Rocca Imperiale-23/08/2017: L’INVIDIA: BRUTTA BESTIA

L’INVIDIA: BRUTTA BESTIA

 

Invidia: sentimento di rancore e di astio per la fortuna, la felicità o le qualità altrui, spesso unito al desiderio che tutto ciò si trasformi in male” ( dal Vocabolario della Lingua Italiana Zingarelli).

Ci è sembrato utile andare a rintracciare su una fonte autorevole, quale è un dizionario, la precisa definizione di una parola che da un po’ di tempo, anzi, da un po’ di anni, ci ronza nella testa.

Invidia…. Molte volte ci siamo interrogati su tutte quelle vicende che impediscono uno sviluppo completo e concreto nei vari settori sociali e tutte le volte che abbiamo cercato di darci una spiegazione di determinate situazioni ci siamo trovati a considerare come una possibile causa l’invidia.

L’invidia di certe persone meschine che, frustrate ed incapaci di ottenere un qualsiasi risultato degno di nota nei vari campi, criticano senza avere la necessaria credibilità per farlo e giudicano senza il dovuto rispetto, che si guadagna con i fatti e con i risultati, non con le chiacchiere.

L’invidia di coloro che prima non studiano, non si impegnano nei vari settori di competenza e poi ti scaricano addosso tonnellate di spazzatura per cercare di emergere dal nulla della loro mancanza di professionalità.

E vi è di più: l’invidioso, molto spesso, non si accontenta di macerarsi nel suo torbido, ma cerca di aggrapparsi al meritevole per tirarlo giù con sé, come ci conferma l’autorevole Zingarelli.

L’invidioso, di solito, si procura anche gli effetti collaterali della invidia: la vigliaccheria e l’ignoranza. La prima perché, non avendo egli vere e solide basi su cui far poggiare le proprie accuse, è costretto a vivere nell’ombra aspettando un passo falso del suo obiettivo, per poterlo infrangere con gli interessi.

La seconda perché, passando la vita a desiderare il male dell’altro, perde il tempo che gli sarebbe più utile per studiare di più e capire così perché l’altro fa meglio.

A volte sarebbe più onorevole e fruttuoso che ne ammettesse la superiorità e lo seguisse.

Ma ciò per l’invidioso non esiste, anzi si esalta, o cerca di farlo, per qualità che non possiede, proprio per dimostrare, inutilmente, una fittizia superiorità, ma evidentemente non ha mai letto A.Byrd quando dice: “ Un uomo comincia ad essere saggio se riconosce di non essere indispensabile”.

Molti, invece, sembrano incapaci di vivere senza questa “virtù” che Teresa D’Avila considerava “ un male che indebolisce la ragione”.

La giusta difesa della nostra persona, delle nostre idee, delle nostre opere non deve essere confusa con l’arroganza: “E’ meglio subìre un torto che farlo e talvolta è meglio essere ingannati che diffidare” (Samuel Johnson).

Ilo discorso sull’invidia crediamo possa far riflettere non soltanto noi, ma tante altre persone.

Fortunatamente, l’invidia è un vizio stolto, perché non arreca alcun profitto: è come uno sputo lanciato verso l’alto che ricade sempre impietosamente sulla faccia del suo autore.

Ed allora, facciamo tutti in modo che la nostra non sia più la patria di quelle pestifere consorterie che non vendono al di là del proprio naso e che, perseveranti nella loro presunzione e superbi nel non volersi abbassare a riconoscere le capacità ed i meriti altrui, sprecano sforzi e sudore a distruggere quel poco che si è costruito di buono.

Ed a trascinare, senza però riuscirci, tutti nel fango.

RAFFAELE BURGO