Amendolara-21/10/2016:FACCIAMO IL PUNTO SU: L’ Illuminismo ( di Salvatore La Moglie)

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FACCIAMO IL PUNTO SU:

L’ Illuminismo

di Salvatore La  Moglie

Innanzitutto proviamo a dare una definizione. L’Illuminismo (in francese Age de lumières, in tedesco Aufklarung, in inglese Enlightenment) fu  un movimento culturale che ebbe le sue radici filosofiche in Inghilterra, nell’empirismo di Locke e Hume (che faveva consistere tutta la conoscenza nell’esperienza) e nel razionalismo francese (Cartesio). Ebbe il suo centro di maggiore sviluppo e di irradiazioni nella Francia intorno alla metà del ‘700. Si proponeva di liberare gli uomini dall’ignoranza, dalla superstizione e dall’ oscurantismo attraverso i lumi della ragione.

Per il filosofo tedesco Emmanuel Kant  l’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, “stato di minorità” dovuto a se stesso per non aver usato la ragione, l’intelletto. Perciò il motto degli illuministi doveva essere: Sapere aude, cioè abbi il coraggio di usare l’intelligenza, la ragione, la sola che può consentire di poter camminare con le proprie gambe e far diventare l’uomo maggiorenne.

ASPETTI E CARATERRISTICHE FONDAMENTALI DELL’ ILLUMINISMO: Era una filosofia ottimista che esaltava la ragione umana, il dato concreto e positivo, la filosofia e la scienza (scientismo), per cui non si poneva problemi di tipo metafisico, cioè astratti; esaltava inoltre il progresso e la felicità;  l’eguaglianza, la libertà, la fratellanza e la tolleranza; l’uomo e il suo essere al centro del mondo; la visione laica della vita; il filantropismo, cioè l’amore per l’uomo; la diffusione del sapere, che doveva essere utile a un pubblico più vasto possibile; lo spirito critico e la ricerca della verità, per cui prevaleva lo spirito di demistificazione e dissacrazione, di smascheramento  e denuncia.

Gli illuministi ripresero il discorso iniziato dagli intellettuali del Rinascimento (con Leonardo in testa) e della Rivoluzione scientifica (tra 1500 e 1600) basato sul dato concreto, sull’esperienza e il metodo  scientifico o induttivo. Le loro idee saranno contestate dai romantici in nome dei diritti della fantasia, dell’immaginazione, del sogno, dei sentimenti ecc. e saranno, invece, riprese e sviluppate dai positivisti a partire dalla metà dell’800. Si tenga presente che è  durante l’età dei Lumi che viene elaborata, da parte di Condorcet, l’idea di progresso, tipica proprio della mentalità illuminista e poi positivista, secondo cui l’uomo e la vita degli uomini sono destinati a un progresso continuo e illimitato.

Metodo illuminista: il metodo, il modo di procedere degli illuministi nelle loro indagini sui fenomeni naturali, culturali e sociali consisteva in questo: partivano dal mistero e dall’- oscurità per giungere, attraverso i lumi della ragione, alla verità per poterla poi rivelare.

L’illuminismo fu, insieme allo stoicismo greco, l’unico movimento filosofico che si pose il problema della felicità per gli uomini e l’ideale del sentirsi cosmopolita (cosmopolitismo), cioè del sentirsi cittadino del mondo e  il mondo come la sola vera patria dell’uomo. Diceva Denis Diderot: Non vi è che un solo dovere: quello di essere felici.

L’illuminismo era antistoricista? Non è esattamente così.  Gli illuministi pensavano che il passato, la storia che c’era stata fino a quel momento bisognava, diciamo così, azzerarla, bisognava fare tabula rasa e ripartire daccapo perché era solo allora che iniziava  la nuova storia. E’ in questo senso che sono stati definiti “antistoricisti”, perché se è vero che la storia è progresso, svolgimento, continuo divenire allora essi non furono contro la storia e, certamente, non la ignorarono.

All’interno della visione illuministica della vita si possono rintracciare alcuni filoni di pensiero, alcune dottrine. Vediamole, quasi a mo’ di glossarietto.

Il sensismo (o concezione sensistica della vita), cioè la dottrina o teoria che faceva consistere  la conoscenza nelle sensazioni, e in questo si collegava all’empirismo inglese. Si tratta di  una teoria fondata dal francese Condillac che considerava, appunto, le sensazioni come unica fonte della conoscenza e riduceva ad esse tutta la vita spirituale.

 

Il determinismo: dottrina secondo cui tutti i fenomeni, i fatti naturali come pure le azioni umane sono legati tra loro da rapporti di necessità e causalità. Tutto è determinato da ferree leggi  universali e perciò viene escluso ogni intervento della nostra intelligenza e della nostra libera volontà (ci sono affinità con il  meccanicismo e il  fatalismo).

Il meccanicismo: teoria o dottrina che, escludendo ogni intervento della volontà, dell’intelligenza e della libertà personale, presume di spiegare tutti i fenomeni e i processi naturali con leggi meccaniche, per cui i fenomeni della vita non sono che fenomeni fisico-chimici. Pertanto, si ha, per es., questo automatismo: si nasce, si cresce e si muore.

Lo scientismo: dottrina secondo cui tutta la conoscenza e il sapere sono ricondotti alla scienza che, pertanto, è l’unica valida e  sufficiente a risolvere tutti i problemi dell’uomo.

 

In religione gli illuministi erano decisamente anticlericali (Voltaire diceva: ecrasez l’infame, cioè bisognava schiacciare la Chiesa, o meglio l’uomo di chiesa, il clericale che diffondeva superstizione ed oscurantismo, dogmatismo e fanatismo). A prevalere erano il deismo e il teismo, una  dottrina che ammetteva un dio come causa e principio dell’universo, del mondo ma non riconosceva nessuna religione rivelata e sosteneva, invece,  il possesso innato e naturale dei principi morali e religiosi da parte dell’uomo, al di là delle prescrizioni delle chiese.

Voltaire, nel Dizionario filosofico, scrive: Il teista è un uomo fermamente persuaso dell’esistenza di un Essere supremo tanto benigno quanto potente, il quale ha formato tutti gli esseri estesi, vegetanti, o dotati di sentimento, o di sentimento e ragione; e perpetua la loro specie, e punisce senza crudeltà i delitti e ricompensa con bontà le azioni virtuose. E Kant ha dato, dal canto suo, questa definizione di deistateista: Colui che ammette solo una teologia trascendentale vien detto deista, e teista invece colui che ammette anche una teologia naturale. Il primo concede che noi possiamo conoscere, con la nostra pura ragione, l’esistenza di un essere originario, ma ritiene che il concetto che ne abbiamo sia puramente trascendentale: che sia cioè soltanto di un essere, la cui realtà è totale, ma non ulteriormente determinabile. Il secondo sostiene che la ragione è in grado di determinare ulteriormente tale suo oggetto in base all’analogia con la natura: e

cioè di determinarlo come un essere, che in forza di intelletto e di libertà contiene in sé il principio originario di tutte le altre cose.

Diffuso, tra gli illuministi, era anche l’ateismo:  vi furono illuministi decisamente atei come d’Holbach, Helvétius, Meslier, La Mettrie, ma anche Diderot, che portarono le idee materialiste del movimento alle estreme conseguenze.

Per tutto questo gli illuministi saranno (ingiustamente…) accusati di eccessivo materialismo e di scarsa sensibilità per tutto quello che non era materia e dato concreto. A smentire tutto questo basterebbe il solo esempio di Jean Jacques Rousseau che tanto esaltò la fantasia, il sogno e l’immaginazione e dello stesso Diderot che sognava la felicità per tutti gli esseri umani. Insomma, gli illuministi non erano insensibili ai sentimenti umani.

 

La concezione della cultura: prevale la volontà di divulgare, diffondere il sapere e quindi si tratta di una concezione democratica ed egualitaria della cultura. Altri caratteri della cultura e dell’intellettuale, del philosophe sono l’enciclopedismo, l’eclettismo e anche il relativismo culturale,  per cui si guarda con tolleranza e rispetto a chi la pensa diversamente. Con l’illuminismo si ha un tipo di cultura militante. Pertanto, in merito al ruolo dell’intellettuale si tendeva a sottolineare il carattere impegnato dei philosophes cioè l’impegno  politico, sociale, civile e anche pedagogico. Per l’ Illuminismo  la  ragione era facoltà naturale presente in ogni uomo, nel dotto e nell’ignorante, nel bambino come nel selvaggio (la teoria-mito del  buon selvaggio di Rousseau e polemica contro la moderna civiltà borghese industriale, che inquina e corrompe ogni cosa). Di qui la concezione democratica ed egualitaria del sapere. Di fondamentale importanza per la divulgazione del nuovo e rivoluzionario sapere fu l’Enciclopedia (in 28 volumi), diretta da Diderot e d’Alembert. Quanto al valore e all’importanza che si dava alla cultura e al libro si pensi soltanto alla frase di Voltaire: Il libro sarà la salvezza del genere umano.

La concezione della letteratura: era concepita non come accademica, ma come strumento della propaganda, di lotta e di liberazione al servizio della libertà, della verità, della giustizia e del progresso. Non mezzo di evasione dalla realtà, dunque, ma qualcosa di attivo, calato nel reale, nella vita di tutti i giorni. Una letteratura  svincolata dai valori obsoleti della mentalità aristocratica e capace di interpretare invece i nuovi ideali e valori della borghesia in rapida ascesa.

Durante l’età della Ragione si affermò la satira di costume : castigat ridendo mores: il teatro satirico si proponeva di correggere i costumi deridendoli (Jean de Santeuil). In Inghilterra si affermarono e si svilupparono il romanzo moderno,  il giornalismo e i primi giornali e, quindi, l’opinione pubblica. L’intellettuale, infine, andava alla ricerca di un mondo puro,”selvaggio”, incontaminato, non moderno, non civilizzato. E così incominciò a diffondersi l’esotismo (la passione, appunto, per  mitici luoghi lontani e incontaminati) che, poi, si ripresenterà nell’800.

In campo economico, dopo più di due secoli di mercantilismo, prevalse il  liberismo (dottrina della libera iniziativa privata, della libera circolazione di merci, del mercato al centro del discorso economico e, quindi, si puntava alla limitazione dell’intervento dello Stato nella direzione economica;  il motto del liberismo era  laissez-faire, laissez passer). All’interno di questa concezione si sviluppò, in Francia, la dottrina della  fisiocrazia, che faceva  consistere la ricchezza di un paese nell’agricoltura, nella terra, nella natura. Il liberalismo è il corrispettivo politico del liberismo: è la dottrina politica che, appunto, mira alla libertà dell’individuo, opponendosi ad ogni forma di assolutismo.

 

Sbocchi politici: L’Illuminismo ebbe influenza nella vita politica e sbocchi politici? Certo, basti pensare al dispotismo illuminato dei sovrani dell’epoca, al riformismo dall’alto, alla diffusione delle idee liberali e “democratiche” (liberalismo) e alla stessa Rivoluzione francese che fu influenzata dalle idee degli illuministi. Voltaire aveva esaltato la tolleranza e il metodo “democratico”. In una sua celebre frase si legge: Non condivido le tue idee ma lotterei fino alla morte affinchè tu possa esprimerle, anche se ha lasciato detto anche che: tutto per il popolo, niente dal popolo: che è una concezione paternalistica, quella delle concessioni dall’alto (il sovrano che graziosamente concede).

Grande influenza ebbero, poi, le idee di Montesqieu che teorizzò ne Lo spirito delle leggi il moderno principio della separazione dei poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario, secondo il modello inglese della monarchia costituzionale. Quanto a Rousseau non fu da meno. C’è un suo potente pensiero che dice: Gli uomini nascono liberi, eppure dappertutto si trovano in catene. Forse fu questa riflessione a condurlo a una teorizzazione politica estrema: la democrazia diretta e la sovranità popolare (il contratto sociale sarebbe servito per dar vita a uno Stato repubblicano). Però, nella teoria della volontà generale era nascosta, suo malgrado, un’insidia non da poco, e cioè il fatto che questa volontà poteva essere il popolo come pure un individuo che se ne faceva portatore e che poi poteva anche rivelarsi come il dittatore di turno…

Insomma, gli sbocchi politici delle idee illuministiche, che tanto avrebbero influenzato la Rivoluzione francese, sono liberalismo e “democrazia” ma  anche terrore, dittatura e ghigliottina. Dietro la triade libertà, uguaglianza e fratellanza si nascondeva, ahimè, il rischio (divenuto realtà…) del Terrore di Robespierre e del regime autoritario-imperiale di Napoleone che, proprio in nome di quei sacri principi, andava a “liberare” i popoli e ad esportare la democrazia ma per conquistare e imporre il proprio dominio.

In conclusione, le idee e i valori dell’Illuminismo, propagandati dai suoi grandi corifei, ebbero una vasta influenza sia nel breve che nel medio e lungo periodo. Essi contribuirono alla Rivoluzione francese del 1789, prepararono quella critica della società dell’antico regime che poi avrebbe condotto alla crisi e infine alla guerra civile. Non è un caso che Diderot abbia elaborato questo profondo e potentissimo pensiero: Ogni uomo reca  in sé una  guerra civile. Il pensiero può essere rivoluzionario e, quindi, pericoloso. E quello dei Lumi lo fu e la nobiltà più retriva e il clero (entrambi ceti privilegiati e parassitari) se ne accorsero e furono nemici acerrimi dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, le cui idee erano destinate a cambiare irreversibilmente il corso del pensiero e della storia, a costituire una svolta, uno spartiacque per cui gli storici hanno fatto iniziare la storia contemporanea proprio con la Rivoluzione francese.