Trebisacce-08/11/2019:  NELL’ALTO JONIO “ TENTAZIONI “ DI DISTACCARSI DALLA CALABRIA?

Raffaele Burgo

       NELL’ALTO JONIO “ TENTAZIONI “ DI DISTACCARSI DALLA CALABRIA?

 

 Le definizioni “storiche” dell’Alto Jonio sono sempre state quelle di “ terra di nessuno”, “ Cenerentola”, “periferia della periferia della Calabria”, “area del drammatico dissesto idrogeologico”.

 

Le comunità locali, di tanto in tanto, hanno avuto qualche sussulto, hanno denunciato l’assenza delle istituzioni centrali nei confronti del comprensorio ma, poi, tutto è rimasto come prima, peggio di prima. Si è messa solo qualche “pezza”.

 

Perché? Protervia politica del potere centrale? Acquiescenza delle comunità e delle istituzioni locali? Forse l’una  e l’altra cosa assieme.

 

I nostri vicini della Basilicata hanno ritrovato quello scatto di dignità e campanilismo che da noi mancano ormai da anni.

 

C’è chi ricorda la “storia” dell’aeroporto di Sibari che rimane sulla carta, mentre  Pisticci, a pochi chilometri dalla Sibaritide, si e’ lavorato spediti. E che dire della nuova Provincia di Sibari che rimane nel “cassetto dei sogni”?

 

I bambini disabili dell’Alto Jonio trovano assistenza nella confinante Nova Siri perché da noi mancano le adeguate strutture. Non pochi cittadini si ricoverano all’Ospedale di Policoro. E, non ridete, anche per ricevimenti, in occasione di matrimoni, spesso, si festeggia oltre… Rocca Imperiale.

 

Allora, se l’Alto Jonio ha una sua collocazione con connessione territoriale con la Basilicata, perché rimanere in una Regione che si è sempre dimostrata quasi “estranea” ai bisogni del nostro comprensorio?

 

E così, di tanto in tanto, si leva qualche “voce” che vorrebbe dire addio alla Calabria.

 

Sono “tentazioni” disperate di gente stanca di un abbandono atavico.

 

La Regione Calabria per l’Alto Jonio è “Polifemo” con un solo occhio che guarda sempre altrove. Tanto vale abbandonarla.

 

Ma davvero tutti i Comuni sarebbero favorevoli? E non si correrebbe il rischio di rimanere sempre “terra di nessuno”, “periferia della periferia” della… Basilicata? E, poi, davvero si perderebbe la “calabresità”, si reciderebbero le proprie radici storiche e culturali per diventare più virtuosi, più decisi, capaci di far sentire con forza la propria voce per ottenere quello che la Regione Calabria, fino ad oggi, non ha dato? Interrogativi che, forse, nemmeno Nostradamus  saprebbe dare risposte.

 

Ma se non è ipotizzabile  una “rivoluzione” di portata storica, si è allora destinati a rimanere sempre “sudditi”? No! A patto che le comunità, le istituzioni locali sappiano rifiutare l’assistenzialismo, sappiano reclamare con ogni mezzo democratico politiche concrete per il comprensorio.

 

Basta con gli inchini ai potenti di turno, non più umilianti salamelecchi.

Bisogna mettere in campo ogni iniziativa capace di determinare nuovi rapporti tra il potere centrale e le nostre realtà. E’ necessario dare del “tu” alle autorità vanitose che ostentano un potere sterile; non più deferenza passiva e sottostima di se stessi. No ai comportamenti omissivi, spazio alla critica severa e propositiva.

 

Bisogna smetterla di tirare la carretta per procurare voti a quanti sono sicuri che “passata la festa, gabbato il Santo”.

 

Quando è necessario bisogna essere “politicamente scorretti” con quanti credono di farla sempre franca solo perché stanno nella “stanza dei bottoni” interessati a conservare a lungo le proprie sedie ed i propri privilegi.

 

L’Alto Jonio, malgrado tutto, è ancora terra di Calabria, ma non può continuare ad essere considerato solo un “serbatoio” di voti per i “professionisti della politica” che, spesso, si rivelano “mezze cartucce” di nessuna utilità sociale.

 

Come non soffermarci sulla ormai annosa e spinosa questione della chiusura dell’Ospedale di Trebisacce? Quale altro Comune italiano non avrebbe messo in atto una vera e propria rivoluzione sociale per far valere i propri diritti? Soprattutto i diritti di tantissimi nostri concittadini, costretti a recarsi altrove, molto spesso anche molto distanti, per farsi curare anche patologie di non grave entità?

 

E, puntualmente, vengono ad illuderci con le solite promesse mai mantenute di un interessamento che resta soltanto semplice chiacchiera, soprattutto in prossimità di competizioni elettorali.

 

Allora, sommessamente ci verrebbe da “consigliare” qualcosa ai nostri Sindaci dell’Alto Jonio: invece di limitarsi ai soliti Convegni che non interessano nessuno, invece di limitarsi ad affiggere manifesti che mai nessuno leggerà e che a nessuno mai interesserà, perché non fare un atto di coraggio e di responsabilità, andando tutti a rimettere nelle mani del Prefetto la propria fascia di primo cittadino? E perché non sollecitare tutti i cittadini dell’Alto Jonio, dopo essersi dimessi in blocco, a consegnare tutte le tessere elettorali?

Perché, sempre con atto di coraggio, Enti pubblici, scuole, attività commerciali non decidono di interrompere a tempo indeterminato le proprie attività? Chissà…… forse si deciderebbero a trattarci da esseri umani e non da bancomat del voto.

 

La Regione Calabria non deve continuare a considerare l’Alto Jonio una inutile… appendice.

 

Si vorrebbe allora davvero indurre in … tentazione i suoi cittadini.

 

RAFFAELE BURGO