Trebisacce-30/10/2016:Apprendimento: come, dove, quando, perché (di Pino Cozzo)

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Apprendimento: come, dove, quando, perché

di Pino Cozzo

 

La scuola, in quanto contesto formale di apprendimento, deve favorirlo in tutti i modi possibili. Il docente ha, dunque, grande potere e grande responsabilità, in tal senso. A lui tocca instradare l’allievo su vie sempre nuove del sapere e percorrere insieme con lui un tratto più o meno lungo, ma comunque significativo, di vita, arricchendo le sue conoscenze e aiutandolo nella costruzione della propria identità personale e sociale. È bene, quindi, che un insegnante non perda mai di vista, nella sua azione didattica, il fatto che tutto contribuisca a modificare il comportamento di una persona.  Al primo impatto con un alunno, il docente deve essere consapevole che, fino a quel momento, una serie di eventi pregressi ne ha, in qualche modo, modellato la personalità e che tale personalità potrà subire nuovi e incisivi rinnovamenti, per effetto di ogni successivo intervento educativo. L’alunno è un essere pensante, il cui comportamento osservabile può celare disagi e difficoltà di non sempre facile lettura. Per questo motivo, gli aspetti relazionali non vanno assolutamente trascurati, in un proficuo processo di apprendimento, anzi, devono condurre il docente ad una comprensione efficace e funzionale dell’alunno e, al tempo stesso, l’alunno alla necessaria predisposizione ad un apprendimento significativo. Quegli deve fare attenzione a non emettere giudizi infondati, prestando attenzione anche al fatto che ciascun individuo reagisca in maniera diversa ad uno stesso stimolo, ad una stessa sollecitazione ed sia influenzato in modo differente da un medesimo evento, e far sì che questi abbia la massima predisposizione ad un dialogo che ponga quelle solide basi indispensabili per il raggiungimento di specifici obiettivi. La motivazione, nel processo di insegnamento-apprendimento, coinvolge aspetti emotivi, cognitivi, ma anche metacognitivi, psicologici, dalla percezione di autoefficacia al concetto di sé, e ancora aspetti sistemico-relazionali, vale a dire il rapporto tra soggetto che apprende e contesto situazionale, e, infine, aspetti più propriamente didattici, legati all’uso, da parte degli insegnanti, di determinati mediatori nel processo di insegnamento. Può anche darsi il caso di uno studente che, pur animato dal desiderio di riuscire bene a scuola, attribuisce valore dominante all’approvazione del gruppo dei pari. Se, in tale gruppo, appare “vincente” un comportamento di disinteresse o di disaffezione nei confronti della scuola o del sapere, l’obiettivo sociale finisce per confliggere con quello cognitivo: la finalità di essere accettato e di rinsaldare il senso di appartenenza al gruppo di riferimento diventa più importante della spinta motivazionale ad apprendere. La coordinazione di obiettivi cognitivi e sociali è comunque più facilmente raggiungibile in ambienti di apprendimento basati sulla collaborazione e sulla cooperazione. L’interdipendenza e la condivisione delle risorse (umane, tecnologiche, materiali) promuovono un clima di responsabilità collettiva e di mutuo rispetto.  Generalmente, gli insegnanti tendono a riconoscere i problemi motivazionali degli studenti che non hanno un buon rendimento e danno per scontata la motivazione degli allievi che riescono bene a scuola. Molti ragazzi, però, pur interessati ed impegnati, non riescono a raggiungere padronanza e competenza in determinati settori e, come hanno dimostrato varie ricerche empiriche, anche studenti in grado di raggiungere un alto rendimento possono avere problemi motivazionali e non sfruttare appieno le loro potenzialità. E, ancora, uno studente può apparire motivato da un compito piuttosto che da un altro, da una disciplina piuttosto che da un’altra, da una metodologia di insegnamento piuttosto che da un’altra, può  essere  motivato a raggiungere obiettivi diversi da quelli  fissati dall’insegnante. A volte, anche impiegare molto tempo in un compito o in un’attività può essere segno di scarsa motivazione. Spetta all’insegnante incrociare le strategie orientate alla cognizione con quelle orientate alla relazionalità, in riferimento ai ritmi e agli stili di apprendimento degli allievi.  Il criterio guida resta quello di far compiere esperienze diverse, giacché le recenti acquisizioni teoriche hanno mostrato che ciascun soggetto tende a privilegiare una particolare modalità di rappresentazione ed organizzazione della conoscenza. È bene, inoltre, che l’apprendimento sia mediato dalle tecnologie didattiche. L’e-learning si coniuga con una modalità  di formazione denominata learning by doing, l’imparare facendo, che vede la creazione della conoscenza come una trasformazione continua, propria dell’esperienza appresa dal singolo, in sapere condiviso, attraverso l’apprendimento collaborativo e il lavoro di team.