Trebisacce-06/08/2015:La vita sociale e la fede cristiana (di Pino Cozzo)

La vita sociale e la fede cristiana

di Pino Cozzo

 

Nella cultura e nella mentalità moderne, la vita civile e quella religiosa vengono spesso ritenute scisse, senza collegamento, non intersecate. La fede viene vista come un fatto privato, personale, fuori dal contesto comunitario, e quindi irrilevante in ambito politico e sociale. Per il cristiano, questa divisione può essere accettata, ma non può essere completamente netta. Educare le coscienze ad essere esempio vivente della missione affidataci dal Signore Gesù è un compito fondamentale della Chiesa, di cui l’insegnamento della dottrina sociale è parte integrante e fondamentale. Spetta, poi, ai cristiani, nella  loro individualità o in associazioni inserirsi pienamente nel tessuto della società civile e trapiantare la legge divina nella vite della realtà terrena. Il nucleo fondante e centrale della dottrina sociale della Chiesa, che si rifà agli insegnamenti stessi di Gesù Cristo, è costituito da alcune verità etiche che corrispondono alla vocazione stessa, trascendente ed immanente, dell’uomo. Sono princìpi permanenti, incrollabili e centrali, fonti inesauribili di ispirazione, per costruire e reggere una società ordinata e civile. Educare le coscienze è compito precipuo della Chiesa, di cui la dottrina sociale è parte integrante. I cristiani, poi, singolarmente o in associazioni, devono intimamente innestarsi nel tessuto della società e incastonare la legge divina nella vita terrena. Abbiamo mai pensato che, se conosciuti ed applicati rigorosamente, i dieci comandamenti potrebbero da soli gestire l’ordinamento civile della società e portare frutti di sana convivenza? I fedeli laici, impegnati nelle attività sociali ed ecclesiali, alimentano il loro agire con la formazione spirituale e culturale e con la costante preghiera, sentita e mirata.  La fede li sostiene nel loro cammino, la speranza dà loro la forza necessaria per portare buoni frutti, la carità li spinge ad operare secondo quella logica della dedizione, con la più alta attenzione possibile, con un’elevata competenza e con un servizio incondizionato. E’ doloroso dover constatare che spesso la prassi religiosa e l’agire sociale e politico siano staccati. E’ mortificante accorgersi che un Paese attraversi una crisi di legalità nei comportamenti degli amministratori e dei cittadini, che si esplicita nella concussione, nella corruzione, nel voto di scambio, nell’evasione fiscale, nell’assenteismo, nella superficialità dei gesti, pensando “ma sì, tanto il mio è assicurato, e degli altri poco mi importa”. Solo con una solida sfera educativa, con le parole cui corrispondono i fatti reali ci si può attendere una più solida coerenza di comportamento e un sano costume. Si potrebbe avere un’elevata stima dell’azione politica, poiché è insita nella natura sociale dell’uomo, e perciò deriva dalla volontà di Dio. Chi governa deve considerare la sua azione come una missione, come un servizio per il bene comune e per la Gloria del Signore. Perché, se il bene comune di un popolo consiste nell’insieme delle condizioni sociali con cui gli uomini, le famiglie, le associazioni, la società possono ottenere il conseguimento più completo della loro perfezione, allora, quel bene comprende i diritti fondamentali della persona, i valori morali e culturali, la prosperità e la solidarietà.