Trebisacce-16/03/2017:Hanno rapito Moro! (di Salvatore La Moglie)

Salvatore La Moglie

Hanno rapito Moro!

Di Salvatore La Moglie

 

A 39 anni dalla strage di Via Fani e dal sequestro (il 16 marzo 1978) e uccisione di Aldo Moro (il 9 maggio 1978)  da parte delle Brigate Rosse, La Palestra vuole rendere omaggio alle vittime e offrire in esclusiva per i propri lettori un ricordo di quel grave avvenimento utilizzando, su gentile concessione dell’Autore, alcune pagine del romanzo che Salvatore La Moglie ha in cantiere e sul quale sta lavorando per la pubblicazione.

 

 

Giovedì, 16 marzo

 

Caro diario, sto per scrivere pagine veramente storiche, pagine dolorosamente storiche, pagine di sangue e di mistero. Stamattina, verso le 9 e cinque o dieci, le ormai tristemente famose Brigate Rosse, hanno eliminato i cinque uomini della scorta e poi sequestrato l’on. Aldo Moro, uno degli uomini politici più importanti del nostro paese. Tutto questo è avvenuto a Roma in pieno centro, in pieno giorno e in tutta tranquillità. Le BR hanno avuto tutto il tempo per ammazzare, per rapire e darsi alla fuga. Sembra tutto così impossibile, incredibile, irreale e anzi surreale. Io ho saputo la notizia stamattina a scuola dal professore di “Italiano e Storia” Enzo Desantis, il quale ha anche fatto una sintesi della storia del dopoguerra per far capire meglio alla classe la cronaca che stiamo vivendo. Sono d’accordo con lui su tutto. Per es., sui brigatisti: gente usata e manipolata, lasciata fare e non compagni che sbagliano come tanti nel Movimento li considerano. Questo fatto qui, cioè questa confusione mentale, sulla natura delle BR, non può che danneggiare tutta la Nuova Sinistra. Non sono pochi a credere che i brigatisti siano dei puri e dunque gli unici rivoluzionari italiani che credono per davvero nella lotta di classe e nella rivoluzione comunista. Io non nego, comunque, che tra di loro possa esserci qualche idealista convinto di servire la “causa” uccidendo oggi un poliziotto e domani un magistrato…

A mio modo di vedere, l’obiettivo, lo scopo – da Piazza Fontana ad oggi – è quello di creare caos, disordine, tensione. Ecco, appunto, la strategia della tensione, la quale equivale, praticamente, a un golpe strisciante, permanente, infinito, diretto a impedire al nostro paese spostamenti a sinistra e, quindi, cambiamenti politici in senso democratico e progressista. Il mio caro prof  Desantis, che se ne intende davvero, ci ha fatto capire oggi molte cose, cose che in gran parte conoscevo ma che adesso ho assimilato meglio e che intendo approfondire. È proprio vero: bisogna conoscere la Storia, il passato se vogliamo capire e “leggere” il presente e, anche, fare previsioni sul futuro. «O italiani, io vi esorto alle storie…», aveva detto il Foscolo in un suo famoso discorso accademico. È vero la Storia è la registrazione dei delitti, delle follie e delle sventure dell’umanità, come dice Gibbon, ma senza la Storia non capiremmo nulla di noi stessi. Come pure capiremmo poco senza la Letteratura. Oggi pomeriggio, pensando alla strage di via Fani, mi sono subito venute in mente le prime pagine dei Promessi Sposi, che abbiamo terminato da poco. Don Abbondio passeggia per le stradine di campagna, legge a tratti il suo breviario e, a un certo punto, davanti a sé, vede due «individui della specie de’ bravi» che gli intimano di non maritare Renzo e Lucia: «“Or bene questo matrimonio non s’ha da fare, né domani né mai”»… Minacce da prepotenti, al servizio di gente potente e arrogante. Oggi mi sembra che qualcuno stia dicendo – in maniera poco garbata – alla Democrazia Cristiana e a Moro: «Questo “matrimonio” tra Dc e PCI non si deve fare, né ora né mai»…

Chi è questo qualcuno? Chi è il don Rodrigo, chi è l’Innominato di turno, chi è l’Innominabile grande appaltatore di delitti? E chi sono i nuovi bravi mandati a impedire, a fermare? Personalmente sono convinto che l’Innominato o gli Innominati vengano dall’estero ma che abbiano grossi appoggi interni. È vero che l’America odia la parola stessa “comunismo” in sé e per sé e che vede la Russia dietro il nostro PCI (cioè, non si fida delle sue dichiarazioni sulla democrazia e sul filoatlantismo) ma è vero anche che i più filoamericani, i più filoatlanticamente oltranzisti, i più realisti del re li abbiamo in casa. E in casa ci sono i capitalisti, la Confidustria, le logge massoniche, i gruppi di pressione, i neofascisti, la destra democristiana, i liberali, i socialdemocratici e c’è anche una parte del Vaticano, la più reazionaria, che non digerisce i progressi del più grande partito comunista dell’Occidente. Insomma, se dovessi dire la mia, direi che siamo di fronte a un gigantesco complotto che vede interessati italiani e stranieri. Non solo gli USA, ma anche la Germania autoritaria di Schmidt non vede di buon occhio la nostra situazione politica, mentre  ostilità certamente ci sono anche in altri paesi amici dell’Europa (Inghilterra e Francia, per esempio…) e la stessa URSS non è certo molto soddisfatta dell’Eurocomunismo di Berlinguer, Marchais e Carrillo. A proposito, questa strage avviene, fra l’altro, proprio alla vigilia delle elezioni politiche francesi e non porteranno certo bene al PCF e all’insieme della sinistra. Da noi, invece, ci sarà un minitest elettorale amministrativo il 14 maggio… Saremo costretti ad assistere alla prima sconfitta elettorale del PCI dopo il grande balzo in avanti del ’76, con tutta la paura che suscitò nei ceti medio-alti. Eppure, il PCI è da sempre un partito moderato e democratico, e lo è soprattutto quando si trova in situazioni di potere. Togliatti spaventava De Gasperi col suo moderatismo quando, dopo la caduta del fascismo, si trovarono insieme al potere fino al ’47. Eppure questo PCI fa paura e qualcuno vuole ridimensionare questo partito e fare arretrare la classe operaia di almeno trent’anni.

Nel primo pomeriggio sono uscito  e sono andato all’edicola che da anni è, ormai, la mia edicola. C’era gente di ogni ceto che discuteva della strage e del rapimento di Moro. Ho sentito i commenti più disparati.

«Ve lo dico io: secondo me a fare questo sono stati Andreotti, Fanfani e Carter», ha detto con agitata convinzione zi Luigi, il giornalaio.

«Ma che dici!… secondo me, dietro c’è la Russia. Voi non conoscete i russi!…», ha ribattuto don Franco, il farmacista, sempre sicuro di avere la verità a portata di mano.

«Io sono d’accordo con Luigi: sono gli americani e la Democrazia… Sì, proprio il partito di Moro!..», ha replicato a sua volta mastro Ciccio, il ciabattino.

«Io dico che c’è di mezzo anche il Vaticano. Voi li fate così santi quelli lì?..», ha sostenuto il ragioniere Perrone.

«Ma scusate, non potrebbero essere semplicemente terroristi nostrani?… Io li vedo un po’ come i carbonari dell’Ottocento o, se volete, come i partigiani…», ha precisato con sicurezza don Biagio, il cassiere della banca.

«Ma che carbonari dei miei stivali?! Ma stiamo scherzando?!…», ha quasi urlato il giornalaio. «Questi sono dei criminali all’ordine di gente potente. Credete davvero che si possa fare quello che è stato fatto senza che ci siano forti appoggi e grosse complicità?…»

«Io… A me non frega proprio niente di quello che è successo a Moro…Mi dispiace solo per quei poveretti, gente del popolo come noi… che sono morti per pochi soldi al mese come cani… Per quelli mi dispiace… Per Moro… che paghi!.. È venuto anche il loro turno. Dovrebbero prenderne uno al mese», ha infine affermato Giuseppe, detto “Scirocco”, perché ritenuto da tutti lo scemo del paese che, però, era sempre presente in edicola e leggeva gratis i giornali.

«La pena di morte… ci vorrebbe la pena di morte: ecco cosa ci vorrebbe! Così la finirebbero di ammazzare la gente come noi… Tu hai ucciso? E allora fai la stessa fine… Allora sì che le cose cambierebbero!…», ha detto il geometra De Salvo, uno sulla cinquantina, al quale ha fatto subito eco il vecchio maresciallo dei vigili urbani in pensione: «Sì, ci vorrebbe la pena di morte… leggi più severe. Altro che la legge Reale!…».

«A me non frega niente di niente. Li ammazzassero!… Io so soltanto che se la notte non sforno i miei pani non so come guadagnarmi da mangiare… A me, l’importante è che non mi rompono i coglioni, a me, questi brigatisti…», ha affermato Vincenzo, il panettiere, con la sua disarmante logica.

Il giornalaio, che mi conosce da una vita, mi ha chiesto: «E tu… Tu studente marxista, cosa ne pensi?»

«Io…», ho risposto a un certo punto, «io credo che ci sia qualcosa di poco chiaro dietro questo fatto. Un fatto che poteva accadere solo in un paese orribilmente sporco come l’Italia. Un paese dove può accadere di tutto, dove tutto viene dimenticato  e dove i veri colpevoli non pagano mai…».

«Ma stai zitto!», mi ha risposto a voce alta e con tono contrariato il farmacista. «Sono quelli come te che stanno rovinando l’Italia: comunisti, leninisti, castristi, stalinisti, maoisti, brigatisti dei miei coglioni… Siete voi comunisti, insieme alla Russia, che state spargendo il sangue nel paese per permettere al PCI di governare con la scusa dell’emergenza…».

«Non so cosa dirvi», ho replicato brevemente non volendo scendere in polemica con un nostalgico del Duce.

«Per forza, non sai cosa rispondere!… Ma ora», ha aggiunto con soddisfazione malcelata, «la risposta ve la daranno la polizia e i carabinieri…»

«Scusate», non potei fare a meno di dire, «ma cosa c’entriamo noi? Non siamo mica brigatisti noi dell’estrema sinistra!…».

«Se non siete brigatisti», replicò, «siete comunque quelli che li fiancheggiano, quelli che simpatizzano…»

«Io, veramente, li detesto perché ci stanno distruggendo… Domani avremmo dovuto manifestare contro le cose che non vanno e invece già oggi e poi domani e ancora chissà fino a quando… siamo costretti a scendere in piazza per difendere “lo Stato e le sue istituzioni”…».

Detto questo ho salutato e me ne sono andato…

 

Sul paese è calata come una cappa di piombo. C’è un clima che fa paura, un clima “tedesco”, un clima da colpo di Stato. La sensazione è quella del colpo di Stato. Anche i commenti della gente fanno paura e fanno capire il grado di confusione, di smarrimento, di sfiducia nella politica e anche di qualunquismo in cui gli italiani sono stati fatti piombare tra tentativi di golpe filofascisti, stragi nere e rosse che dir si voglia e scandali senza colpevoli e senza puniti. Delitti senza castigo. Ecco perché oggi su una parte dell’opinione pubblica, su tutti quelli che sono poco politicizzati e seguono il buon senso comune, la strage di via Fani e soprattutto il sequestro di Moro sono fatti che non li riguardano da vicino, sono un fatto di potere che riguarda solo loro, solo i potenti e, anzi, dovrebbero prenderne uno al giorno di quelli, così, finalmente, pagherebbero… Partecipazione, dunque, ma anche qualunquismo e indifferenza da assuefazione, con richiesta, da più parti, della pena di morte e di leggi più severe… da Stato autoritario, insomma…

Ma vediamo come ho saputo della strage e del sequestro. Come ho già detto all’inizio, è stato a scuola, quando, finalmente, la campanella è suonata e l’ora di Matematica, finalmente, finita. Qualche minuto  dopo è entrato il prof Desantis. Le sue ore di lezione passano veloci e senza tormenti. Oggi, un giovedì come tanti altri, ci avrebbe dovuto ancora parlare di Manzoni e continuare a spiegare i problemi dell’Italia dopo la sua unificazione, con le tristi riflessioni sulle scorie del passato e gli amari richiami all’attualità.

Questa mattina, però, il prof  Desantis non è stato puntuale come al solito. È arrivato in aula con qualche minuto di ritardo. Non solo io, ma un po’ tutti noi della V B dell’Istituto Tecnico Statale “Pitagora”, sentiamo un grande affetto e abbiamo una grande ammirazione per quell’uomo. Lo rispettiamo per la sua vasta cultura, per la sua sensibilità, per il metodo democratico di insegnamento, per quel modo particolare di fare le sue lezioni, così chiare e semplici ma anche così ricche di argomentazioni, di riferimenti, di citazioni. […] Tutti noi della classe sappiamo che il prof Enzo Desantis – più che trentenne – ha fatto le lotte del Sessantotto e che è uno di quelli che nel comunismo ci credono veramente, in quanto vissuto come una forma di umanesimo che  potrebbe cambiare il mondo. Se la maggior parte di noi (siamo venti) lo abbiamo in simpatia, ad altri risulta, ideologicamente, un po’ meno simpatico. Tutti, però, dico tutti, lo stimiamo e lo ammiriamo perché è anche dotato di grande lucidità e capacità di essere obiettivo nel giudicare persone o fatti sui quali non sempre è facile essere imparziali. Quando non ci riesce al cento per cento, ci dice che quella è la sua versione, la sua “verità” ma che ci possono essere altre “verità”, altre interpretazioni su un fatto o su un personaggio storico o letterario. Insomma, non ci impone mai la sua “verità”. Vuole, semplicemente, che siamo delle menti critiche, anticonformiste, capaci di pensare con la nostra testa. A lui debbo anche il metodo nella lettura degli eventi storici: passato e presente sono ben legati fra loro e di questi tu offri la tua visione epicamente, alla Brecht, avvertendo, però, che vi possono essere diverse interpretazione dei fatti e della realtà.

Il prof Desantis, di solito, quando arriva, ci saluta con un sorriso, si siede, inforca gli occhiali, ecc. ecc. Questa mattina si è seduto, ma non come al solito: sembrava che si fosse seduto per il bisogno di non cadere per terra. Ho notato subito che il suo volto non era il solito: era teso, pallido, con l’espressione di chi appare distratto e dolente per un grande turbamento interiore. Ci ha guardati tutti, spostando la sua faccia tesa ora verso  destra, ora verso il  centro e poi verso sinistra. Con l’angoscia nel cuore, oltre che sul volto, e con tono grave ha detto: «Ragazzi… ascoltate…».

Lo abbiamo guardato tutti incuriositi e con una certa apprensione. Cosa stava per dirci?

«Ragazzi… Ho saputo che… (sembra incredibile, sembra fantapolitica… ma è vero, purtroppo…)… ho saputo che, questa mattina… i terroristi… a Roma, hanno massacrato la scorta dell’on. Aldo Moro e sequestrato il presidente della Democrazia Cristiana… Si dice anche che possa essere stato ucciso o ferito…».

Ha pronunciato queste parole col tono di chi non crede a quello che ha appena detto.

Dai banchi si è cominciato subito a mormorare, ad esclamare, a domandare e a fare commenti.

«Professore, ma sta scherzando?…».

[…]

Dunque, si è arrivati a una situazione da golpe e la situazione in cui ci troviamo catapultati è davvero allucinante, incredibile e surreale. Le immagini della strage sono agghiaccianti. Quei poveri corpi trucidati… una morte orribile per ragioni che non conoscevano né, forse, conosceremo mai neppure noi che siamo vivi e che solo possiamo intuire e immaginare… Quasi tutti padri di famiglia, quasi tutti meridionali e di origini modeste ma oneste. Solo uno di essi pare sia riuscito a reagire con la pistola, ma non si sa se abbia colpito o meno qualcuno del commando superaddestrato. Possibile (e appare incredibile…) che questi uomini non sopettassero la possibilità di un agguato? Tant’è che i mitra non erano a portata di mano, ma dentro i bagagliai delle auto… Tutto è avvenuto in pochissimi minuti. L’imboscata è stata tesa non lontano dall’abitazione del presidente della DC, che si trova in via del Forte Trionfale al numero 79, all’incrocio tra via Fani e via Stresa, nel quartiere di Montemario.

L’on. Moro si sta recando in Parlamento dove, a partire dalle 10,00, l’on. Andreotti presenterà alle Camere il nuovo governo che vede – dopo 30 anni! – il Partito Comunista Italiano far parte di una maggioranza parlamentare che contribuisce a legittimarlo come forza di governo e a far cadere ulteriormente quella pregiudiziale anticomunista che lo ha relegato per tre decenni all’opposizione. Il governo Andreotti è un monocolore democristiano indubbiamente brutto, un rospo che il PCI deve ingoiare in nome della fine di una assurda conventio ad excludendum alla quale la logica di Yalta l’ha condannato. Il discorso di Moro è il più atteso in quanto viene a sancire e ad avallare una linea e un progetto politico. Dopo il dibattito parlamentare sulla fiducia, Moro si recherà presso la facoltà di Scienze Politiche, dove i suoi studenti discuteranno le loro tesi di laurea…

Ma le cose non sono andate secondo le previsioni. In parlamento non c’è stato il trionfo politico di Moro ma una rapidissima votazione di emergenza della fiducia al governo, perché in via Fani c’è stata la strage degli innocenti e il sequestro dell’uomo del compromesso storico… Un “colpo” certamente non improvvisato, minuziosamente preparato ed eseguito da killer di grande esperienza e abilità: superkiller così bravi da non colpire – nello spaventoso volume di fuoco – il leader democristiano. Secondo una prima ricostruzione dei fatti la scena è la seguente: Moro, il fedelissimo maresciallo Leonardi e l’appuntato Ricci, sono nella “130” blu ministeriale mentre altri tre agenti (Iozzino, Rivera e Zizzi) sono sull’“Alfetta” bianca. A precedere le due auto, durante il tragitto, è una “128” Fiat familiare bianca targata Corpo Diplomatico 19707. Nulla di preoccupante. A un certo punto, però, la “128” coglie di sorpresa le auto della scorta effettuando un’improvvisa manovra di retromarcia, urtando, così, contro la “130” che, a sua volta tampona l’“Alfetta”… È l’imboscata! L’azione è fulminea e micidiale: almeno una dozzina di killer, molti dei quali, nascosti dietro la siepe lì vicino e travestiti da avieri, sparano una pioggia di proiettili (quasi 90!) contro la scorta. Pare che uno degli assassini sia stato visto su una grossa moto “Honda”. Tra loro, anche una donna, dai capelli biondi…

La grande “professionalità” e la sorprendente perfezione dell’agguato hanno fatto subito pensare a una mano e a una mente non italiane, ma straniere e, precisamente, tedesche. Del resto c’è il precedente del “caso Schleyer” a opera della RAF, la Rote Armee Fraktion…

La notizia della strage e del sequestro si è diffusa immediatamente e immediata è stata la reazione dei partiti e dei sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale e dichiarato lo stato di allerta. Molte le manifestazioni spontanee nelle strade e nelle piazze d’Italia. Anche se la notizia del rapimento di Moro appare a chi l’ascolta, uno scherzo, purtroppo è ben altro che uno scherzo…

In tanti si sono recati sul luogo della strage, tra i primi, la signora Eleonora Moro che ha pregato per le vittime e anche per il marito, di cui ancora non si sa se sia ferito o meno e dove si trovi…

Il mondo politico italiano e straniero è profondamente scosso dal grave delitto e le reazioni e i commenti sono tantissimi. Le BR hanno rivendicato la paternità dell’attentato dopo poco più di un’ora, esaltando, nelle loro telefonate ai giornali, quello che da qualche anno chiamano «attacco al cuore dello Stato»… Intanto, il primo risultato che ottengono è una capitale e un Paese in stato d’assedio e indagini e perquisizioni a senso unico, cioè contro l’estrema sinistra, sbrigativamente assimilata alle Brigate Rosse… La caccia alle streghe è iniziata e in grande stile: proprio in nome della difesa di quello Stato che i brigatisti dicono di voler colpire al cuore… Lo Stato, invece, c’è e il governo pure. I liberali non l’hanno votato, ma, in compenso, si è preso i voti di Democrazia Nazionale, il partito nato di recente da una scissione dal MSI di Giorgio Almirante… L’ammucchiata – come ama definirla Pannella – c’è e l’opposizione, in verità, è ridotta a ben poca cosa. Ma si sa che sono così i governi di emergenza e di unità nazionale. Del resto, una situazione da quasi colpo di Stato offre realistiche alternative?…

Domani, quando i giornali saranno sul mio tavolo, avrò un quadro più chiaro e più completo di questa terribile giornata destinata, certamente, ad aprire un nuovo capitolo nella storia d’Italia. Solo allora inizierà veramente la mia umile, paziente ma anche un po’ folle impresa che ha come obiettivo ambizioso quello di voler ricostruire la cronaca – giorno dopo giorno – di un evento che sembra destinato a pesare molto nella storia di questo nostro bellissimo ma politicamente sventurato paese…

D’ora in avanti sarà, perciò, impossibile staccarsi dai massmedia. Il loro comportamento sarà fondamentale in questa vicenda. Sono loro – soprattutto la televisione – che influenzano l’opinione pubblica e le fanno assumere questa o quella posizione, la fanno reagire in un modo o in un altro. L’opinione pubblica, diceva Conrad, è uno «strano fenomeno emotivo» e, dunque, a questo «strano fenomeno emotivo» i mezzi di comunicazione di massa possono far assumere la posizione che più fa loro comodo. Il loro ruolo è decisivo perché possono, appunto, indirizzare, pilotare questa “emotività” nella direzione a loro più gradita. Quindi, da oggi in avanti, sarà decisivo tutto quello che diranno alla gente, come presenteranno e riporteranno le notizie, i fatti. Il loro potere di condizionamento è grande, enorme e le coscienze, se non sono ben attrezzate, possono cedere più facilmente al confezionamento delle notizie. Per esempio, negli ultimi due anni, la stampa borghese, quella cosiddetta indipendente non fa che ripetere in maniera martellante che la matrice culturale, ideologica e politica delle BR e delle altre sigle terroristiche sono il comunismo e il leninismo più genuini e che le radici del male vanno ricercate nel Sessantotto: è da lì che si deve partire, perché non vi sono dubbi – la cancrena delle cancrene è il ’68. Il ’68 e il Movimento del ’77 sono opportunamente assimilati alle Brigate Rosse e gli estremisti di sinistra, della Nuova Sinistra, del Movimento non sono che i parenti più stretti dei terroristi. E così vengono demonizzati e criminalizzati, in un solo colpo, perchè, in verità, oltre all’attacco al PCI e al compromesso storico, sono loro le cose che si vuol spazzare via dalla storia e distruggere anche solo come sogno, utopia, illusione e speranza di un mondo diverso da quello in cui viviamo. È vero che anche nella Nuova Sinistra, tra tanti compagni c’è confusione e disorientamento e i brigatisti sono considerati compagni che sbagliano, ma comunque compagni. Invece, occorre avere ben chiaro che chi uccide a freddo un padre di famiglia – giudice, avvocato, giornalista o poliziotto che sia – non è né un compagno né tantomeno un comunista rivoluzionario. È solo un criminale che porta acqua al mulino del nemico di classe. Dirsi compagni e comunisti è facile, esserlo veramente è molto più difficile, proprio come essere veramente cristiani… Le feroci imprese brigatiste non fanno che far arretrare di decenni la classe operaia e non fanno altro che dare il colpo di grazia a un Movimento – quello del ’77 – che stava, pur con qualche difficoltà, continuando nel ’78 e che ora, invece, si vede, improvvisamente, le ali tarpate dall’eccidio di via Fani. Tempi duri, anzi durissimi attendono la Nuova Sinistra e, forse, non siamo che all’inizio della fine di una avventura iniziata dieci anni fa…

Dunque, quello che voglio fare con questo mio diario è raccontare la cronaca di questi giorni, ricostruire i fatti (che domani diventeranno storia) attraverso i giornali, un po’ per fare storia e anche per “immortalare” l’atteggiamento della stampa di fronte a un evento come quello del sequestro di Moro. E così domani ricostruirò le notizie di oggi attraverso i quotidiani che riuscirò ad acquistare, e si vedrà come ognuno di loro informerà gli italiani. Informerà e influenzerà, perché – lo ripeto – l’atteggiamento dei “media”, della carta stampata in un frangente come questo è d’importanza capitale, perché i giornalisti, gli opinion makers potrebbero trasformarsi nei peggiori carabinieri e nei peggiori poliziotti e la gente si commuoverà, si adirerà, penserà in un modo o in un altro anche in base a quello che leggerà sui giornali o vedrà in TV o ascolterà per radio. È solo adesso, e non dopo, che il popolo italiano sarà o meno favorevole a una trattativa per Moro (qualora i terroristi dovessero proporla) in base a come i “media” sapranno orientarlo.

L’insostituibile prof Desantis mi diceva qualche giorno fa che i massmedia sono strumenti formidabili e straordinariamente terribili. Formidabili strumenti di creazione del consenso per il Potere.  Possono usare, manipolare, strumentalizzare i fatti come vogliono e credono. Solo chi è ben “armato” può resistere alle loro menzogne fatte passare per verità. E così da oggi possiamo avere delle “verità” ma domani potremmo conoscerne delle altre che smentiscono le prime… A questo proposito, mi ha detto che dagli studi effettuati è giunto alla conclusione che la Storia si svolge su due piani e che non è mai scritta una volta per tutte. Pertanto, essa va rivisitata in quanto, anche dopo decine di anni o anche secoli, possono venire alla luce nuovi documenti e rivelazioni su un fatto storico che cancella la “verità” a cui eravamo abituati. Il prof sostiene che accanto a una storia ufficiale (quella che poi leggiamo sui testi scolastici…) vi è una storia parallela o sommersa o occulta o sotterranea. Questo significa che, mentre si svolge quella ufficiale, il cui racconto o la cui trama si possono seguire attraverso la stampa o la televisione, parallelamente e a un livello occulto, se ne svolge una appunto parallela, segreta e misteriosa che solo pochi conoscono e che tutti gli altri conosceranno (se pure conosceranno…) solo dopo molto tempo, anche dopo moltissimi anni, quando quei pochi, per vari motivi, decideranno di farla conoscere. Si potrebbe anche conoscere in seguito a un grande sconvolgimento rivoluzionario. Il prof ha fatto l’esempio del famoso “Patto di Londra” del 1915, che era segreto ma che fu poi rivelato da Lenin. Questo concetto di storia parallela mi ha colpito molto e oggi pomeriggio ho pensato che in questi giorni potrebbe capitare agli italiani e al mondo intero di vivere ufficialmente una storia mentre sotterraneamente se ne fa un’altra. E cioè, noi vediamo che a fare la strage e il sequestro sono i brigatisti, avanguardia, si dice, della rivoluzione armata per il comunismo, ma domani, potrebbero rivelarci che a farla furono i servizi segreti o la mafia o tutti e due insieme dietro la sigla di comodo delle Brigate Rosse… Qualcuno, insomma, potrebbe, un giorno, rivelare che mentre noi assistevamo a certi avvenimenti e avevamo una certa versione dei fatti, parallelamente ne avvenivano altri che solo pochi conoscono e che offrono, perciò, una versione diversa di quei fatti, che costringe a una nuova ricostruzione storica… Tutto questo è straordinariamente e terribilmente schifoso perché vuol dire che pochi eletti individui fanno giochi pesanti sulla testa di milioni di uomini ignari di certe nefandezze. E tutto per il raggiungimento di precisi obiettivi…

In merito a questa tesi sulla Storia, il mio prof dice di averla teorizzata molto prima di conoscere il pensiero di Balzac che si legge nelle Illusioni perdute e che è decisamente illuminante e confortante per questa visione. Scrive il grande Balzac: «Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, la storia ad “usum delphini”, e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa»… E, dunque, se le cose stanno così, ha forse ragione mio padre quando dice che la politica è una cosa sporca e di smetterla con certe idee? Ed ha forse ragione anche quando dice che nei partiti, anche in quello comunista, prevalgono l’opportunismo e l’interesse di parte e che è meglio farsi gli affari propri e pensare al proprio avvenire, perché tanto non cambierà nulla? Ad un certo punto i dubbi vengono…

Adesso smetto di scrivere, ho la testa che mi pesa… Sogni la rivoluzione, sogni un mondo migliore per tutti, sogni una palingenesi generale ed ecco che ti trovi davanti le Brigate Rosse che sembrano messe apposta lì per avvelenarti e spezzarti ogni sogno… «Ci hanno avvelenato le sorgenti del sogno, a noi che non avevamo altro che il sogno a consolarci», diceva Dino Campana, il poeta pazzo