Trebisacce-29/09/2018:Caso Liceo Replica del Prof. Brandi Cordasco Salmena di San Quirico per conto della Preside Maria Rosaria D’Alfonso

Giovanni Brandi Cordasco Salmena
Trebisacce: caso Liceo Replica del Prof. Brandi Cordasco Salmena di San Quirico per conto della Preside Maria Rosaria D’Alfonso.
Chi sceglie un Liceo d’eccellenza “deve” studiare, anziché pensare al trasferimento del Dirigente Dura presa di posizione del Prof. Avv. Giovanni Brandi Cordasco Salmena di San Quirico sugli articoli di stampa pubblicati in questi giorni sul caso dei Licei di Trebisacce, fomentato da una lettera di alcuni studenti inizialmente rivolta al precedente reggente dei plessi trebisaccesi, Prof.ssa Laura Gioia, e successivamente alla Preside attuale, Prof.ssa Maria Rosaria D’Alfonso, nonché ancora più di recente, non si capisce a quale titolo, al Sindaco stesso, Avv. Franco Mundo, che secondo una certa opinione ne starebbe facendo una bandiera semplicemente elettorale. In seguito all’ennesimo articolo pubblicato pedissequamente sul nostro quotidiano, il Professore ha deciso di rompere il silenzio stampa con il quale ha ritenuto finora di reagire alle fin troppo illecite ingerenze, endogene ed esogene allo stesso istituto, che la sua assistita sta subendo a più titoli e da più parti, per dire finalmente quella che è la realtà dei fatti. Ciò con non poco rammarico, palesandosi comunque una sconfitta per tutti, portare una dialettica squisitamente scolastica in un contesto che non le è proprio: la politica e le sue varie strumentalizzazioni, anche giornalistiche. Il caso muove da una lettera che solamente a fine anno, dopo la comunicazione degli scrutini, alcuni studenti (sono circa otto quelli che hanno chiesto di trasferirsi in altro istituto; una di queste richieste era stata già avanzata nel precedente anno scolastico per motivi che non si riferiscono alla fattispecie; un’altra è stata avanzata da uno studente che vuole perseguire a Cosenza la carriera calcistica), hanno rivolto alla Prof.ssa Laura Gioia, allora reggente dell’Istituto, lamentando una certa severità di alcuni docenti, di cui tuttavia confermavano la validità didattica, il rilievo dei programmi e dei progetti, la serietà dell’impegno nell’insegnamento. Studenti peraltro promossi senza alcun debito anche all’esito di esperienze formative prestigiose maturate tra le altre sedi presso la Dante Alighieri di Salerno. Rispetto a tale richieste, confortate purtroppo diseducativamente da qualche docente di non lunga carriera, se non addirittura di fresca nomina e, quindi, forse per questo “più compatibile con talune categorie di studenti”, veniva considerata dal reggente Gioia l’opportunità di spostare alcuni docenti ad altre classi, pubblicando, in piena estate, una determina successivamente annullata. Una tale titubanza, nel prendere le redini di determinate situazioni, rispetto alle pressioni di pochi studenti di poca volontà, non è stata considerata degna di una scuola d’eccellenza da parte della Preside D’Alfonso, la quale ha voluto indagare il caso fino in fondo non appena ha preso possesso della sede. Durante l’esame dei fatti, interpellati più e più volte gli studenti con i propri genitori, nulla hanno saputo obiettare oggettivamente ai docenti dei quali si lamentano, se non il fatto che debbano seriamente studiare per raggiungere voti che rispecchino il grado di maturità e di formazione. La Preside D’Alfonso ha potuto constatare come dietro il caso muovano dinamiche ancestrali in danno di taluni docenti del liceo, che in più occasioni hanno dovuto difendere, anche in tribunale, le proprie prerogative e i propri diritti, a causa della loro professionalità (riconosciuta persino con lauree honoris causa), soffrendo di un mobbing costante esacerbato da miserrimi agguati di dozzina perpetrati sulla scorta di una logica defaticatoria che si rapporta ad una desueta e ormai logora gestione dell’istituto da parte di soggetti sempre identici ed alle ormai troppo famose raccolte di firma di taluni studenti non certo eccellenti, di cui i giudici hanno dovuto conoscere con sentenze inequivocabili di piena vittoria. Ormai è ben chiaro che la logica emotivamente ricattatoria delle firme non spiega più alcun rilievo; anzi “deve” risultare chiaro, questo sì, che chi si iscrive ad un liceo ha l’obbligo di studiare seriamente. Ma vi è ancora di più. Le istanze lamentate dai sottoscrittori la famosa lista non sono aliene da certe insopportabili manifestazioni di intolleranza e di prepotenza; pur di raggiungere uno scopo organizzato nei minimi dettagli, esse non cessano di rasentare atti che per certi versi potrebbero qualificarsi di bullismo e di razzismo: comunque la si voglia pensare, vero è che i numerosi studenti (connazionali e non italofoni) i quali non hanno voluto aderire all’infamante libello di proscrizione, nonostante un pressante incoraggiamento, sono stati sottoposti ad ingiustificati attacchi: ingiurie irripetibili e ripercussioni di vario genere, tutti rassegnati alla prudenza della stessa Preside D’Alfonso e prima ancora a quella di chi l’ha preceduta con dovizia di prove attenzionate anche in altre sedi rispetto a quella scolastica. È quindi per la totalità di studenti (che lo sparuto numero di capricciosi contestatori non sposta di una virgola i termini del discorso) che i docenti contestati “devono” rimanere più forti di prima, e lo fanno al loro posto, addirittura con nuovi ruoli, fiduciosi nella autorevolezza e nella credibilità di un impegno che non “deve” cedere a ricatto. In definitiva tutto il caso, se di caso vogliamo ancora parlare e non di capricci di pochi adolescenti forse confortati per motivi diversi, anche se facilmente intuibili, da taluni docenti probabilmente troppo indulgenti nel mettere voti alti, si riduce ad una legittima determina di assegnazione dei docenti dei licei di Trebisacce alle classi che la Preside D’Alfonso ha adottato nei suoi pieni poteri a settembre con la legittima presa di possesso dell’Istituto; ciò dopo avere opportunamente e correttamente ascoltato tutti gli organi che vi sono preposti, più e più volte, i quali hanno potuto in lungo e in largo, in collegi e consigli fiume, esprimere il proprio parere. Che tanto basta ed avanza; come è notorio, l’apporto degli organi collegiali, per questo verso, si riduce in base alle leggi sulla buona scuola, ma in realtà anche precedentemente ad esse, ad un mero parere consultivo, spettante invece solo al capo d’istituto la discrezionalità di decidere come assegnare e se assegnare i docenti alle classi. Lasciamo ai contadini la rotazione delle colture che fu cavallo di battaglia dei Gracchi che però non portò loro fortuna ed ai docenti quella delle culture; che ruotano sì, ma attorno a ben altri presupposti. Ben sa il sindaco, quale celebre avvocato, che ogni interferenza contraria in questo iter argomentativo si consuma in atti del tutto privi di sostanza giuridica ma anche politicamente non corretti in quanto abbracciano istanze di pochi facinorosi rispetto a quello che egli stesso definisce la scuola che vuole difendere. In conclusione, è facile accorgersi di come lo status quo ante cui fa riferimento l’articolo de quo si consumi in una determina adottata in pieno periodo estivo da un reggente dell’Istituto pronto a trasferirsi in altra sede, il quale peraltro anche con atti formali, ha giustamente rimesso al successore la volontà e la responsabilità morale e giuridica di farla propria o di modificarla in radice. Ciò anche considerando che in costanza di un organico non ancora neanche parzialmente perfetto, assodato che nel periodo estivo non si conosce il cosiddetto organico di fatto, la stessa non avrebbe potuto tenere conto delle motivazioni dei ben dieci docenti, che solo a settembre, come sovente avviene, sono stati immessi in ruolo per l’anno in corso. Hanno fatto male i conti i pochi adolescenti capricciosi, che sulla base di una ormai sempre più abusata richiesta di firme, più o meno confortata dalle premure di qualche genitore e dalle simpatie o antipatie acerrime di qualche giovane e/o vecchio docente verso taluni colleghi, pensavano di facilitarsi il percorso scolastico. Certe fisiologiche ansie sono state da sempre e rimangono la costante di ogni momento evolutivo dello studente, a qualsiasi livello si tratti (dalle materne all’Università), quale maturità da raggiungere in fieri proprio con il superamento emotivo di certi limiti. Di certe ansie fisiologiche non è morto mai nessuno! Di ciò la Preside D’Alfonso ha detto agli studenti, ai genitori, ai suoi organi collegiali ed al sindaco stesso, con cui ha più volte interloquito, e la lezione è stata ben compresa se solo pochi alunni hanno deciso di rivolgersi ad altro indirizzo scolastico. La stessa, dopo lungo colloquio con il consigliere del Ministro della Pubblica Istruzione, nonché con i provveditorati agli studi provinciali e regionali competenti, si è riservata già in quelle sedi ogni azione di legge che le spetta, nonché ha rivolto al Prefetto di Cosenza apposita interrogazione onde verificare se certe ingerenze politiche nella gestione della sua scuola siano effettivamente legittime ed opportune.