AMENDOLARA LA DEVOZIONE CHE MANTIENE IN VITA LE TRADIZIONI
Anche quest’anno le notti amendolaresi si sono accese nelle luci di festa in onore del Santo Patrono San Vincenzo Ferrer. Il culto del monaco domenicano risale al secolo scorso, quando Amendolara ospita nel convento, oggi Palazzo Grisolia, i confratelli Padri domenicani dalla metà del XV sec fino agli anni 30 dell’800. La tradizione orale di quel tempo, vuole attribuire invece i primi festeggiamenti in onore del santo, a due episodi di siccità che colpì nell’arco di mezzo secolo l’uno dall’altro il territorio di Amendolara. Uno dei miracoli per il quale il monaco fu fatto Santo a pochi anni dalla sua morte fu proprio di aver portato la pioggia nei campi colpiti da siccità. In tale situazione allora, i cittadini si affidarono alla fede facendo ricorso al Santo. Sul pianoro di San Marco legarono alla bocca della statua una salatissima alosa (saraca), affinchè avvertisse la necessità di acqua per i campi dei contadini. Si racconta che piovve per tre giorni, tanto che la processione fu interrotta. È cosi, da allora, i cittadini decisero di omaggiare San Vincenzo con l’accensione di enormi falò i cosiddetti “i fucarazzi” tronchi di alberi secchi ricoperti con le potature degli ulivi e fascine. Probabilmente un’usanza che deriva dall’antichità, come un rito propiziatorio per trarre auspici in occasione dell’arrivo della nuova stagione, la primavera. Uno dei momenti più sentiti della festa, è stato anche quest’anno l’allestimento dei falò da parte dei giovani amendolaresi appartenenti al proprio rione insieme a tanti emigranti venuti per l’occasione che li lega alle loro tradizioni e ricordi d’infanzia. In vista delle feste infatti è scesa anche una delegazione municipale oltre ai molti emigranti ormai residenti da anni nel nord ovest ticino precisamente nelle cittadine di Cerano e Trecate paesi gemellati con Amendolara. Un tempo i falò si allestivano per le vie del centro storico nelle due sere che precedono la domenica. Da qualche anno a questa parte la tradizione abbraccia l’intero paese coinvolgendo anche la Marina di Amendolara. Quest’ anno nei giorni 25 e 26 aprile infatti in c.da Colfari prima e nei pressi della fontana comunale poi, ha inizio la festa con l’accensione dei primi fucarazzi in onore del santo accompagnati da stand gastronomici dove si degustano prodotti tipici (crispi, salame, taralli, vino). Nelle sere successive i falò si tengono in Amendolara Centro in Paese dove si entra nel vivo della festa. Si ci sposta da un falò all’altro in numerosissimi a ritmo della musica del complesso bandistico che accompagna la festa. Intorno alle altissime lingue di fuoco balli popolari vedono partecipe anche il primo cittadino amendolarese apparso molto vicino alla festa e ai cittadini tutti insieme alle autorità locali. Si prosegue fino a notte inoltrata, quando spento il fuoco dell’ultimo falò tutti i giovani si spostano nel centro storico dove hanno luogo i tanto attesi “ppuntilli”. Usanza antica ove i giovani ostacolano il procedere delle genti a colpi di spintoni. Nella mattinata di sabato 28 si è svolta la “fiera della primavera” con la vendita di mercanzie e di animali provenienti da molti paesi vicini. La giornata di domenica è quella conclusiva. Nel pomeriggio ha luogo la cerimonia religiosa celebrata dal Parroco di Amendolara Mons. Francesco Gimigliano, nella chiesa madre e con la processione per le vie del paese. Intorno alle venti, finita la processione si procede con “l’incanto”, un’asta di prodotti tipici ed animali offerti per devozione al Santo dai cittadini, il cui ricavato servirà a coprire le spese sostenute per la realizzazione dell’evento. Nella sera, presso l’auditorium si è inscenata la commedia dialettale della “compagnia del ciuccio” di Cerano. I festeggiamenti si sono conclusi con uno spettacolo pirotecnico mozzafiato.
Cristian Larocca
IVA Progr.