Trebisacce-19/06/2012:TEMPO DI ESAMI-“ ELOGIO DELLA BOCCIATURA” (di Giulio Burgo”

TEMPO DI ESAMI

 

“ ELOGIO DELLA BOCCIATURA”

 

 

 

E’ tempo di esami. Ansie e speranze degli studenti, delle famiglie. Ieri, come oggi.

Ma leggiamo cosa scrive Roberto Gervaso nel suo libro “Peste e Corna”, in un capitolo dal titolo “Elogio della bocciatura”:

“ Se invece di cominciare gli studi mezzo secolo fa, li avessi cominciati negli anni Sessanta, sicuramente non li avrei finiti, come a suo tempo non li finì Prezzolini, inquieto figlio di un prefetto del Regno, ribelle ai limiti dell’anarchia.

Il che non gl’impedì di diventare un grande conservatore e uno dei maestri più citato che letto, della Destra.

Nato negli anni Sessanta, dicevo, avrei gettato la spugna prima di arrivare al diploma liceale, disgustato, se non schifato, dalla viltà di certi insegnanti, dall’inquinamento ideologico di troppi testi, dal sovvertimento di ogni gerarchia, conseguenza fatale di un permissivismo cattocomunista o, se preferite, clerico-marxista, che ha trasformato la scuola italiana in un arlecchinesco bordello.

Io, dei miei studi elementari, medi, universitari, ho un pessimo e un ottimo ricordo.

Un pessimo ricordo perché i docenti, salvo pochi, pochissimi, non sapevano insegnare. Le loro lezioni erano colate di cemento e di piombo.

Per ore e ore noi allievi sbadigliavano e, quel che è peggio, non capivamo niente, o quasi niente, di quello che dall’alto delle cattedre loro cercavano, o pretendeva1no, di insegnarci.

I testi che adottavano mettevano a dura prova non solo la nostra capacità di capire, ma anche la nostra resistenza fisica.

Una pappa indigesta di date, nomi, liste di battaglie. Un gran minestrone di eventi militari, politici, diplomatici.

L’ottimo ricordo è invece dovuto al fatto che i miei insegnanti, chi più chi meno, bocciavano. I più sfortunati, cioè i più somari, ripetevano l’anno.

L’insufficienza, almeno i primi due trimestri, era la regola.

I pochi che non avevano nemmeno una, erano mosche bianche, ammirate dai professori, ma guardate con sospetto dai compagni.

Il sei politico o, all’Università, il diciotto non esisteva.

Chi non studiava, pagava. E non solo a scuola.

Anche, ansi soprattutto a casa.

Confessare un quattro o un cinque a mio padre mi atterriva più di quanto mi atterrisca, oggi, confessare a mia moglie un’infedeltà.

La pagella era una sentenza solenne.

Per non parlare dell’uscita dei quadri con tanto di promozioni e bocciature.

Gli insegnanti tenevano molto alla condotta e chi sgarrava si buscava una sospensione, con quel che ne seguiva.

La scuola che c’insegnava male la storia, la filosofia, la geografia, il greco, il latino, la fisica e la matematica, c’imponeva comunque una disciplina, inculcandoci il rispetto per il docente, cui ci si rivolgeva in punta di piedi. Lui ci dava del tu e noi gli davamo del lei.

Il bello è che la cosa ci sembrava assolutamente normale.

La bocciatura, ripeto, era un dramma e la promozione una festa destinata a durare tutta l’estate.

Oggi gli esami non riscuotono meno stima dei geni, chi non ha mai aperto un libro gode della stessa considerazione.

I professori che bocciano vengono liquidati come fascisti e sottoposti alle terribili reprimende dei Ministri della Pubblica Istruzione che, o per insipienza o per viltà, o per demagogia, o per calcolo politico, non osano neppure pronunciare la parola meritocrazia, valore senza il quale una società va alla deriva.

Si torni dunque a bocciare che, se non boccia la scuola, boccia la vita”.

Senza appelli e rinvii a settembre.

Ma a noi piace fare a tutti i nostri giovani esaminandi gli auguri per la promozione.

GIULIO BURGO