. Ha invitato, infine, i presenti a vigilare sulle coscienze affinchè certi eventi non abbiano a ripetersi. Raffaele Pellegrino,filosofo e musicologo,ha prima proposto un video e subito dopo ha con sapienza affrontato il tema:” la musica al servizio del Reich”. Il video proponeva le testimonianze di ebrei scampati alla morte e che raccontavano storie tragiche e da ricordare. Nel campo di concentramento di Ferramonti a noi vicino così come in quello di Terezin c’erano attori, artisti, musicisti,compositori di fama europea, spiega il relatore. La musica nei lager assunse un ruolo fondamentale nell’esaltazione dell’orrore e nell’annientamento della dignità umana. In un primo momento non voluta e considerata clandestina dalle SS e successivamente sostenuta perché strategica alla finalità dei tedeschi. Attraverso la musica, il coro,i bambini che chiamavano “Zio” il comandante delle SS riuscirono a raggirare persino la “Croce Rossa”. Da qui il nome di Ghetto Paradiso dato a Terezin. Molti strumenti musicali sono stati acquistati con il denaro e i gioielli sequestrati agli stessi ebrei. La musica quindi usata per far credere e vedere cose non vere, per nascondere il male. Per gli ebrei un modo per sfuggire alla morte certa, anche se in realtà serviva solo a prolungare l’esistenza in vita,ma non sfuggire alla morte. Forse qualche privilegio di una doccia in più e di un pezzo di pane,ma la morte rimaneva certa. Dai grossi nomi di musicisti e compositori presenti all’interno del campo di concentramento vennero fuori opere e pezzi stupendi. La musica dai nazisti era vista come strumento di stabilità:”Suonano, cantano e non si ribellano!”. Per gli ebrei, invece, se non salvava la vita salvava la dignità! Inoltre ogni campo di concentramento aveva un proprio INNO. La creatività persino nella tragedia! Il coro del ghetto non perdeva occasione per suonare,nonostante tutti i componenti sapevano di avere un certo e triste appuntamento con la morte. A Kurt Gesron, grande regista, gli venne imposto di girare un film “La bellezza e il male” funzionale però alla propaganda nazista. Ci riuscì e bene,pur sapendo che non avrebbe evitato la morte seppure molto utile ai nazisti. Kurt riuscì a portare il paradiso in terra,in un campo di concentramento. Il regista non cercava la gloria,la notorietà,ma la vita. Il film venne però destinato ai paesi neutrali:Svizzera,Svezia e in pochi si accorsero che quel paradiso nascondeva tante atrocità. E anche per l’arte vi erano due pesi e due misure: l’opera d’arte portava la firma di un tedesco, giammai quella di un ebreo. Maria Rossini,dirigente scolastica del nord,ospite al liceo per motivi di lavoro, legge una poesia “A Israele” di Borges. Bruno Mandalari, docente di storia e filosofia, relaziona sulla Repubblica di Weimar:cultura e società di massa. Contestualizza il periodo storico-politico e parla dei compromessi culturali avvenuti storicamente nei 14 anni,dal 1918 al 1933. Il questo periodo si è prodotto di tutto:artisti,radio,fotografia, cinema. La novità rivoluzionaria è il concetto di eterogeneità che assume valore e che è insita nella massa. Inoltre i tedeschi sono stati i primi,afferma Mandalari, a capire l’importanza della psicoanalisi. Infine afferma che la speranza è una cosa seria e che bisogna anche essere un po’ utopisti concreti, riportando il pensiero di Bloch. Nel linguaggio filosofico di Mandalari anche le contraddizioni sono naturali, ma forse per chi ascolta il concetto è da chiarire. L’Inno di Terezin chiude la serata culturale e per gli intervenuti un momento per riflettere e per non dimenticare.

Franco Lofrano