Trebisacce-10/05/2018: OMAGGIO A MICHELE LOFRANO (di Salvatore La Moglie)

Michele Lofrano
Salvatore La Moglie

OMAGGIO A MICHELE LOFRANO

Ricordare una personalità di un certo rilievo del panorama culturale di una comunità costituisce sempre un momento di riflessione, un andare all’indietro e rivivere certe situazioni o anche occasioni della vita. Certo il rischio è di cadere nella retorica e questo è proprio quello che occorre evitare, anche perché credo che il compianto Michele Lofrano non vorrebbe discorsi retorici.  Io non ho avuto la fortuna di conoscere quest’uomo  ma, attraverso la lettura dei suoi scritti, certamente mi sono fatto un’idea della persona che, oltre ad essere amante della cultura e della letteratura in special modo, è stata una persona onesta, leale, retta, giusta e, insomma, sempre guidata da grandi ideali e da grandi valori che, nelle nostre odierne società globalizzate, appaiono sempre più obsoleti e sempre più in declino. Un po’ di tempo fa ho avuto modo si leggere il consistente e gradevole volume dell’autodidatta Michele Lofrano, nel quale è possibile  trovare tanti pensieri e tanti ricordi sottoforma di bozzetti e quadretti letterari, piccoli pezzi di vita, aneddoti, ricordi, riflessioni e pensieri vari che trasudano grande umanità e grandezza di pensiero. Si tratta di un’opera che merita, senza dubbio alcuno, gli onori della pubblicazione. Pubblicazione che, credo, avverrà quanto prima, grazie all’impegno profuso dal figlio Franco.  Da troppo tempo l’Autore lo aveva, quasi con pudore, tenuto nel cassetto  ma adesso è giunto finalmente il momento di vedere la luce nella forma che si merita, e cioè quella del libro. I testi poetici, come del resto quelli in prosa, presenti nel volume sono scritti in maniera semplice, con stile e linguaggio antiletterario  e antiaccademico ma sempre ricchi di significati e di parole che non possono non emozionare e trasmettere valori alti e nobili a chi li legge.  Essi sono scritti in lingua ufficiale ma anche nel dialetto albidonese e/o trebisaccese e anche in un misto di lingua e di dialetto laddove il testo lo richiede. I temi e i motivi sono tanti: la vita e la morte, l’amore, la pace, la guerra, il tempo che scorre inesorabile, l’attaccamento alla vita, l’amore per la natura e per la sua bellezza, la solitudine, l’illusione della felicità che si vede sempre più inconsistente, l’irripetibilità dell’esistenza di ciascuno di noi e la voglia di vivere la vita nella sua pienezza. Recitano alcuni versi: Vi dico a tutti/ vogliamoci bene/ che la vita una sola volta viene./ La nostra vita è/ una ricchezza infinita…). Tra le riflessioni che colpiscono ce n’è una sul periodo della Seconda Guerra Mondiale durante il quale il giovane poeta teme che per quelli della sua classe, della sua età possa essere la fine con la morte violenta nell’assurdità della guerra e, così, il diciottenne Lofrano scrive, insieme al suocero, una canzone in cui il tema della precarietà e della caducità della vita sembra esplodere quasi in versi disperati che sono, implicitamente, un inno alla vita e un urlo contro la follia e l’idiozia della guerra e del gioco al massacro che gli uomini spesso fanno per più di una ragione: Poveri noi del 24, a 18 anni andare a combattere, poveri noi ragazzini, chissà se abbiamo fortuna di ritornare al nostro paesino… Per restare ancora in tema, tra le tante poesie colpisce, per es., quella in cui il tema è la pace contrapposta, appunto, all’assurdità e alla stupidità della guerra. Ne La pace nel mondo, infatti, si legge: La pace è tanto bella/ che fa brillare/ la luna, il sole e le stelle./ Fa brillare il mondo intero,/ come è bella da vedere… Un altro testo poetico che colpisce è quello intitolato Il girandolone di Trebisacce in cui si parla dell’inutile ricerca della felicità su questa terra: Ho girato il mondo/ per trovare la felicità/ più profonda:/ in oriente, in occidente/ in tutti i continenti,/ ma ho girato inutilmente… O ancora quella dedicata alla Solitudine: Solitudine amara,/ mi fai solo piangere e sospirare,/ non sai che ferire,/ mi costringi a morire,/ in mezzo a tanta gente…  E resta nella mente pure quella ispirata al mistero della luna nell’universo (La luna), in cui il poeta dice che la vita è una passione, una grande passione che ci spinge a sognare e a cercare sempre più di scoprire le profondità e il grande mistero della vita e di questo nostro strano mondo in cui, direbbe il filosofo Heidegger, siamo, misteriosamente, gettati: La vita  è una passione./ Sogno di volare sulla luna…/ Vorrei andare ancora più profondo/ per scoprire questo strano strano mondo… Insomma, quella di Michele Lofrano è un’opera varia e ricca, ricca soprattutto di insegnamenti e di esempi di rara eticità di cui le nuove generazioni dovrebbero cibarsi per irrobustire la loro vita morale e intellettuale così messa a dura prova dall’insidioso mondo di internet e dei social network. Un’opera, insomma, da leggere attentamente e su cui attentamente meditare, anche perché vuol essere il lascito altamente umano e altamente etico di un uomo appartenente alla tradizione ma con lo sguardo rivolto, con angoscia, al futuro; il lascito di un uomo appartenente a una generazione ormai sorpassata dai magnifici  tempi postmoderni in cui viviamo per consegnarlo alle generazioni di oggi e di domani che appaiono così distanti da certi valori e da certi ideali di un tempo che è stato e che forse non tornerà mai più. Però con una segreta  speranza: che un giorno possano farne tesoro.

Grazie!

Salvatore La Moglie