Trebisacce-07/06/2012: IL DIFFICILE RAPPORTO TRA GIORNALISMO E POTERE

IL DIFFICILE RAPPORTO TRA GIORNALISMO E POTERE

Le lodevoli iniziative dell’ITCGT “G.Filangieri” di Trebisacce sull’importanza dell’informazione dimostrano che c’è la consapevolezza di salvaguardare i diritti e i doveri dei cittadini tra i quali quelli indicati dall’art.21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Ora a noi piace ricordare un interessante aspetto dell’informazione che è quello del difficile rapporto tra il giornalismo e il potere.

Lo facciamo soprattutto per i “freelance”, cioè i giovani alle prime armi che vogliono farsi le ossa e che poi, se ce la faranno, diventare giornalisti.

Allora, ecco quanto diceva al figlio Folco il famoso giornalista-scrittore Tiziano Terzani, nel lungo colloquio riportato nel libro “La fine è il mio inizio”.

“Il giornalista dev’essere uno che è, a suo modo, arrogante, uno che sente di essere libero, di non dipendere dal potere.

Facendo il mestiere di giornalista la frequentazione del potere è necessaria, indispensabile.

Di ogni tipo di potere: il potere assassino, il potere giusto, il potere… il Potere.

Perché è quello che determina le sorti del mondo e tu che sei lì a descriverlo devi andare dal Potere a chiedergli come stanno le cose.

Io ho sempre provato una repulsione per il potere. Forse nel mondo sono un anarchico, ma a me vedere un Presidente, Ministro, un Generale, tutti con la loro aria tronfia, mi ha sempre fatto ribrezzo.

Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al potere, di andarci a letto col Potere, di dare del “tu” al Potere, di andarci a cena col Potere per trarne lustro, gloria, informazioni magari.

Io questo non l’ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità. Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé. Se ti metti accanto a un candidato alla Presidenza di una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui, diventi un suo scagnozzo.

Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, lo misuravo e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande.

Io non sono stato mai amico di un potente. E’ molto importante questo senso della propria libertà, del non voler dipendere dal benvolere di nessuno.

Sono stato uno dei giornalisti che alle conferenze stampe del mondo ero proverbiale per fare sempre le domande più provocatorie che non vedi più fare oggi.

Quando oggi guardi alla televisione le conferenze stampa, mi viene proprio pena vedere il servilismo, la mancanza di aggressività di questi cosiddetti “giornalisti” che sono semplicemente dei servi.

Stanno tutti i giorni lì seduti in quelle poltrone, aspettando che i potenti si presentino. Se uno vuole capire l’Italia di oggi, sta a sentire cosa dicono alla TV? Non capisce niente a sentire quelli che dicono sempre le stesse puttanate; non è mica l’Italia, quella ! Se, invece, uno viaggiasse, vede l’Italia, no? Viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. Questo è il giornalismo.

Tutto è inquinato. La vicinanza al potere, la necessità della protezione del potere hanno creato una situazione che non è più quella di un tempo, in cui la forza del giornalismo era la sua indipendenza.

Sai, una indipendenza anche economica. Quando i giornali dipendono dalla pubblicità, come succede in Italia, e la pubblicità è in mano a chi ha il potere politico, come puoi essere libero? Quando i giornali sono posseduti dalle grandi aziende contro le quali non potrai mai scrivere e che hanno i loro interessi politici, come fai a fare del vero giornalismo? Come puoi essere obiettivo. Non lo sei mai. Perché nessuno lo è, anche quelli che pretendono di esserlo sono solo falsi e finti.

Da giornalista ho incontrato tanti quaquaraquà. Gente inchiappettata che faceva la sua parte e che, proprio perchè io ero giornalista incontrandomi, mi dava un pacchetto bell’è fatto e mi raccontava le puttanate.

Mai avere soggezione di nessuno.

Quando ci sono quelli che fanno la parte dei generali, quelli pieni di prosopopea, tu immaginati che la mattina vanno al gabinetto come tutti gli altri a…. cacare”.

Cosa ne pensate, cari amici?

Oggi, quanti Tiziano Terzani ci sono nel giornalismo?

Quanti giornalisti, quanti giornali sono solo al servizio dei lettori e non dei potenti di turno? Quanti sono disponibili a seguire quanto affermava Aristotele: “dire di ciò che esiste che non esiste, o di ciò che non esiste che esiste, è falso, mentre dire di ciò che esiste che esiste, e di ciò che non esiste che non esiste, è vero”?. Chissà!

GIULIO BURGO

Giulio Burgo