Trebisacce-02/01/2018: Sanità: La barca affonda

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SIBARITIDE Rischiano di andare alla calende greche, o addirittura di saltare, la costruzione dell’Ospedale Nuovo della Sibaritide e l’agognata riapertura dell’Ospedale di Trebisacce? Non che l’ipotesi dell’apertura dei cantieri per l’ospedale nuovo e della riapertura del “Chidichimo”, spesso offerta alla piazza in occasione delle varie competizioni elettorali, abbia mai convinto qualcuno, ma il chek-in effettuato ai conti della sanità calabrese degli ultimi sei mesi dal Ministero della Salute, che ha evidenziato un autentico disastro finanziario, finisce per scoraggiare anche gli ottimisti più incalliti. I conti della sanità calabrese sono infatti fuori controllo: il Tavolo Ministeriale Adduce-Urbani ha bocciato senza mezzi termini i conti; la barca della sanità calabrese è sul punto di affondare e, nell’antica Calabria-Citra, i LEA segnano il passo e la medicina ospedaliera è sull’orlo del collasso perché rischia (di nuovo) il blocco del turnover. E tutto questo, purtroppo, avviene mentre i manager vengono premiati e portano a casa… ricchi premi e cotillon. Come si fa, infatti, a immaginare la costruzione e l’avvio di un nuovo presidio sanitario con 450 posti-letto e la rianimazione di un ospedale morto e sepolto ormai da 7/8 anni senza avere la disponibilità delle risorse da investire e senza poter fare i concorsi per l’assunzione del personale indispensabile per far funzionare l’esistente e per poter avviare le nuove attività sanitarie? I numeri venuti fuori al “Tavolo Adduce-Urbani” sono spietati: in meno di sei mesi tutto il lavoro fatto dal Commissario Scura per rimettere in ordine i conti della sanità è andato in malora. La spesa sanitaria è tornata fuori controllo: per il 2017 il disavanzo è lievitato dai 105 ai 153 milioni di euro. «Ma come avete fatto?». Pare abbia chiesto Andrea Urbani al Commissario Scura e ai dirigenti del Dipartimento-Salute della Regione. Nessuno è stato in grado di fornire spiegazioni ma nel contempo tutti sanno di spese non autorizzate, di costi lievitati, di assunzioni in libertà, fino alla fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso: i direttori generali, coimputati nello sfascio che, autorizzati dalla Regione Calabria (!!), prima di Natale si sono staccati un assegno “a me medesimo” col quale hanno aggiunto altri 30mila euro ai già lauti compensi riconosciuti loro e disancorati da qualsivoglia obiettivo manageriale. Per non parlare dell’inerzia del Diggì dell’Asp di Cosenza che, ormai impegnato solo nell’aumentare la produzione del poltronificio, pensa a inventarsi strani concorsi (tra cui l’ultimo sui Direttori dei Distretti) per mettere e dimora amici e amici degli amici politici. Nel frattempo la spietatezza di questi numeri si annuncia devastante per i calabresi. Il blocco del turnover in casi del genere scatta in modo quasi automatico, così come l’aumento dei ticket per i farmaci e per le prestazioni sanitarie. E’ chiaro che le maggiori responsabilità sono in capo al Commissario Massimo Scura, ma anche il Dipartimento Salute e la stessa Presidenza di una Regione nella quale il Governatore detiene la Delega alla Sanità, non sono esenti da colpe in quanto hanno determinato lo sforamento dei bilanci, con in più l’aggiunta della strenna natalizia ai Diggì che hanno così aumentato le proprie indennità. Insomma, tra lotte intestine, strutture sanitarie che arrancano, nuovi ospedali che non riescono ad essere cantierizzati, ospedali chiusi che in spregio alla Magistratura Ordinaria non riescono ad aprire i battenti, tra polemiche e denunce, rapporti pubblico/privato in regime di comparaggio e livelli di assistenza assolutamente inconciliabili con la spesa erogata, la sanità calabrese è in caduta libera e l’uscita dal tunnel si allontana sempre di più.

Pino La Rocca