Trebisacce-29/10/2018: Gli studenti del Liceo fanno chiarezza!

Gentile dott. Lofrano, 

noi alunni del Liceo “G.Galilei” di Trebisacce abbiamo deciso di scriverle questa lettera, con la speranza che venga pubblicata integralmente sul suo sito, in risposta a un articolo pubblicato sul suo blog in data 27/10/2018 intitolato: “Riprendono serenamente e con profitto le attività dei Licei di Trebisacce”. Non avendo compreso chi sia l’autore dell’articolo, poiché non è stato firmato, le indirizziamo il nostro punto di vista circa alcuni punti di quanto espresso nell’articolo, che riteniamo a dir poco opinabili. 

Il titolo stesso riporta: “Riprendono serenamente e con profitto le attività dei Licei”. Ci risulta difficile considerare serene e proficue le attività svolte in una scuola in cui, su circa 600 studenti, solo una trentina sono presenti. Si vuole forse far credere che tutto sia tornato alla normalità? Purtroppo non è così. 

Continuando a leggere, l’autore parla di “pericolosi tafferugli” riferendosi alle manifestazioni dei giorni scorsi. Stando al vocabolario della Treccani, tafferuglio significa “confusione, scompiglio vivace e rumoroso, di gente che rissa”. Non ci risulta che ci siano stati scontri tra i manifestanti, pertanto parlare di risse e “responsabilità a carico di ignoti studenti” sembra ai nostri occhi privo di senso. L’altro significato, arcaico e ormai in disuso, è “baldoria”, ovvero “riunione festosa e rumorosa”; anche questo ci sembra improbabile. 

Pare inoltre che “nessuno abbia saputo spiegare le ragioni della protesta al Comandante dei Carabinieri”. Se questo aspetto non è stato già chiarito abbastanza, lo ribadiamo oggi: abbiamo voluto dare un segnale forte circa la nostra volontà di avere risposte in tempi brevi, perché la situazione è ormai esplosa e non possiamo accettare che, in attesa di una decisione definitiva, la docente di cui tanto si è parlato in questo mese e la dirigente tornino ad avere rapporti lavorativi con gli studenti come se nulla fosse successo. La nostra dirigente, come pubblicato in un articolo sul suo blog del 14/10/2018 intitolato: “Caso Liceo. Il preside D’Alfonso sollecita l’urgentissimo intervento del prefetto”, ha dichiarato di aver firmato la sospensione della docente solo perché “pressata” dal sindaco (e, ci permettiamo di aggiungere, da una delegazione di studenti che aveva ricevuto poche ore prima) e di averla stracciata la sera stessa, relegandola a un “monstrum giuridico”. Al di là della possibilità di stracciare un documento regolarmente protocollato (a differenza di quanto scritto nel già citato articolo), sulla quale non siamo in grado di esprimerci, consideriamo il comportamento della dirigente una presa in giro nei nostri confronti, e la sospensione della docente da parte sua un contentino provvisorio che aveva intenzione di stracciare una volta sciolta la manifestazione. Anche per questo sabato siamo tornati davanti al cancello. 

Sembra che ci sia stato il “tentativo di impedire l’ingresso agli altri alunni”. Come si spiega, allora, il fatto che una trentina di persone fossero presenti? Ciascuno è stato libero di comportarsi secondo coscienza; se la stragrande maggioranza degli studenti ha preferito restare a casa o nel cortile della scuola non è certo perché qualcuno gli abbia impedito di entrare, ma perché tutti sentono il peso di questa situazione. 

Secondo l’autore dell’articolo la preside starebbe “subendo” questa “vicenda del tutto kafkiana” a causa della sua “ostinazione nel difendere talune sue allieve vittime di inqualificabili gesti di bullismo e di razzismo”. Credo che qualunque soggetto ben informato sappia bene che non è certo la difesa di alcune ragazze insultate in un gruppo privato di un noto social il motivo per cui noi studenti stiamo protestando. Al contrario, esprimiamo solidarietà nei confronti delle ragazze citate nell’articolo, in nome del principio – in cui crediamo fortemente, al di là di qualche mosca bianca e contrariamente a quanto spesso si vuole far credere – secondo cui ciascuno è libero, nei limiti della legge, di decidere autonomamente di se stesso e delle proprie azioni; ripudiamo, pertanto, le frasi discriminatorie emerse dagli atti pubblicati sul suo blog, ma ribadiamo che non è questo il motivo della contestazione. Affermare il contrario – come è stato inequivocabilmente fatto tramite la frase sopracitata – ci sembra un tentativo di strumentalizzare una vicenda legata solo marginalmente alla ontestazione per far apparire la protesta ai meno informati come uno scontro tra una dirigente paladina dei deboli e degli oppressi e un corpo studentesco costituito da “un manipolo di bulli e liquame”, quando in realtà non è così. 

Stando alle parole dell’articolo, la vicenda non sarebbe altro che una ferita per l’istituto, provocata da “interessi ed agguati di dozzina cui forse è stata tributata fin troppa considerazione”. Anche secondo noi sarebbe stato meglio se la vicenda non avesse ottenuto tutto questo clamore mediatico, che di certo non giova al buon nome del nostro istituto. Di certo non è solo ed esclusivamente agli articoli pubblicati circa l’argomento sul suo blog che si può attribuire questo massiccio interessamento dei media, e sicuramente quest’ultimo articolo è stato solo la ciliegina sulla torta; ci sembra però un dato di fatto che gli autori di articoli come quello a cui stiamo rispondendo abbiano contribuito ad accrescere la tensione tra le parti tramite l’uso di parole forti e a nostro parere non sempre giustificabili. I giornali hanno fatto altrettanto, usando espressioni e narrando vicende non sempre suffragate da prove oggettive e incontrovertibili; ma le difese dei soggetti interessati, ospitate sul suo blog, nello smentire le accuse hanno usato lo stesso tono aggressivo e la stessa violenza verbale di cui loro stessi avevano accusato i media. Nulla possiamo legittimamente obiettare a questo, poiché ciascuno è libero di esprimersi come meglio crede (anche se ridurre la vicenda a un “piano ordito da un diabolico manipolo di bulli”, come scritto in un articolo pubblicato il 10/10/2018 e firmato dall’avvocato Giovanni Brandi Cordasco Salmena, ci sembra offensivo, oltre che quanto meno opinabile); ci sentiamo, però, in dovere di criticare questa condotta polemica che ha inasprito gli animi di noi studenti, stanchi dell’enfasi retorica e del gioco al massacro che caratterizzano i discorsi degli accusati almeno quanto quelli degli accusatori, se non di più. 

Ci teniamo, infine, a precisare che questa lettera aperta non è stata scritta dalle “superate cariatidi” alle quali è stato fatto riferimento nell’articolo in oggetto, ma da noi studenti, desiderosi di ristabilire, per quanto possibile in questo mondo, la realtà dei fatti. Non pretendiamo che l’autore ci dia ragione, perché ciascuno è libero di esprimere le proprie opinioni, e se questi crede che il caos in cui imperversa il Liceo sia solo il frutto di “qualche residuale iniziativa di pochi studenti strumentalizzati dagli interessi di troppi adulti” e che sotto non vi sia alcun motivo concreto non possiamo che prendere atto del suo pensiero. Riteniamo però che sia doveroso, per chiunque voglia fare informazione, attenersi scrupolosamente ai fatti. Giusto schierarsi, ma stando attenti a non tradire i lettori modificando inconsapevolmente – o, peggio ancora, manipolando consapevolmente – la realtà. 

                                                                                            Il Corpo studentesco